L’ex numero uno dell’Alleanza franco-nipponica ha visto inoltre prolungare la sua carcerazione preventiva.
Dopo più di 20 giorni di detenzione passati in un centro penitenziario situato a nord di Tokyo, l’ex numero uno dell’Alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi, Carlos Ghosn, ha visto finalmente formalizzata la sua incriminazione da parte del pubblico ministero giapponese che si sta occupando della vicenda giudiziaria del manager brasiliano.
La carcerazione preventiva subita da Ghosn dallo scorso 19 novembre è stata prolungata dalla giustizia nipponica che ha contemporaneamente presentato un nuovo mandato di arresto nei confronti del manager alla procura di Tokyo con l’accusa di altre violazioni finanziarie, commesse stavolta tra il 2015 e il 2018. Ricordiamo che Ghosn era stato inizialmente arrestato con l’accusa di aver violato i regolamenti finanziari in tema di compensi a cui si aggiungono altri illeciti effettuati sempre nel campo finanziario, il tutto commesso in un arco di tempo circa 5 anni, ovvero tra il 2010 e il 2015.
Oltre all’ex top numero uno dell’Alleanza franco-nipponica, il pubblico ministero giapponese ha formalizzato l’incriminazione anche per lo statunitense Greg Kelly, uno dei direttori esecutivi del Gruppo considerato molto vicino a Ghosn e anch’esso detenuto nel carcere nipponico dallo scorso 19 novembre. In molti si sono interrogati sul perché la giustizia Giapponese stia riservando un trattamento così duro nei confronti dell’ex amministratore delegato, infatti con l’ultimo provvedimento i tempi di detenzione potrebbero allungarsi di altri 20 giorni, arrivando così alla fine del mese di dicembre. In questo periodo l’azione penale giapponese può godere di un’azione molto ampia, considerando che gli inquirenti hanno la facoltà di interrogare l’imputato senza la presenza di un avvocato difensore, inoltre il fermo piò essere prolungato in caso di nuove accuse formali.
Da parte sua, il manager brasiliano di origini libanesi ha continuato – dal carcere in cui si trova – a respingere con forza ogni addebito relativo alle accuse sui presunti illeciti finanziari a lui rivolti. Secondo le indiscrezioni diramate dai media nipponici, Ghosn e Kelly affermerebbero che il rendiconto delle remunerazioni si riferiva ad eventuali compensi futuri e per questo motivo non c’era l’obbligo di segnalarlo alle autorità d controllo. L’ex guida di Renault-Nissan-Mitsubishi è stato accusato di aver sottostimato i suoi compensi per un importo di 44 milioni di dollari spalmati su un periodo di 5 anni, a cui si sono aggiunti altri illeciti.