Alfa Romeo GTV Bi-motore: più tuning di così…

Francesco Giorgi
12 Marzo 2011
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Alfa Romeo GTV Bi-motore: più tuning di così...

Una Alfa Romeo GTV degli anni ’90 con due motori (3.0 V6 e 3.2 V6), due cambi, e 487 CV totali. Prestazioni? Raggiunge i 290 km/h.

Trends: Tuning Auto

Una Alfa Romeo GTV degli anni ’90 con due motori (3.0 V6 e 3.2 V6), due cambi, e 487 CV totali. Prestazioni? Raggiunge i 290 km/h.

Domanda vecchia quanto… l’automobile: l’elaborazione migliore è di forma o di sostanza? In mezzo alle innumerevoli proposte di ogni tipo, che tuttavia nelle idee si somigliano un po’ tutte (body kit in carbonio, sospensioni ribassate, scarichi sportivi ed Eprom rimappate), suona quasi strano che, in giro, ci siano ancora dei preparatori che sappiano cosa voglia dire “mettere le mani” in un’auto. Rivederla completamente nella meccanica, trasformarla ex novo.

Se, poi, l’auto in questione viene rifatta in versione bimotore, l’esperimento si fa ancora più interessante. Seppure si allontani dal concetto di tuning per entrare nel ben più appassionante campo dell’ingegneria. In questo caso, ci si chiede: quale può essere il modo migliore per rendere ancora più performante una Alfa GTV 3.0 V6, motorizzazione top di gamma (oltre alle più piccole 1.8 16V, 2.0 Twin Spark e 2.0 Turbo) della coupé del Biscione disegnata da Pininfarina e prodotta dal 1995 al 2005?

Stephan Lenior, responsabile tecnico della olandese Squadra Tuning, risponderebbe: si monta un secondo motore, e il gioco è fatto. Ed ecco pronta la Bi-Motore, una GTV unica nel suo genere: equipaggiata con due motori e due cambi, sviluppa la bellezza di 487 CV.

E’ chiaro che questo discorso è molto più semplice a dirsi che a farsi. In effetti, il progetto di “raddoppiamento” del propulsore ha richiesto ai tecnici di Squadra Tuning diverse settimane di lavoro, consistito, in estrema sintesi, nell’adattare un secondo avantreno per le ruote posteriori, alloggiarvi un secondo motore e i rinvii per il cambio relativo, che funziona in sincrono con l’unità di serie all’anteriore, comandate entrambe da un’unica leva.

Più nel dettaglio, la GTV Bi-Motore ha ricevuto, per le ruote posteriori, un 3.2 V6 (il motore più potente, con i suoi 236 CV, della “famiglia” GTV) collegato a un gruppo avantreno (con relativi telaietto, sospensioni e freni a disco) di un’Alfa 166. I due motori sono comandati da altrettanti, identici, cambi manuali a 5 marce ripresi da due Lancia Kappa 2.4 JTD (rapporti più corti, quindi!).

E’ facile capire come l’operazione più complicata, in questi casi, consista nel fare funzionare i due motori allo stesso numero di giri, per non creare problemi di gestione del cambio. Oggi come un tempo, negli esperimenti bimotore questo problema è di difficile soluzione. Una volta occorreva far funzionare tutti i carburatori nello stesso modo e allo stesso istante. Oggi la questione si sposta alle centraline elettroniche, opportunamente modificate nell’erogazione della potenza.

Quanto alla differente distribuzione dei pesi, la metà anteriore della vettura è stata alleggerita il più possibile, compresa l’eliminazione del condizionatore e dei pannelli fonoassorbenti. Secondo quanto comunicato da Stephan Lenior, l’Alfa GTV B-Motore raggiunge una velocità massima di 290 km/h, i 100 con partenza da fermo in 4,5 secondi e i 200 in poco meno di 14 secondi.

Altra particolarità interessante: la vettura, a livello estetico, si presenta allestita come la corrispondente versione di serie. Unica differenza: l’aggiunta di un’ampia presa d’aria sull'(ex) apertura del bagagliaio.

E’, tuttavia, curioso come, se di modelli bimotore nella storia dell’automobile ce ne siano già stati (dalla Citroen 2CV 4×4 alla Twini, la Mini bimotore che partecipò alla Targa Florio 1963), l’albero genealogico Alfa Romeo conti diversi esperimenti a doppio propulsore. Alcuni “ufficiali”, dalle monoposto Tipo A (a due motori affiancati anteriori) del 1931, alla Bimotore (quella del record di velocità stabilito da Tazio Nuvolari nel giugno 1935 sull’autostrada Firenze – Mare).

Altri grazie all’ingegno di appassionati preparatori: fra tutti, le due Alfasud bimotore realizzate, in tempi diversi, dall’italiano Gian Franco Mantovani (Wainer) all’inizio degli anni 80 e l’inglese progetto di Alfasud (in tempi molto più recenti) che monta due motori 3.0 V6 derivati dall’Alfa 164.

 

 

 

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