Al volante del Tridente: Maserati Merak 3000

Valerio Verdone
04 Dicembre 2014
165 Foto
Al volante del Tridente: Maserati Merak 3000

In occasione del centenario Maserati siamo saliti a bordo della Merak 3000 per un viaggio nella storia.

In occasione del centenario Maserati siamo saliti a bordo della Merak 3000 per un viaggio nella storia.

Dopo aver celebrato la storia Maserati con tanto di targa celebrativa e interviste amarcord con gli esponenti della famiglia e Adolfo Orsi, avevamo voglia di assaporare il genio di una Casa tanto audace quanto elegante, così abbiamo avuto modo di salire a bordo di una storica e, con grande sorpresa, la fortuna di guidarla.

Tra i modelli classici però una ha catturato la nostra attenzione, non la Ghibli, sempre bellissima e inarrivabile, neanche la 3500 GT Spyder, elegantissima e raffinata oltre ogni immaginazione, ma la Merak 3000, un’auto che forse non ha raccolto il successo sperato, ma che per gli automobilisti di oggi, che all’epoca erano dei bambini con grandi sogni, rappresenta un autentico mito su quattro ruote.

Sarebbe stata l’auto perfetta per una rock star: bassa, con motore centrale e con quei fari a scomparsa capaci di far voltare le ragazze! La sua linea è un fuso che taglia l’aria, ma è anche armoniosa, morbida, e in qualche modo equilibrata. Il motore centrale ha permesso ai designer di realizzare una siluette unica nel suo genere, e anche nel suo colore azzurro metallizzato mantiene una certa arroganza figlia di quel periodo ribelle.

Ma basta preamboli, la cosa migliore è saltarci dentro e mettere su una cassetta dei Deff Leppard, visto che ha ancora il mangianastri originale. L’influenza della Citroen è evidente, ma la plancia in Alcantara appare moderna ed originale e, tutto sommato, si sta abbastanza comodi per il genere di auto.

Tolto il freno a mano sulla sinistra, con la testa che sfiora il cielo della capote, innesto la prima e parto con il volante a quattro razze tra le mani. L’auto è leggera, maneggevole, e il centro di Bologna non è poi così ostile su questa supercar. Certo, la visibilità lascia alquanto a desiderare, non c’è il retrovisore destro ed il sinistro è a dir poco lillipuziano, ma il sound del V6 3 litri coinvolge e, complice una massa non eccessiva, 1.350 kg, la spinta è decisamente avvertibile.

In autostrada bisogna fare i conti con un Avantreno che tende ad alleggerirsi a causa della disposizione del motore e della spalla alta degli pneumatici, ma tra le curve di una strada di montagna le cose cambiano, si entra in territorio Merak, e pur dovendo fare i conti con i trasferimenti di carico, la sportiva del Tridente si trasforma in una fabbrica d’emozioni.

Certo ci vuole rispetto, ed è necessario fare sempre la cosa giusta, perché i sistemi di sicurezza elettronici all’epoca non erano contemplati, ma qui si parla di emozioni senza filtri, frutto di un V6 che spinge bene ed ha una bella voce, e che, volendo, con i suoi 190 CV è capace di spingere la Merak 3000 a 240 km/h.

Oggi tutto questo sarebbe impensabile, ma viene voglia di tornare nei mitici anni ’70, indossare un giubbotto di pelle, mettere su una compilation di musica rock e divorare km con una bionda tra le labbra, magari di notte, lungo strade deserte e senza limiti di velocità. Ecco, con quel suo spirito ribelle, anticonvenzionale, ma con i tratti distintivi di un’eleganza senza tempo, la Merak 3000 evidenzia, a modo suo, lo spirito Maserati, e guidarla è stata il modo migliore per entrare nel secondo centenario dell’azienda.

Maserati Centenario 1 dicembre 2014

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