Mercato auto USA… cose dell’altro mondo

Fabrizio Brunetti
12 Agosto 2013
Mercato auto USA... cose dell'altro mondo

Mai così simili, mai così diversi: il mercato americano dell’auto tra grandi pick-up, berline “mid sized”, lusso alla tedesca e small trendy.

Mai così simili, mai così diversi: il mercato americano dell’auto tra grandi pick-up, berline “mid sized”, lusso alla tedesca e small trendy.

Una volta tra le auto americane e quelle europee o giapponesi la differenza era abissale, anche nei confronti tra segmenti simili. Le prime erano enormi, vistose, di opulenza pacchiana e appariscente ma di qualità scadente, di colori e accostamenti sgargianti, con i “piccoli” 6 cilindri in linea da almeno 3 litri o i classici V8 tranquilli e ronfanti, di tecnica tradizionale e assai poco innovativa, esageratamente morbide nelle guida, con tenuta di strada e frenatura sempre problematiche. Le seconde invece erano piccole, a 4 cilindri, sobrie, di buone prestazioni, affidabili e ben finite.

Il lusso delle americane era costituito ad esempio di berline rigorosamente nere, Cadillac, Lincoln, Chrysler, quello all’europea dei grigi metallizzati di BMW, Mercedes, Jaguar, poi Audi, e delle giapponesi premium Lexus e Infiniti.

Ma anche nelle berline compatte (per gli americani), nelle sportive, nei commerciali, nei SUV, la differenza tra le americane e le europee e giapponesi era netta e contrapposta sia nel design che nelle scelte tecniche e quindi si affermavano sul mercato americano solo le straniere radicalmente diverse dalle americane, BMW, Volkswagen, Mercedes, Audi, Toyota, Honda, Volvo, Jaguar, Saab.

La crisi finanziaria del 2008 che ha portato i tre ex colossi di Detroit sull’orlo del fallimento, la rivoluzione del mercato mondiale del’auto, con la crescita prepotente dei mercati emergenti come Brasile, Cina, India, Russia, i passi da gigante dei coreani di Hyundai, la crisi senza fine dei costruttori generalisti europei, hanno modificato radicalmente lo scenario mondiale dell’auto e attenuato le differenze di prodotto specifiche dei singoli mercati.

Oggi è assai arduo individuare differenze nette tra le berline mid-sized americane e quelle europee, giapponesi o coreane.

Le giapponesi Toyota Camry e Honda Accord si disputano la leadership del secondo segmento di mercato USA, seguite da vicino dalla terza giapponese Nissan Altima, ma le americane che insidiano, con successo, – Ford Fusion, Chevrolet Cruze, Malibu e Impala, Chrysler, con le vecchie 200 e Dodge Avenger e con la nuovissima Dart – hanno esattamente le stesse caratteristiche di stile e meccaniche delle giapponesi, vale a dire ad esempio, oltre allo stile, piccoli motori turbocompressi a 4 cilindri da 1,4 a 2,4 litri e  potenze tra 160 e 220 cv, trazione anteriore.

Una rivoluzione omologante tra mondi automobilistici differenti, con caratteristiche stilistiche e tecniche che sono assai poco americane in senso tradizionale.

Le mid-sized premium sono solo europee e si contendono il primato BMW serie 3 e Mercedes Classe C, davanti alla Passat, mentre l’Audi A4 racimola solo briciole, come la Volvo V60.

In questo caso stiamo parlando delle stesse auto che dominano il mercato europeo premium, ma con una classifica completamente diversa e che corrisponde solo nella leadership della serie 3.

L’esempio clamoroso di questa diversità di gusti, anche con offerta di modelli identica, è il confronto Golf/Jetta. Agli americani le due volumi compatte in genere non piacciono, e così, ad eccezione di Toyota Corolla e Honda Civic (peraltro forte anche nella versione a quasi tre volumi), la Golf, leader indiscussa in Europa, è surclassata in USA dalla tre volumi Jetta (16.784 contro 81.296 nel primo semestre 2013), cenerentola in Europa e anche BMW serie 1 e Audi A3 fanno numeri imbarazzanti (rispettivamente 3.189 e 826!).

Così uguali ormai le auto, così diverse le scelte e i gusti del mercato. Il Beetle ad esempio, il il nuovo Maggiolino, alla seconda generazione, è già un flop in Europa, ma un successo sul mercato americano.

La sorpresa vera del primo semestre 2013 è stata la progressione del 25% di Subaru,  dovuta principalmente allo strepitoso successo del Forester, con 50.748 pezzi.

Il Forester vende un decimo scarso di questi numeri in tutta Europa e peraltro il piccolo costruttore giapponese va fortissimo anche con la Outback (61.311) e persino con la Impreza (39.106).

Subaru ha consolidato nei consumatori statunitensi un’immagine di sicurezza, solidità, buon rapporto qualità/prezzo, simile a quella che aveva Volvo negli anni 60/80.

La massima espressione di questa diversità di gusti tra i due mondi automobilistici è quella dei dominatori del mercato americano, ormai da trent’anni, i grossi Pick Up, Ford F150, Chevrolet Silverado e Dodge Ram nell’ordine, che sulle strade europee sono rari e riservati in genere a chi vuol farsi notare.

Sempre meglio e in forte progresso anche l’altro mito americano, Jeep, che con Grand Cherokee e Wrangler totalizza numeri importanti e sta per arrivare il nuovo Cherokee.

Imprevedibilmente due icone europee, small trendy come Mini e Fiat 500 riscuotono un buon successo americano, mentre il fortunatissimo (in Europa) Range Evoque realizza in USA numeri modesti (5.440 nel 1° semestre 2013) e inferiori a quelli dei grossi Range e Range Sport.

Poco meglio fa anche l’altro fenomeno dei SUV compatti, Nissan Juke (17.778 nel periodo), che ha pochi fans negli States.

C’è un solo leader incontrastato nel mercato americano dei SUV compatti e si chiama Toyota, che con il RAV4 ha immatricolato oltre 100.000 pezzi nel semestre.

Anche Porsche, in grande crescita come brand, ha un trend molto caratteristico e se il classico 911 ha molti estimatori  (5.326), il mercato americano ha premiato il SUV Cayenne (quasi 10.000 immatricolazioni nel semestre) ma snobbato la berlinona Panamera (appena 2.532 nello stesso periodo).

Nella classifica top sellers  General Motors resta il primo costruttore con oltre 1.400.000 immatricolazioni, davanti a Ford con 1.289.736, Toyota con 1.108.791, Chrysler, che realizza il progresso migliore tra i top, con 908.332. Seguono Honda (745.578), Hyundai/Kia (638.361) e Nissan (624.709). Il primo costruttore europeo, il gruppo Volkswagen, si ferma a 303.828.

Insomma a fronte di un’offerta automobilistica ormai quasi interamente allineata al resto del mondo nell’offerta di prodotto, il mercato americano dell’auto resta un “altro mondo“.

Un altro mondo da seguire con attenzione da parte di tutti i costruttori perché, se il trend positivo non subisce battute d’arresto, quel mercato varrà quest’anno la bellezza di 15 milioni di veicoli e tutti vorrebbero spartirsi un piatto così ricco.

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