Mentre i rivali occidentali, giapponesi e coreani arrancano per mantenere posizioni, i costruttori cinesi crescono e puntano molto in alto
Mentre i rivali occidentali, giapponesi e coreani arrancano per mantenere posizioni, i costruttori cinesi crescono e puntano molto in alto
In un grande stabilimento a sud di Shanghai, il miliardario cinese Li Shufu è pronto a presentare il primo modello di auto progettata apposta per i mercati occidentali. La Geely Automotive Holdings, l’azienda che ha acquistato Volvo da Ford Motor Company e che in un anno ha guadagnato il 573% alla Borsa di Hong Kong, si appresta infatti a lanciare la Emgrand, una compatta 4 porte che in Cina sarà venduta a partire da poco più di 8.000 Euro. Un prezzo che se fosse praticato in Europa, ucciderebbe il mercato. Con tanti saluti alle case automobilistiche di casa nostra.
Intanto il PIL del Paese cresce al ritmo del 10% annuo, grazie anche al boom dell’auto che ha portato la Cina a diventare il primo mercato al mondo in termini di vendite, con una crescita (nel 2009) del 39% rispetto al 2008 dopo aver superato la soglia dei 13 milioni di veicoli venduti in 12 mesi. In pratica: nel 2009 un cinese su 100 ha fatto shopping in tal senso.[!BANNER]
E i 117 costruttori nazionali (dati dell’Associazione cinese dell’industria dell’automobile, che comprende anche i fornitori di componenti) si sfregano le mani, soprattutto guardando al collasso di Detroit e ai gravi problemi del gigante Toyota.
Successo anche per la BYD, la casa che ha commercializzato la prima auto ibrida al mondo, con un piccolo motore a benzina di supporto: nel 2009 le sue azioni sono cresciute di 5 volte. Roba da attirare investitori da ogni angolo del mondo, come suggerisce lo stesso Michael Dunne, presidente della finanziaria Dunne & Co, con sede a Pechino.
“Con questi ritmi di crescita, nel 2015 un’auto su 10 sarà prodotta in Cina, con una quota di 60 miliardi di euro” ha sottolineato il Ministero del Commercio. Parte del merito va anche alle 6 case costruttrici che hanno triplicato le vendite in pochi mesi, grazie anche alle sovvenzioni statali (che potrebbero interrompersi a fine 2010) che si sono indirizzate soprattutto ai 700 milioni di abitanti delle zone rurali, alcuni dei quali hanno acquistato un minivan o un furgone a cifre irrisorie. Tra questi, alcuni erano di marca Volkswagen, azienda che vende più auto in Cina che in Germania.