Piano FCA: per Fiat cauta ambizione

Fabrizio Brunetti
29 Maggio 2014
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Piano FCA: per Fiat cauta ambizione

Obiettivi strabilianti per Alfa Romeo, Jeep, Chrysler, Maserati… per Fiat invece prudenza, gamma ridotta ma aumento dei profitti.

Obiettivi strabilianti per Alfa Romeo, Jeep, Chrysler, Maserati… per Fiat invece prudenza, gamma ridotta ma aumento dei profitti.

Il piano Fiat Chrysler per il quinquennio sino al 2018 è ormai stato illustrato e discusso in ogni aspetto ed ha iniziato la sua vita operativa e finanziaria. Piano che prevede per la maggior parte dei marchi crescite strepitose. Da 732.000 a 1.900.000 per Jeep (+ 160%), da 350 ad 800 mila per Chrysler (+129%), da 15 a 75 mila per Maserati (+ 400%), da 74 a 440 mila per Alfa Romeo (+ 441%!).

Due sole eccezioni in questa spavalda, qualcuno dice temeraria, dichiarazione di obiettivi. La prima è il focus di Dodge sulla sportività, lasciando a Chrysler il mercato ampio e generalista, senza duplicazioni come avviene oggi con Voyager ad esempio, il che comporta una riduzione delle gamma a sei modelli – Charger, Challenger, Dart, Yourney, Durango e Viper – e  di mantenere le vendite del marchio attorno alle 600.000 unità.

L’altro esempio è rappresentato dal sobrio trend di crescita previsto per il brand Fiat, da 1,5 a 1,9 milioni nei cinque anni fino al 2018. E qui i motivi sono più complessi e meritano un approfondimento ragionato su quanto si ricava dal documento di piano e dalle parole di Olivier Francois. Dunque la premessa è che il brand Fiat è, coerentemente con il dichiarato spostamento della centratura del Gruppo sui prodotti premium, alla ricerca non tanto dei volumi, che in Europa comunque non cresceranno, quanto dei profitti, cioè del maggior margine su veicolo venduto che un prodotto premium, cioè di prezzo medio di vendita superiore a quello di un prodotto generalista dello stesso segmento di mercato, garantisce.

Per 500 e Panda questo è in effetti quello che sta accadendo, fasce di prezzo alte ma percezione e autorevolezza elevati con margini soddisfacenti.Dunque quest’anno il lancio del crossover compatto 500X, successo annunciato ma che dovrà conquistare il suo spazio tra rivali temibili dal successo ormai consolidato come Nissan Juke, Renault Captur e Peugeot 2008, tanto per citare solo quelli sono al vertice della classifica del segmento.

Nel 2015, la prima novità sinora non prevista, un’autentica inattesa novità che suona incoerente con la premessa filosofia del “solo premium”. Nascerà infatti una berlina a tre volumi di segmento C, che sostituisce nella produzione Fiat la Linea, e capostipite di una famiglia che prevede nel 2016 una due volumi 5 porte destinata a sostituire la Bravo e una Station Wagon, modello che manca dalla gamma Fiat dalla fine della Stilo Multiwagon nel 2008.

Ma come non era proprio di Marchionne l’affermazione categorica che è antieconomico produrre in Europa vetture generaliste, e che le tre volumi non hanno mercato e che le Station Wagon non ne hanno più e che anche il tradizionale mercato delle due volumi di segmento C ad eccezione della Golf non ha potenziale?

Costruite a Tofas nell’impianto turco da cui escono oggi Linea, Doblò e Fiorino, le compatte Fiat 2015/2016 non nascono certamente come prodotti premium, non avranno come rivali elettive Golf, Audi A3/A4, Classe A/CLA, BMW Serie 1 e Serie 3, ma le segmento C generaliste di Peugeot, Renault, Volvo, dei marchi giapponesi e coreani.

Evidentemente tra l’alternativa di non essere presenti nel segmento con prodotti premium, destinati semmai ad Alfa Romeo, o di trovare il modo di produrne di generalisti ma a costi accettabili, come in Turchia, ha prevalso, per il momento, la seconda opzione. Riusciranno nell’impresa di affermarsi e garantire un margine le Fiat medie generaliste? Vedremo quanto riusciranno ad imporre l’immagine di un brand come Fiat che, al di fuori di 500 e Panda, immagine non ha.

Il piano prevede anche un crossover compatto nel 2017, non come si era ipotizzato fin qui un Dodge Journey rimarchiato, come avvenuto col Freemont, ma probabilmente un derivato della stessa piattaforma, magari dalla prossima generazione del commerciale Fiorino e prodotto anch’esso in Turchia. E infatti il “Pandone” di cui si era tanto parlato come sviluppo in alto della gamma Panda, nel piano non c’è e al momento sembra più probabile che il SUV compatto 2017 si chiami solo Fiat piuttosto che Panda.

Sempre nel 2015 il nuovo Doblò e… la 124 Spider, nell’attesa finalmente di vedere qualcosa di emozionante, una vera specialty, e per di più evocativa, a marchio Fiat (e Abarth). Nel 2016 oltre all’allargamento della famiglia delle segmento C di produzione turca, già accennate, e al nuovo Qubo, arriverà la tanto chiacchierata 500 5 porte che dovrebbe sostituire, ma con l’upgrading iconico del marchio 500, la vetusta Punto nel segmento B. Ma proprio la 500 5 porte fa parte delle possibili variabili del piano, tanto che Olivier Francois ha anche accennato alla possibilità di cambiare rotta e sostituire la Punto con una vettura completamente diversa e a marchio Fiat.

E se invece nascessero entrambe le declinazioni? Una segmento B a marchio Fiat, generalista ma molto diversa dalle tradizionali 2 volumi, ad esempio un quasi crossover originale, come il Nissan Juke, magari a marchio Panda, e un’icona premium come una 500 5 porte.

Credo che al momento le strade non siano in effetti definite e che tutte le opzioni restino aperte. Certo questa incertezza tra un marchio Fiat solo premium ed uno con due anime, una premium e una generalista, persiste e il piano la lascia intuire. Il risultato è un ruolo disegnato per il brand Fiat molto cauto, poco ambizioso, che rinvia ad esempio sine die la nuova generazione di 500 tre porte e programma per il 2018 la prossima di Panda, i due soli punti fermi. E’ probabile quindi che tra i marchi che compongono il piano FCA sia proprio Fiat quello il cui piano subirà le maggiori modifiche in corso d’opera.

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