Ecco la classifica dei modelli sbagliati…

Fabrizio Brunetti
28 Febbraio 2014
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Ecco la classifica dei modelli sbagliati...

Mercedes, Renault, Fiat e Volkswagen hanno collezionato le peggiori perdite nell’ultimo quindicennio, ecco la poco lusinghiera classifica.

Mercedes, Renault, Fiat e Volkswagen hanno collezionato le peggiori perdite nell’ultimo quindicennio, ecco la poco lusinghiera classifica.

And the winner is? Anzi the loser is? Un’importante Istituto di Ricerca Finanziaria ha stilato una poco onorevole classifica delle perdite che modelli sbagliati hanno procurato ai principali costruttori mondiali negli ultimi 15 anni.

La top 10 delle perdite totalizza la bellezza di 20 miliardi di euroLa classifica è stata ripresa e commentata dai media e dalle Agenzie Finanziarie e non è, attenzione, una lista completa dei “fallimenti” ma solo una rigorosa valutazione in ordine decrescente del valore assoluto delle perdite del modello e della perdita per unità prodotta che quel modello ha generato per il suo costruttore.

E dunque chi sono i “vincitori tra i perdenti“? Troviamo insieme generi automobilistici totalmente diversi tra loro, come Mercedes, Renault, Fiat, Volkswagen, Peugeot, Audi, Bugatti, Jaguar.

Al primo posto, con 3,35 miliardi di euro la prima generazione Smart, lanciata nel 1997, con enormi costi di sviluppo ed un target annuale di vendite fissato in 200.000 unità, risultato mai neppure avvicinato nella sua lunga carriera.

La perdita per unità è stata di 4.470 euro, un bagno di sangue e del resto anche la seconda generazione ha proseguito il trend di perdite, senza considerare il disastroso fallimento e la breve vita della infelice Smart a 4 posti.

Tra i fallimenti di Mercedes per altro non si possono non citare la Classe A monovolume, specie la prima generazione, quella dell’alce, che troviamo al quinto posto della classifica con 1,71 miliardi, la grossa Classe R, pensata per gli USA e che invece proprio oltreoceano ha registrato la sconfitta più cocente, la superlussuosa Maybach, nata nel 2002 con grandi ambizioni e cancellata nel 2012.

Al secondo posto l’anti Golf della Fiat, quella Stilo che, lanciata nel 2001, raggiunse a stento le 180.000 unità e solo nei primi due anni, contro un target annuale di 380.000.

Stilo costò a Fiat 2,1 mld di euro ed una perdita per unità di 2.729 euro.

Tra i brucianti errori del Gruppo peraltro vanno annoverarti anche le Alfa 145 e 146, la 155, la 159, Brera e le Lancia Lybra berlina, Thesis, Delta 2, Kappa.

Al terzo gradino la disastrosa versione con marchio Volkswagen dell’ Audi A8, la Phaeton, in un ruolo di ammiraglia understandment che non ha mai convinto i mercati.

Per la Phaeton fu costruita una nuova fabbrica dedicata a Leipzig, motorizzazioni enormi come il W12 6 litri benzina o il 5 litri V10 diesel, ma a fronte di un target di 50.000 unità/anno il picco massimo raggiunto dall’ammiraglia triste è stato di 11.000.

Risultato una perdita globale di 2 miliardi di euro e una stratosferica perdita per unità di € 28.101!

Complimenti davvero e anche per VW altri errori hanno fatto meno danno ma bruciano, come la popolare Fox, l’attuale generazione Passat, la Golf 5, la recentissima Up!

Disastro da quarto posto per il piccolo monovolume Peugeot 1007, dalle porte scorrevoli, lanciata nel 2004 con grandi ambizioni (150/200.000 unità anno) che ha toccato un picco di neppure 75.000.

Pur drasticamente tagliata nel prezzo di vendita dai 18.000€ iniziali a 12.000, la 1007 è costata una perdita di 1,9 mld di euro e 15.000€ di perdita per unità!!

Della Classe A al quinto posto abbiamo già detto, mentre al sesto posto ancora un esempio della smisurata ambizione di Piech, quella Bugatti Veyron che è costata 1,7 mld di euro con una perdita per unità venduta di qualcosa come 4,6 milioni di euro!!!

Stessa perdita globale per la “piccola” Jaguar X-Type, basata sulla Ford Mondeo e immaginata come antagonista ideale della BMW serie 3.

Anche in questo caso 200.000 vetture/anno l’obiettivo, 75.000 il picco faticosamente raggiunto.

Risultato 1,7 mld di perdita e 4.687€ per unità.

Ottava la Renault Laguna, generazione 2007, immaginata come ammiraglia e portabandiera del marchio francese, con un miliardo e mezzo di euro di perdita e 3.548€ per unità.

Al nono posto la coraggiosa, innovativa e costosa Audi A2, nata del 2000 e soppressa nel 2005 per i proibitivi costi di produzione.

Risultato 1,3 miliardi di perdita, 7.532€ per unità.

A chiudere la classifica, al decimo posto, ancora una Renault, l’originale ma brutta, ammiraglia Vel Satis, nata nel 2001 e terminata nel 2009.

Rimasta sempre confinata in numeri di vendita imbarazzanti per modestia, la “brutta ammiraglia” è costata 1,2 mld con una perdita per unità di 18.712€.

Interessante vero?

Si fa fatica ad immaginare, anche col senno di poi, che raffinatissimi staff marketing e board aziendali di primo livello possano aver puntato su scelte così sbagliate e onerose.

Eppure è accaduto e come visto per costruttori tra loro completamente differenti.

Nessuno ha le bacchetta magica e le scelte dei consumatori sono davvero difficili da individuare, in un mercato a larga offerta e ipersaturo come quello dell’auto.

Forse davvero, come dicono i creativi per spuntare compensi più alti, il successo dipende principalmente dall’intuizione felice sui fattori che influenzano la scelta del consumatore, più che dalla capacità progettuale e produttiva in sé.

In più qualche volta è il fattore motivazionale del vertice che orienta a scelte sbagliate, spesso per l’ambizione di essere presenti in segmenti importanti o prestigiosi.

Gli esempi degli errori di Piech, con Phaeton e Bugatti, o delle ammiraglie francesi, alle quali va aggiunta la Citroen C6, rientrano in questa categoria. 

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