24 ore di Le Mans: la galoppata delle due Toyota

Francesco Giorgi
18 Giugno 2018
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Il colosso giapponese ha dominato Le Mans 2018. Cronaca di una gara che ha comunque regalato dei colpi di scena. Tutti i vincitori di categoria.

La vendetta è un piatto che va consumato freddo. In questo caso, per “vendicarsi”, in casa Toyota Gazoo Racing, non c’erano avversari esterni, ma la fatalità, che due anni fa esatti aveva privato della vittoria il team ufficiale del colosso giapponese nel motorsport in una modalità che da allora fa parte dell’antologia delle competizioni: come gli appassionati ricorderanno, a Le Mans 2016, un improvviso guasto tecnico – manifestatosi all’ultimo giro – privò la Toyota numero 5 del successo finale: una beffa per la Divisione sportiva guidata da Hisatake Murata; e un dispetto di quelli da ricordare per Kazuki Nakajima, che in quel fatidico momento era al volante della vettura.

E però, alla 24 Ore di Le Mans 2018 lo stesso driver si è pienamente riscattato dal proprio enorme credito con la sorte. Autore della pole position e al volante della Toyota TS050 Hybrid numero 8, condivisa con Sébastien Buemi e Fernando Alonso, alle 15,00 di ieri, quando sul circuito della Sarthe è calata la bandiera a scacchi che ha decretato l’arrivo finale della 24 Ore di Le Mans 2018, c’era proprio il 33enne Kazuki Nakajima – figlio d’arte: il padre Satoru, primo giapponese a competere in continuità nella massima Formula, fu “volante” Lotus e Tyrrell dal 1987 al 1991 – alla guida della Toyota vittoriosa.

A completare la storica doppietta del “Sol Levante” (arrivata al ventesimo tentativo nella classicissima di inizio estate) la TS050 Hybrid “gemella” di Mike Conway, Kamui Kobayashi e José María López, giunta seconda assoluta a 2 giri di distacco dalla “biposto” vittoriosa.

Dati alla mano, le 24 ore di Le Mans 2018 sono state percorse dalla Toyota vincitrice in 388 giri (corrispondenti a circa 5.300 km): 21 tornate in più rispetto alla Porsche 919 Hybrid di Timo Bernhard, Brendon Hartley ed Earl Bamber che tagliò per prima il traguardo nell’edizione 2017 della 24 Ore.

La galoppata Toyota a Le Mans 2018 è stata anch’essa da antologia, al pari dell’ormai celebre ritiro subito nel 2016: al comando della gara dall’inizio alla fine, le due TS050 Hybrid del Toyota Gazoo Racing hanno – si può dire – fatto gara a se. Lo dimostrano i 12 giri di distacco inflitti alla Rebellion di Thomas Laurent, Mathias Beche e Gustavo Menezes giunta terza assoluta.

Non sono mancati, tuttavia, i brividi neanche ai vertici della gara. Rapidamente archiviato un leggero tamponamento subito, durante la partenza, da Sébastien Buemi, “toccato” dalla Rebellion numero 1, gli spettatori sono rimasti con il fiato sospeso quando, ad un’ora e mezza dal termine, la Toyota TS050 Hybrid numero 7 si è improvvisamente “piantata”. In molti temevano un guasto all’elettronica; si è invece trattato di una “svista” da parte di Kobayashi, in quel momento alla guida, che non si era fermato ai box. I tecnici al muretto hanno, quindi, comandato il dispositivo di rallentamento della vettura, per consentirle di fermarsi al rifornimento senza spreco di carburante.

Il trionfo Toyota alla 24 Ore di Le Mans 2018 amplifica, di per se, la vittoria “al primo tentativo” per Fernando Alonso: il campione spagnolo è stato protagonista di un “grande attack” notturno, che gli ha consentito di azzerare il distacco di oltre due minuti e mezzo subito, in regime di safety car, mentre al volante c’era Buemi.

