L’ultima edizione del salone americano potrebbe segnare la fine di una lunga tempesta sul mercato dell’auto
L’ultima edizione del salone americano potrebbe segnare la fine di una lunga tempesta sul mercato dell’auto
Un’edizione come questa, nella fredda e desolata Detroit che ancora vive lo shock della crisi che dalla fine estate del 2008 ha sconvolto il suo mondo di riferimento e lasciato senza lavoro decine di migliaia di persone, resterà nella memoria per il suo carico di simboli di un cambiamento epocale del mondo automobilistico industriale degli USA.
Proprio in apertura del salone sono anche stati diffusi i dati della produzione automobilistica mondiale 2009, che per la prima volta ha visto slittare gli USA dal primo al terzo posto, scavalcati non solo dalla rampante, immensa Cina ma anche dalla piccola Europa.
Un salone sobrio e rigoroso, che vede protagoniste assolute le vetture ibride ed elettriche, testimoni dell’efficienza ecologica, insieme ad un rinnovato orgoglio per i simboli dell’america automobilistica come la Cadillac CTS, la Mustang V8, la Chevrolet Camaro e la Dodge Challenger.
Così accanto all’anteprima della Focus e al lancio della Fiesta sul mercato americano per Ford, al prototipo della prossima Buick Regal, clone americano della Opel Insignia OPC, alle più compatte Aveo, Cruze e Spark, esposte accanto alla mini SUV GMC Granite per GM, il simbolo principale del cambiamento dell’auto americana è proprio il primo stand Chrysler dell’era Fiat.
I simboli della nuova era, 500 elettrica e Chrysler Delta, insieme con la “estrema” Ferrari 599XX e la Maserati Gran Cabrio, proposte insieme a versioni speciali, colorate e grintose, dell’attuale gamma Chrysler.
Tutti, anche i rappresentanti dei marchi europei e giapponesi che vivono del mercato americano, mostrano di credere che gli americani cambieranno profondamente le loro scelte e acquisteranno auto più piccole, più pulite e soprattutto più efficienti.
Ma la Delta by Chrysler ad esempio, o la Focus, o la piccola coupè ibrida di Honda la CR-Z rappresentano davvero i prototipi di un nuovo segmento di mercato per gli USA? Davvero i brand europei e giapponesi di prestigio – come BMW, Mercedes, Audi, Honda, Lexus e Infiniti – saranno rappresentati da vetture risparmiose e con motori di cilindrata ridotta?
Davvero – Mustang, Corvette, Camaro a parte – un cliente americano comprerà una Fiesta o una Focus, un’Insignia, una Delta o una 500?
Forse sì, non tanto per convinzione, quanto perché Obama sembra fare sul serio e sappiamo che una convinzione si consolida solo se è sostenuta da incentivi e dissuasori.[!BANNER]
Insomma se costerà caro agli automobilisti americani consumare e inquinare, allora l’attenzione ambientale diventerà una nuova cultura automobilistica. Sul versante tecnico e stilistico poi le cose sono notevolmente migliorate. Accantonati per ora i sogni di rivoluzioni estreme, come l’alimentazione ad idrogeno ad esempio, ormai tutti i costruttori sono in grado di offrire un ibrido con motore termico e motore elettrico di supporto.
E molte case saranno in grado di proporre vetture elettriche con sufficiente autonomia a prezzi accettabili. E finalmente le ibride saranno anche belle; l’iconica 500, la Honda CR-Z, le piccole GM, la Toyota FT-CH mostrano una forte personalità stilistica e potrebbero risultare molto gradite al pubblico.
Stavolta il cambiamento potrebbe essere reale e la ripartenza dell’industria dell’auto americana può dirsi forse davvero iniziata in questo freddo gennaio 2010 a Detroit.