A Mosca si è chiusa la Conferenza Interministeriale sulla Sicurezza stradale. Bisogna intervenire su più fronti
A Mosca si è chiusa la Conferenza Interministeriale sulla Sicurezza stradale. Bisogna intervenire su più fronti
A Mosca si è appena tenuto il summit Mondiale sulla Sicurezza stradale. L’evento, voluto dal’ONU, ha visto riunirsi delegazioni provenienti da tutto il mondo per fare il punto, a livello globale, sul tema della sicurezza sulle strade e condividere linee di azione e strategie da adottare per ridurre il numero delle vittime per incidenti stradali.
Per l’Italia, a partecipare è stato il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, intervenuto durante la Conferenza proponendo un Fondo rotativo, alimentato da fondi UE e da privati del sistema assicurativo, per supportare la diffusione capillare dell’educazione stradale per migliorare la guida di tutti i cittadini, sia a livello nazionale, sia europeo.
Vi hanno preso parte anche il Presidente dell‘ACI, Enrico Ghelpi (vice Presidente FIA), e Ascanio Rozera, Segretario Generale i quali, durante la Conferenza Interministeriale, hanno presentato i risultati per il Belpaese dell’iniziativa “Make Roads Safe“, una raccolta di firme pro-sicurezza stradale che ha coinvolto i nomi di importanti personalità del mondo della cultura, dello spettacolo, dello sport e della società civile.
Il summit ha evidenziato che per incrementare la sicurezza sulle strade è necessario rivedere non solo le proprie abitudini di guida, ma anche formulare nuovi standard e regole comuni (nazionali e internazionali), nonché migliorare le infrastrutture e i servizi a disposizione dei cittadini: insomma, un lavoro impegnativo che cambi alla radice l’approccio culturale (e globale) alla questione della sicurezza. Alla fine della conferenza, dunque, sono stati identificati 11 punti su cui intervenire.
Si spazia dall’implementazione delle raccomandazioni del “World Report on traffic injury preservation” al rinforzo dell’operatività dei governi sulla sicurezza stradale. Toccano inoltre il tema delle conseguenze degli incidenti stradali, da ridurre mediante investimenti pianificati e iniziative politiche; lo sviluppo di soluzioni infrastrutturali volte alla tutela di pedoni, ciclisti, motociclisti, coloro che utilizzano il trasporto pubblico, i più giovani, gli anziani e i disabili; l’esigenza di costruzione di una mobilità più sicura e maggiormente sostenibile e la promozione dell’adozione degli strumenti dell’ONU e dei manuali pubblicati dalla United Nation Road Safety Collaboration.[!BANNER]
Le altre aree su cui lavorare sono quelle delle legislazioni esistenti, da migliorare o accrescere, e l’adozione di appropriati standard internazionali, laddove necessario. Altresì essenziale è incoraggiare le organizzazioni lavorative a contribuire attivamente in tal senso attraverso l’uso di buone pratiche nella gestione delle flotte aziendali, e sostenere le azioni collaborative tra entità rilevanti, nelle pubbliche amministrazioni e nelle Nazioni Unite, del settore pubblico e privato e della società civile.
Migliorare la raccolta dei dati da parte dei singoli paesi, per poterli paragonare, e standardizzare le definizioni di “morti in strada” (solo i morti sul colpo o anche i decessi fino a trenta giorni dopo l’incidente) e di “feriti”, può invece facilitare la cooperazione internazionale attraverso lo sviluppo di sistemi più affidabili. Infine, anche intervenire nella fase pre-ospedaliera della cura dei traumi, sui servizi di riabilitazione e di reintegrazione sociale è stato considerato strategico al fine di contrastare una tragedia che presenta costi umani elevatissimi, più gravi ancora di malattie quali colera e tubercolosi, così come ricordato dal Presidente della FIA, Jean Todt.