Spulciando l’ordine di arrivo nelle varie categorie, degna di nota la “doppietta” Porsche in GT-PRO, dominata dalla 911 GT3 RS numero 92 del Porsche GT Team di Michael Christensen, Kevin Estre e Laurens Vanthoor, presentata a Le Mans in una livrea che riproduceva in tutto e per tutto il particolarissimo disegno della Porsche 917/20 “Pink Pig” che a Le Mans 1971 fece sensazione, oltre che per la originale “immagine”, anche per la pole position (salvo ritirarsi mentre si trovava in quinta posizione): corpo vettura verniciato in rosa e, sulla carrozzeria, i disegni delle varie parti del maiale. La simpatica 911 “Maialino” ha chiuso le 24 Ore 2018 con più di un minuto e mezzo di vantaggio sull’altra 911 (numero 91) di Richard Lietz, Frederic Makowiecki e dell’italiano Gianmaria Bruni, rallentata nelle prime ore di domenica da numerose bandiere gialle e, quindi, più impegnata a tenere sotto controllo la coppia delle Ford GT del Team Chip Ganassi, alla fine giunte in quest’ordine. Va detto che, in questa categoria, il Balance of Performance, creato a livello regolamentare per “livellare” le prestazioni delle vetture in gara, ha finito per penalizzare le Ferrari 488, la migliore delle quali, con i colori AF Corse come le due “berlinette” iscritte e il cui abitacolo era condivuiso da Toni Vilander, Pipo Derani e dal terzo pilota Ferrari in F1 Antonio Giovinazzi (altro “deb” di lusso a Le Mans), ha terminato con un comunque onorevole sesto posto di classe.

Gara “fotocopia” dello schiacciante ruolino di marcia Toyota, quella che si è srotolata in LMP2, dove la Oreca-Gibson per i colori G-Drive, guidata da Roman Rusinov, Jean-Eric Vergne e Andrea Pizzitola, ha terminato chiudendo la gara in quinta posizione assoluta e rifilando due giri alla seconda arrivata di categoria, la Signatech-Alpine di Nicolas Lapierre, Andre Negrao e Pierre Thiriet (e, ci si perdoni una momentanea digressione “dietrologica”, sarebbe stato interessante vedere come si sarebbero potute svolgere le ultime battute di gara se la Ligier del team Panis Barthez con alla guida Timothé Buret, Will Stevens e Julien Canal non avesse alzato bandiera bianca a meno di cinque ore dal termine della gara). Da segnalare il 13. posto di classe – 22. assoluto – della Dallara P217 della Cetilar Villorba Corse con Roberto Lacorte, Giorgio Sernagiotto e Felipe Nasr: un weekend, quello della scuderia italiana, tutto in salita. Una improvvisa uscita di strada nelle prequalifiche di giovedì che ha costretto la squadra di meccanici ad un superlavoro straordinario per essere presenti al warm-up e, successivamente, alla corsa; e, in gara, la fortatura ad uno degli pneumatici posteriori, un problema alla fanaleria e alcune noie all’idroguida,prima, ed al comando dell’acceleratore, poi; come se non bastasse, una nuova uscita di strada, che ha causato alcuni problemi al sottoscocca ed alle sospensioni della Dallara Cetilar Villorba Corse.

Porsche ha concluso vittoriosamente la 24 Ore di Le Mans 2018 anche nella GT-AM: qui, la 911 numero 77 del team Dempsey Racing (con, al volante, Matt Campbell, Christian Ried e Julien Andlauer) ha condotto l’intera gara in testa dall’inizio alla fine, limitandosi a voltare la testa di tanto in tanto per controllare il proprio vantaggio sugli avversari: secondo posto, in ogni caso, per la Ferrari 488 numero 54 del team Spirit of Race di Giancarlo Fisichella, che l’esperto driver capitolino (due volte vincitore di categoria a Le Mans, con le Ferrari AF Corse) ha condiviso con Francesco Castellacci e Thomas Flohr. Onore comunque salvato per il “Cavallino”, che gli appassionati registrano, edizione dopo edizione, fra i marchi protagonisti a Le Mans.

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