Maserati Classiche: tutta la storia del Tridente

Valerio Verdone
15 Ottobre 2012
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Maserati Classiche: tutta la storia del Tridente

Un patrimonio di informazioni di valore inestimabile a disposizione di clienti e appassionati.

Un patrimonio di informazioni di valore inestimabile a disposizione di clienti e appassionati.

La storia della Maserati è costellata di trionfi, di imprese leggendarie legate a nomi memorabili come quello di Tazio Nuvolari e di modelli dal fascino ineguagliabile. Per questo i vertici del Tridente hanno dato vita al programma Maserati Classiche, che ha il nobile scopo di preservare e rendere fruibili documenti importanti per la salvaguardia della storia del marchio e per controllare l’effettiva corrispondenza ai disegni originali delle vetture storiche.

A Mantova in mostra il passato di Maserati

Siamo andati a Mantova, città Natale di Nuvolari, per conoscere questo aspetto affascinante della Casa modenese e per provare alcune delle vetture più significative del Tridente come la Spider 3.500 Vignale del 1961, la Ghibli del 1969, la Mistral del 1968 e la seconda serie della Quattroporte. In una cornice elegante e raffinata, con la presenza di cimeli autentici come la maglia utilizzata in gara da Nuvolari, il casco di “Nivola”, e i guanti originali, siamo venuti a conoscenza di questo programma che è nato nel 2010 per preservare il patrimonio dell’archivio storico e per continuare il servizio verso i collezionisti. Ovviamente, per rendere l’archivio più fruibile, si è pensato di renderlo al passo con i tempi informatizzandolo attraverso la creazione di un enorme database.

La storia della Maserati è lunga e parte dal lontano 1914, quando Alfieri Maserati crea le “Officine Alfieri Maserati” a Bologna. Poi ci sono tappe fondamentali come la creazione della prima Maserati, la Tipo 26 del 1926, che ottenne la vittoria di classe alla Targa Florio; la cessione dell’azienda agli Orsi nel 1937 e il successivo trasferimento a Modena; il periodo Citroen, dal 1967 al 1975, quello nell’orbita De Tomaso, e poi dal 1993 l’arrivo del Gruppo Fiat e la conseguente sinergia con Cavallino Rampante che dura tutt’ora.

L’archivio: fedele testimone della storia

Ad oggi, sono più di 100.000 i documenti cartacei originali dal 1925 al 1985 e la cosa più romantica è che dentro alcuni disegni se ne trovano altri, non catalogati, che sono, si fa per dire, degli appunti. Infatti, si tratta di schemi relativi ai punti di pressione dell’aria sulla carrozzeria a determinate velocità, di zone evidenziate per i battilastra, coloro che all’epoca creavano carrozzerie come sculture, e tanti piccoli particolari disegnati rigorosamente a mano. E’ un aspetto romantico di questa documentazione, un dettaglio che trasuda di passione e che quasi commuove se si pensa ai tempi di oggi dove tutto è asettico e informatizzato anche nella delicata fase della progettazione.

L’archivio contiene 55.000 disegni tecnici e progetti, 13.000 fascicoli con la storia produttiva di ogni vettura da quando è stata ordinata a quando è stata prodotta, e circa 22.000 schede tecniche delle auto. Inoltre, ci sono anche delle schede di lavoro create quando i clienti portavano le loro vetture in Maserati per interventi di manutenzione. Oggi, i collezionisti possono richiedere due tipologie di documentazione: le ristampe conformi all’originale e i documenti contemporanei: ovvero dei certificati d’origine. Le prime sono stampate su carta pergamena e riportano i nomi dei committenti e dei clienti finali, le caratteristiche richieste dagli stessi, i numeri di matricola, le schede tecniche, e gli avvisi di spedizione, che sono fondamentali perché a volte tra ordini e avvisi di spedizione c’erano delle differenze dovute a dei cambiamenti richiesti in seguito dai clienti. Di conseguenza ci si basa esclusivamente sugli avvisi di spedizione per ricostruire la storia della vetture possedute dai collezionisti. I documenti contemporanei invece, sono dei veri e propri certificati d’origine e vengono realizzati su richiesta dei collezionisti o delle carrozzerie a cui si rivolgono ed hanno valore legale. Sono creati analizzando le schede tecniche, e documentano le punzonature, i telai, le date di produzione, e i codici di colore interno ed esterno.

