Mercedes avverte l’Europa: “Rischiamo lo schianto sul divieto motori termici”
:format(webp)/www.motori.it/app/uploads/2025/08/wp_drafter_3649065-scaled.jpg)
C’è aria di tempesta sul futuro dell’industria automobilistica europea. Non si tratta di semplici nuvole all’orizzonte, ma di un vero e proprio allarme lanciato dai vertici di Mercedes, che suona come un campanello d’emergenza per tutto il comparto continentale. E questa volta, a parlare chiaro, è Ola Källenius, CEO della casa di Stoccarda e presidente dell’ACEA, che non usa mezzi termini: “Serve un reality check. Altrimenti, stiamo andando a tutta velocità contro un muro.” Un’immagine forte, quasi cinematografica, che fotografa il rischio concreto legato al divieto motori termici previsto dall’Unione Europea a partire dal 2035.
Fino a poco tempo fa, Mercedes era tra i più convinti sostenitori della transizione verso la mobilità elettrica, una vera e propria bandiera della modernità sulle quattro ruote. Ma oggi, la strategia sembra aver subito una brusca sterzata. La realtà dei numeri, infatti, impone una riflessione profonda: la quota di vendite auto elettriche in Europa, Regno Unito e Paesi EFTA nella prima metà del 2025 si è fermata al 17,5%. Non proprio il boom che molti auspicavano. E se allarghiamo lo sguardo alle ibride plug in, la situazione non migliora: solo l’8,7% delle nuove immatricolazioni riguarda questa tecnologia, spesso presentata come soluzione di compromesso tra passato e futuro.
Mercedes, le elettriche sono in calo
Ma il dato che più preoccupa il management di Stoccarda è quello interno: le vendite auto elettriche targate Mercedes sono scese all’8,4%, in calo rispetto al 9,7% dell’anno precedente. Un segnale che qualcosa, nella corsa verso le emissioni zero, rischia di non funzionare come previsto. D’altra parte, i consumatori europei sembrano ancora titubanti davanti al grande salto: le infrastrutture di ricarica restano insufficienti, i prezzi delle vetture elettriche rimangono elevati e le incognite sulla durata delle batterie non aiutano a sciogliere i dubbi.
In questo scenario, il divieto motori termici rischia di trasformarsi in una spada di Damocle non solo per i produttori, ma per l’intero indotto. La paura, nemmeno troppo velata, è che l’avvicinarsi della scadenza del 2035 possa innescare una corsa all’acquisto di auto tradizionali, alimentando un effetto boomerang sugli obiettivi ambientali fissati dall’Unione Europea. Un paradosso che potrebbe mettere in crisi non solo la filiera, ma anche la stessa credibilità della transizione verde.
Non è un caso che la Commissione Europea abbia recentemente ribadito la volontà di mantenere l’obiettivo delle emissioni zero per le nuove auto dal 2035, lasciando però uno spiraglio aperto a possibili aggiustamenti. Si parla, infatti, di una certa flessibilità per alcune tecnologie, come le ibride plug in, che potrebbero rappresentare una valvola di sfogo per un settore in cerca di ossigeno. Ma il confronto tra Bruxelles e i costruttori resta acceso, e il dibattito si fa sempre più serrato.
Il rischio, secondo molti osservatori, è quello di imboccare una strada senza uscita, dove l’innovazione tecnologica rischia di essere schiacciata dalle logiche di mercato e dalle rigidità normative. Le case automobilistiche chiedono più tempo, più gradualità e soprattutto una maggiore attenzione agli equilibri economici e sociali che ruotano attorno all’industria automobilistica europea. In gioco non c’è solo la competitività del settore, ma anche migliaia di posti di lavoro e il futuro di un know-how che rappresenta uno dei fiori all’occhiello del Vecchio Continente.
Se vuoi aggiornamenti su News inserisci la tua email nel box qui sotto:
Ti potrebbe interessare
:format(webp)/www.motori.it/app/uploads/2025/08/rifiuti-gettati-dallauto.jpg)
:format(webp)/www.motori.it/app/uploads/2025/08/wp_drafter_3649032-scaled.jpg)
:format(webp)/www.motori.it/app/uploads/2025/08/wp_drafter_3649034-scaled.jpg)
:format(webp)/www.motori.it/app/uploads/2025/08/wp_drafter_3649036-scaled.jpg)