La nausea da Tesla: il nuovo mal d’auto dell’era elettrica
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C’è un nuovo protagonista nei viaggi su quattro ruote, e non si tratta di un motore rombante o di un design futuristico: è la nausea da Tesla, il disturbo che sta facendo parlare di sé tra gli appassionati – e non solo – della mobilità elettrica. Un fenomeno che, a ben vedere, ha il sapore della beffa: chi avrebbe mai pensato che il passaggio alle auto elettriche, silenziose e all’avanguardia, potesse risvegliare vecchi fantasmi come il mal d’auto? Eppure, eccoci qui, a fare i conti con una chinetosi tutta nuova, figlia dei tempi moderni e delle innovazioni tecnologiche che stanno rivoluzionando il modo di muoversi.
Non si tratta di un semplice malessere passeggero, ma di una vera e propria disconnessione sensoriale che colpisce anche chi, fino a ieri, affrontava senza problemi i viaggi sulle tradizionali vetture a combustione. Il cuore della questione? Il nostro cervello, abituato a interpretare il feedback uditivo e le vibrazioni dei motori termici come segnali anticipatori dei movimenti dell’auto, si trova improvvisamente orfano di questi preziosi riferimenti. E così, in assenza del familiare sottofondo meccanico, ogni accelerazione e ogni cambio di direzione diventano una sorpresa poco gradita per il nostro organismo.
A complicare ulteriormente le cose ci pensano due caratteristiche tipiche dei veicoli elettrici. Da una parte, la coppia istantanea dei motori elettrici, che regala partenze brucianti e scatti fulminei, ma mette a dura prova l’equilibrio interno di chi viaggia. Dall’altra, la famigerata frenata rigenerativa, una delle innovazioni più discusse della nuova era: basta sollevare il piede dall’acceleratore e la decelerazione è immediata, decisa, spesso inaspettata. Se a tutto questo si aggiunge il quasi totale silenzio di marcia, il mix diventa esplosivo – o, meglio, nauseabondo.
Nausea da Tesla, attenzione alla frenata rigenerativa
Non sono solo aneddoti raccolti qua e là sui social: la comunità scientifica ha acceso i riflettori sul fenomeno, confermandone la diffusione e la rilevanza. Una recente ricerca dell’Università di Hong Kong, pubblicata nel 2024, ha messo nero su bianco che i sintomi peggiorano sensibilmente quando la frenata rigenerativa viene impostata ai livelli più elevati. Altri studi hanno rilevato che, sebbene le auto tradizionali provochino più frequentemente episodi di mal d’auto, le reazioni innescate dalle auto elettriche sono spesso più intense e difficili da gestire, soprattutto per chi si trova a bordo per la prima volta.
I costruttori non sono rimasti a guardare. Consapevoli del fatto che il futuro della mobilità elettrica passa anche dalla capacità di offrire un’esperienza di viaggio confortevole, stanno sviluppando soluzioni all’avanguardia: sistemi di segnalazione visiva che anticipano le manovre, illuminazione ambientale studiata per ridurre il disorientamento, notifiche sui display che preparano i passeggeri ai cambi di velocità. Tutto, insomma, per restituire al cervello quelle informazioni che un tempo arrivavano attraverso il rombo del motore e le vibrazioni della carrozzeria.
Nell’attesa che la tecnologia faccia il suo corso, gli esperti consigliano di affidarsi ai vecchi trucchi del mestiere: scegliere il sedile anteriore, fissare lo sguardo sull’orizzonte invece che sugli schermi, inclinare la testa nella direzione opposta rispetto alla forza centrifuga in curva. Un altro alleato insospettabile? L’aria fresca, che aiuta a mitigare la sensazione di disagio. E per chi preferisce i rimedi naturali, lo zenzero resta un classico intramontabile contro la chinetosi.
La buona notizia, però, è che il nostro organismo non si lascia sorprendere facilmente. Con il tempo e l’esposizione ripetuta ai nuovi schemi di movimento imposti dalle auto elettriche, la maggior parte delle persone sviluppa una sorta di “anticorpo” contro la nausea da Tesla. Un adattamento progressivo che ci prepara a viaggiare, sempre più a nostro agio, nel mondo silenzioso e scattante della mobilità elettrica. Dopotutto, come spesso accade, anche le rivoluzioni più radicali richiedono solo un po’ di pazienza e qualche piccolo accorgimento per essere vissute al meglio.
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