Ma non è tutto, a disposizione di clienti ed appassionati, ci sono i kit dal valore di circa 300 euro, che contengono la brochure commerciale dei modelli storici, i documenti d’omologazione, il manuale d’istruzione, il catalogo dei ricambi, un modellino in scala 1/43 e un CD prodigo d’informazioni. Non mancano prodotti di ogni genere come i capi d’abbigliamento con il logo Maserati Classiche.

Su strada con le Maserati Classiche

Ovviamente, in un contesto del genere, dopo tanta teoria, era inevitabile che venissimo a contatto con le protagoniste del programma Maserati Classiche. Auto meravigliose, con valore storico e monetario importante, messe a disposizione da clienti appassionati che hanno consentito a noi giornalisti di metterci alla guida per assaporare sensazioni d’altri tempi. A vederle parcheggiate a Piazza Sordello, nel cuore di Mantova, a fianco alle Maserati di oggi, si può cogliere tutta l’evoluzione che ha cambiato il mondo dell’auto, ma si può intuire anche lo sforzo fatto in passato per realizzare quelli che ancora oggi sono degli autentici capolavori.

Non perdiamo tempo, tempo, la voglia di guidare è tanta e allora ci dividiamo e, dopo le raccomandazioni dei proprietari saliamo a bordo delle vetture. Inizio con un’auto splendida, la 3.500 spider Vignale. Una cabrio elegantissima in cui il colore blu della carrozzeria si sposa perfettamente con il rosso degli interni. Non è facile partire, la frizione stacca in alto e il cambio esige azioni decise, ma dopo le spiegazioni del fortunato proprietario, compio l’operazione senza problemi. In marcia stupisce il motore a 6 cilindri sempre pronto e con un suono pieno ed elegante, ma è meglio non stuzzicarlo troppo, le strade sono strette, lo sterzo è poco pronto rispetto alle sportive di oggi e un eventuale recupero della traiettoria potrebbe essere rischioso. Oltretutto, la frenata è quella di un’auto degli anni ’60 e per cambiare marcia, soprattutto in scalata dalla terza alla secondo ci vuole la doppietta. Meglio lasciarsi cullare dal suo incedere regale, ascoltare le note del 6 cilindri derivato dalla 350 S da competizione e concentrarsi su alcuni particolari stupefacenti per l’epoca come gli alzacristalli elettrici che sono apparsi per la prima volta su un’auto nella versione coupè di questo modello.

Poco dopo la cambiamo con una Quattroporte seconda edizione, una vettura che mi stupisce per la precisione e la rapidità del cambio e che risulta sorprendentemente moderna da guidare. Certo, lo sterzo ha molto gioco, però la dinamica non è niente male. Per un attimo mi sento come un autista di una personalità di spicco e percepisco tutto il fascino della prima vettura sportiva di prestigio a quattro porte come dice il nome.

Infine, salgo sulla Ghibli, la più estrema delle vetture d’epoca presenti grazie al suo muscoloso V8 4.7, la stessa cilindrata delle Maserati più sportive di oggi. Questa coupé ha un cofano lunghissimo che obbliga ad anticipare le traiettorie, un tunnel centrale ingombrante e tutte le scomodità di ogni supercar che si rispetti, ma è sorprendentemente confortevole, sia per i sedili anteriori che per l’assorbimento delle sospensioni. Certo, bisogna stare attenti con lo sterzo, anticipare molto le manovre ed essere pronti ad effettuare correzioni anche in rettilineo, ma guidarla ha un fascino incredibile, ti coinvolge i sensi e ti spaventa allo stesso tempo, soprattutto se si pensa che può raggiungere una velocità vicina ai 270 km/h.

Per fare un salto nel tempo di circa 40 anni sono salito a bordo della GranCabrio Sport, non ce l’ho fatta a resistere alla livrea rossa e al richiamo degli interni chiari e ho ceduto alla tentazione di spingere il tasto Sport e alla voglia di guidare in modalità manuale con la capote abbassata: amo questo V8 e devo sfruttare ogni occasione per ascoltare la sua musica celestiale! Certo, la GranCabrio ha un fascino diverso dalle sue antenate, ma non c’è dubbio che nel suo DNA ci siano tutti i geni delle Maserati di una volta.

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