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GM cambia strategia: meno elettrico, più V8 ad alte prestazioni

Di Simone Fiderlisi
Pubblicato il 13 nov 2025
GM cambia strategia: meno elettrico, più V8 ad alte prestazioni
GM destina 888 milioni per i nuovi V8 5.7 e 6.6 litri a Tonawanda. Produzione dal 2027: equilibrio tra domanda di mercato e strategia EV.

Il mondo dell’automotive si trova ancora una volta a un bivio e, come spesso accade quando si parla di GM, le scelte fatte a Detroit non passano mai inosservate. Mentre molti costruttori sembrano puntare dritti verso un futuro a zero emissioni, la casa americana sorprende tutti investendo ben 888 milioni di dollari nello stabilimento di Tonawanda, a Buffalo, New York, per lo sviluppo di motori V8 di nuova generazione. Una mossa che fa discutere e che, a ben vedere, mette in luce tutte le contraddizioni e le complessità di un settore che, tra sogni di elettrificazione e realtà di mercato, deve ancora trovare la sua vera direzione.

Se da un lato il mantra della transizione elettrica sembra essere ormai la colonna sonora di ogni board meeting che si rispetti, dall’altro la domanda di motori tradizionali resta ben salda, soprattutto in segmenti strategici come quello dei pickup full-size. Ed è proprio qui che GM cala il suo asso: la nuova famiglia di propulsori a combustione interna di sesta generazione, declinata nelle due cilindrate chiave — un 5.7 litri progettato per massimizzare l’efficienza e un più generoso 6.6 litri votato alle prestazioni pure. Il tutto pronto a fare il suo debutto a partire dal 2027, con l’obiettivo dichiarato di offrire una sintesi mai vista prima tra potenza, affidabilità e attenzione ai consumi.

Non si tratta di una semplice evoluzione, ma di un vero e proprio cambio di paradigma rispetto ai piani precedenti. Se infatti inizialmente erano stati stanziati 300 milioni di dollari per la produzione di unità elettriche, ora GM rilancia e affianca questa cifra con un investimento quasi triplo destinato ai nuovi V8. Un segnale chiaro: la strategia del gruppo punta su un portafoglio di powertrain ampio e diversificato, senza rinunciare a ciò che ha reso celebre il marchio nel mondo.

Il nuovo 5.7 litri sarà il cuore pulsante di modelli iconici come il Chevrolet Silverado 1500 nella versione standard, mentre il poderoso 6.6 litri troverà casa su berline ad alte prestazioni come la Corvette e, probabilmente, sulle future evoluzioni della Cadillac CT5. In entrambi i casi, la promessa è quella di un balzo in avanti sia in termini di tecnologia — con soluzioni innovative per la combustione e la gestione termica — sia in termini di performance, con una riduzione dei consumi e delle emissioni rispetto alle generazioni precedenti.

Per avere un’idea del salto generazionale, basta guardare ai numeri: l’attuale 5.3 litri sviluppa circa 355 cavalli e 383 libbre-piedi di coppia, mentre il 6.2 litri arriva a 420 cavalli e 460 libbre-piedi, con punte di 682 cavalli nelle versioni sovralimentate. La nuova architettura promette di andare oltre, offrendo più potenza ma anche una maggiore efficienza, un connubio che — almeno sulla carta — sembra voler accontentare sia gli amanti delle prestazioni sia chi guarda con attenzione ai consumi.

La decisione di investire così pesantemente non riguarda solo Tonawanda. Nel 2023, infatti, la casa americana aveva già annunciato un investimento parallelo di 579 milioni di dollari nello stabilimento Flint Engine Operations, sempre per la produzione dei nuovi V8. Una scelta che sottolinea la volontà di GM di distribuire la capacità produttiva su più siti, garantendo flessibilità e sicurezza alla supply chain, oltre a salvaguardare occupazione e know-how in impianti considerati strategici.

Non sorprende che la notizia abbia generato reazioni contrastanti. Da una parte, ci sono i rappresentanti dell’industria e una fetta consistente della clientela, che vedono in questa mossa la conferma di una continuità produttiva e di una risposta concreta alle esigenze di potenza e capacità di traino. Dall’altra, ambientalisti e sostenitori della mobilità elettrica non nascondono la loro perplessità, sottolineando come la scelta sembri andare in direzione opposta rispetto all’obiettivo ufficiale di GM di offrire solo veicoli a zero emissioni entro il 2035.

Eppure, gli analisti invitano a non fermarsi alle apparenze. I segmenti dei pickup e dei veicoli commerciali presentano ancora oggi esigenze molto specifiche: autonomia, velocità di rifornimento e infrastrutture non sono ancora pienamente all’altezza delle soluzioni elettriche. In questo scenario, l’investimento su Tonawanda e Flint Engine Operations appare come una scelta pragmatica, pensata per mantenere la competitività e proteggere posti di lavoro in aree cruciali per l’industria americana.

Sul fronte tecnico, GM ha lasciato intendere che i nuovi motori potrebbero beneficiare di ulteriori miglioramenti, tra cui una combustione ottimizzata e possibili integrazioni con sistemi ibridi leggeri. Tuttavia, i dettagli restano avvolti nel riserbo, alimentando la curiosità di appassionati e addetti ai lavori. Una cosa è certa: con la produzione che prenderà il via nel 2027, la casa di Detroit ribadisce che l’evoluzione dei motori tradizionali non è affatto conclusa e che, almeno nel breve-medio termine, può coesistere — e forse anche rafforzare — la transizione verso l’elettrificazione.

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