In caso di incidente auto, gli italiani sembrano non affidarsi più al “Cid” ma preferiscono le vie legali per ottenere un risarcimento.
In caso di incidente auto, gli italiani sembrano non affidarsi più al “Cid” ma preferiscono le vie legali per ottenere un risarcimento.
Se i tribunali italiani sono oberati di lavoro, una delle ragioni arriva dalla strada. Già, perché è proprio qui che – quasi scomparse le constatazioni amichevoli in caso di incidente – si percorre la trafila legale per far valere le proprie ragioni, grazie anche all’introduzione in Italia del cosiddetto “indennizzo diretto“, ossia la procedura di rimborso assicurativo che dal 1º febbraio 2007 in caso d’incidente stradale consente ai danneggiati non responsabili (o parzialmente non responsabili) di essere risarciti direttamente dal proprio assicuratore.
Dal 2004, poi, il “Cid” (convenzione di indennizzo diretto detto anche “constatazione amichevole”) è stato esteso anche agli incidenti stradali in cui vi siano danni alle persone (prima esclusi) che erano a bordo del veicolo assicurato nonché ai loro oggetti.
I numeri sono da brividi: nel solo 2010, le cause pendenti relative al settore auto hanno sfiorato quota 300.000, con un aumento del 9% rispetto al 2009. Nella cifra sono comprese sia le cause civili che quelle penali.
Se questi numeri resi noti dall’Isvap sono in aumento, cresce anche l’incidenza dei contenziosi sui “sinistri a riserva”, che rappresentano le pratiche aperte presso le assicurazioni e che queste ultime mettono da parte in attesa di una pronuncia del giudice.
Le code dal giudice di pace aumentano, visto che in tutto il 2010 sono stati 227.600, in aumento del 13,5% rispetto al 2009. Il ricorso a questi giudici di 1° grado rappresenta l’80,9% delle cause civili che vedono coinvolti automobilisti, mentre 2 anni fa erano il 78,1%.