Aftermarket: in aumento l’incidenza dei ricambi originali

Francesco Giorgi
24 Ottobre 2018
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Su una filiera da 30 miliardi, AsConAuto vede crescere la propria quota del 14%. Sul fronte collaudi, Osservatorio Autopromotec nel primo semestre di quest’anno c’è stata una crescita del l’1,1%.

Efficienza operativa, efficacia nell’offerta dei servizi in funzione delle precise aspettative del cliente (ed in linea con i prezzi di mercato), e continua formazione per essere sempre in grado di intervenire con le più recenti attrezzature sui veicoli in continua evoluzione tecnologica, soprattutto riguardo ai costanti aggiornamenti in materia di digitalizzazione. Ecco, in estrema sintesi, il tema-chiave su cui AsConAuto-Associazione Consorzi Concessionari Auto, sodalizio creato nel 2001 con l’obiettivo di “Incrementare la vendita dei Ricambi Originali e abbattere i costi fissi di distribuzione”, punta i propri riflettori. In una news resa nota in queste ore, l’associazione ricorda che, nel primo semestre 2018, è cresciuta la propria quota nel settore della filiera automotive: in dettaglio, la crescita è nell’ordine del 14% (valore assoluto raggiunto: 317 milioni di euro), significativa se si considera che il mercato del comparto automobilistico post-vendita, nel nostro Paese, “Vale circa 18 miliardi di euro per i soli ricambi e pneumatici”, e “Ben 30 se si considera la manodopera”. La quota messa in evidenza dal comunicato AsConAuto rileva che il “peso” dei ricambi originali è dunque in crescita.

Un “boost”, come registrato da AsConAuto (presente sul territorio nazionale – 16 regioni e 82 province – con 21 consorzi articolati a loro volta in 937 concessionarie in rappresentanza di 88 “brand”, 1.720 sedi operative, circa 20.430 autoriparatori) a fronte di un comparto aftermarket sostanzialmente invariato, come sottolinea il presidente Fabrizio Guidi: “Il totale del fatturato imputabile al mercato del post-vendita, dato che comprende ricambi e manodopera, inclusi gli pneumatici, cresce a circa 30 miliardi di euro: un valore che risulta stabile negli ultimi 2-3 anni. Questo si riferisce sempre alla spesa complessiva degli automobilisti italiani. In questo quadro, la percentuale del ricambio originale e di quella dei vari equivalenti o alternativi di qualità corrispondente, all’interno del totale con esclusione degli pneumatici, dovrebbe essere intorno al 30 per cento, calcolata sulla base della spesa complessiva degli automobilisti italiani nel 2017″. Per assicurare competitività, puntualizza l’Associazione Consorzi Concessionari Auto, “È fondamentale che gli operatori siano efficienti nei loro processi interni, efficaci nel garantire al cliente la qualità del servizio atteso al prezzo giusto e dispongano di attrezzature e personale sempre aggiornati al livello crescente di sofisticazione e digitalizzazione dei veicoli”. Questo è uno dei temi che saranno affrontati, venerdì prossimo a Milano, nella tavola rotonda del decennale di MIRO, Consorzio AsConAuto del capoluogo lombardo.

Della filiera post-vendita, che non prescinde dal circuito del commercio ricambi, fanno parte le revisioni periodiche effettuate nelle officine private autorizzate. In questo senso, un rapporto redatto da Osservatorio Autopromotec mette in evidenza come, nei primi sei mesi 2018, in Italia si siano spesi in totale 1,46 miliardi di euro, cifra che corrisponde ad un aumento dell’1,1% su quanto sborsato dagli automobilisti italiani nello stesso periodo del 2017 e, nel dettaglio, comprende non soltanto gli importi di legge da pagare in occasione di ogni collaudo (502,9 milioni di euro, in termini percentuali +0,4% in più in rapporto al primo semestre 2017), ma anche l’ammontare delle spese di pre-collaudo, ovvero tutti gli interventi d’officina di manutenzione e riparazione necessari per mettere il veicolo in condizione di superare la revisione periodica: Osservatorio Autopromotec rileva che per le pre-revisioni sono stati spesi in Italia, nel periodo 1 gennaio-30 giugno 2018, 961,6 milioni di euro, valore in crescita dell’1,5% sui primi sei mesi dello scorso anno. L’entità superiore delle spese sostenute in Italia, indica l’analisi, si deve in primo luogo ad un maggiore quantitativo di autoveicoli presentati al collaudo, ed inoltre ad un incremento dei costi di manutenzione e riparazione risultante dagli indici Istat (+1,6%).

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