Educazione stradale nelle scuole: tutto rimandato al prossimo anno

Francesco Giorgi
25 Agosto 2019
Educazione stradale nelle scuole

La ritardata pubblicazione in GU della legge che istituisce l’educazione civica e stradale sui banchi scolastici causa il suo slittamento al 2020-21.

Piano piano si arriverà, un giorno, all’insegnamento dell’educazione stradale nelle scuole: e non dovuta alla lungimiranza di realtà, enti o strutture private che abbiano a cuore la necessità di far conoscere alle più giovani generazioni l’importanza di una civile convivenza fra le varie categorie di utenti della strada; ma come materia di studio obbligatoria. Prima o poi, si diceva, ciò verrà una volta per tutte messo in pratica dal Ministero dell’Istruzione. Della questione si parla “ufficiosamente” da decenni (i primi pareri, in tal senso, datavano all’epoca del “boom” della motorizzazione), e “ufficialmente” da ben ventisette anni, ovvero dall’entrata in vigore del nuovo Codice della Strada del 1992.

Provvedimento rimandato

Sarebbe potuta essere la volta buona: la legge sull’educazione civica obbligatoria nelle scuole, approvata dal Senato lo scorso 1 agosto, che prevede 33 ore di lezioni, per ogni anno scolastico, sulle norme di comportamento da tenere in strada (e, dunque, sulla cultura individuale e collettiva che si basa sul principio di corretta “vita in comune” fra pedoni, automobilisti, motociclisti, ciclisti ed autotrasportatori: insomma, tutti) poteva immediatamente essere attuata già a partire dall’imminente inizio delle scuole. Invece, a causa della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale avvenuta mercoledì scorso (21 agosto), la legge n. 92 del 20 agosto 2019 in materia di “Introduzione all’insegnamento scolastico dell’educazione civicaslitta di un anno. Tutto è, dunque, rimandato all’anno scolastico 2020-2021. Un… voto in pagella in meno per gli studenti, d’accordo; tuttavia, una buona occasione persa.

Per pochi giorni, si perde un anno

Per l’esecuzione della legge che istituisce l’obbligatorietà dell’insegnamento dell’educazione stradale nelle scuole, infatti, sarebbe bastato che la Gazzetta Ufficiale ne pubblicasse il testo entro il 16 agosto. E ciò, i  quanto – come recita l’art. 2, comma 1 della legge (qui il link al testo di legge), l’istituzione dell’”insegnamento trasversale dell’educazione civica, che sviluppa la conoscenza e la comprensione delle strutture e dei profili sociali, economici, giuridici, civici e ambientali della società” ha inizio “A decorrere al 1 settembre del primo anno scolastico successivo all’entrata in vigore della presente legge”. Dal momento che ciò è avvenuto il 21, l’operatività della legge avverrà soltanto il prossimo 5 settembre, cioè una volta completati i quindici giorni di “vacatio legis”. Inoltre, per giungere alla piena operatività della legge occorre che il Ministero dell’Istruzione fissi, in un decreto ad hoc, le linee-guida relative: ovvero, programma di insegnamento, obiettivi didattici. Troppo tardi, dunque: ed è singolare che un provvedimento espressamente rivolto alle scuole, sia stato… rimandato a settembre e, anzi, “invitato a ripresentarsi” fra un anno.

ASAPS: “Occasione mancata”

Che l’educazione civica rappresenti una materia fondamentale per la maturazione delle giovani generazioni e la piena consapevolezza di una coscienza civile, è fuori discussione. E questo, riguardo a tutti gli aspetti del vivere quotidiano; compresa, quindi, l’educazione stradale. E da parte nostra non ci stancheremo mai di raccomandare a chiunque il pieno rispetto delle regole del Codice della Strada, strumento che pone in essere qualsiasi principio di pacifica coabitazione fra comunità di cittadini. Che ciò avvenga previa istituzione di programmi didattici ministeriali, tanto meglio. Il fatto che la legge n. 92 del 20 agosto 2019 entrerà in fase operativa solamente in occasione del prossimo anno scolastico, viene tuttavia bollata come “Un’occasione persa”, sottolinea Giordano Biserni, presidente ASAPS-Associazione Amici e Sostenitori della Polizia Stradale. Il quale, dal canto suo, si augura che “Non sia l’ennesima possibilità mancata di legittimare una attività che impegna molti operatori delle forze dell’ordine, che entrano in punta di piedi nelle scuole di ogni ordine e grado, al solo scopo di educare alla legalità. Lo attendono dal 1992 un atto che renda legittima l’educazione stradale”.

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