Mercato auto europeo in crisi: da Automotive Forum appello a Bruxelles
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L’automotive europeo rischia di perdere terreno. È quanto emerge dall’AlixPartners Global Automotive Outlook, presentato durante l’evento “Automotive, quale futuro – Reagire con decisione: basta parole!”, organizzato da #FORUMAutoMotive in occasione dei dieci anni del movimento di opinione fondato dal giornalista Pierluigi Bonora. Al centro del dibattito, il Green Deal europeo e la necessità – sempre più condivisa da politica e industria – di rivedere strategie e tempistiche della transizione, come recentemente ribadito anche dall’ex premier Mario Draghi.
Europa in affanno, Cina in ascesa
Secondo lo studio di AlixPartners, il mercato europeo dell’auto chiuderà il 2025 con un calo del 2%, per poi registrare una crescita modesta negli anni successivi. In parallelo, i costruttori cinesi continuano la loro avanzata nel Vecchio Continente: la loro quota passerà dall’8% del 2024 al 13% nel 2030, pari a circa 800.000 veicoli in più, sottratti quasi interamente ai marchi europei, la cui quota scenderà dal 62% al 58%. «Stiamo assistendo a un calo della profittabilità per gli OEM europei e americani, mentre i player cinesi migliorano i propri margini», ha spiegato Emanuele Cordone, Director Automotive Practice di AlixPartners.
In Italia, il mercato resta debole rispetto al periodo pre-pandemia: prezzi in aumento, minore accessibilità e una domanda ancora incerta frenano le immatricolazioni. Crescono invece i marchi cinesi, forti di prodotti tecnologicamente avanzati e competitivi. Per raggiungere l’obiettivo simbolico di un milione di unità prodotte, servirebbero oggi oltre due anni.
Elettrico, crescita lenta e gap di prezzo
Sul fronte elettrico, l’Italia resta indietro. Nella prima metà del 2025, i veicoli BEV e PHEV rappresentano solo il 10% del mercato, con emissioni medie delle nuove auto stabili ai livelli del 2017. L’offerta di modelli elettrici è destinata ad aumentare tra il 2025 e il 2027, ma il divario di prezzo con le vetture termiche rimane elevato, soprattutto nei segmenti A e B. Secondo Cordone, i veicoli REEV (Range Extender Electric Vehicles) potrebbero rappresentare una soluzione per superare la “range anxiety” e accelerare la diffusione dell’elettrico.
Il fronte politico-industriale: “Neutralità tecnologica o sarà game over”
Il dibattito si è acceso durante la Automotive Eurotribuna Politica, dal titolo eloquente: “Il sistema europeo è a fine corsa?”. Il promotore Pierluigi Bonora ha lanciato l’allarme: «Se da Bruxelles non si passerà presto dalle parole ai fatti, il rischio è il game over per l’automotive europeo, con danni irreversibili per occupazione e filiera».
Roberto Vavassori, presidente ANFIA, ha denunciato la crisi della componentistica: «Siamo in apnea. Lo scorso anno abbiamo perso 100mila posti di lavoro. Servono decisioni immediate per rinviare la scadenza del 2035 e preservare una quota di veicoli non BEV». Andrea Cardinali (UNRAE) ha ribadito il nodo fiscale sull’auto aziendale, mentre Fabio Pressi (Motus-E) ha puntato il dito sulla competitività: «Il problema non è l’elettrico, ma il fatto che i cinesi siano più competitivi. Dobbiamo correre su batterie e riciclo». Dal fronte dei carburanti, Gianni Murano (UNEM) ha criticato la rigidità del Green Deal: «Le norme attuali non favoriscono la transizione, ma la paralizzano. Servono correttivi per riconoscere la libertà tecnologica e valorizzare i carburanti low carbon».
Politica europea e industria: verso un nuovo equilibrio
Dai rappresentanti politici è arrivato un segnale di apertura. L’eurodeputato Paolo Borchia (ID) ha sottolineato: «Molti di coloro che hanno avallato il Green Deal ora stanno cambiando idea. La domanda resta: come produrremo l’energia necessaria per il full electric?».
Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico della Lombardia e presidente dell’Alleanza delle Regioni Europee Automotive, ha parlato di «danni evidenti sul piano sociale e industriale» e definito «un errore clamoroso» aver limitato il futuro della mobilità al solo elettrico. Per Massimiliano Salini (FI, Commissione Industria UE), la revisione del Green Deal «arriverà tra fine 2025 e inizio 2026». Il principio da seguire? «Convivenza tra tecnologie e neutralità tecnologica». Duro anche Fabio Raimondo (FdI): «Le navi cinesi che scaricano migliaia di auto nei porti italiani sono la prova tangibile della perdita di decine di migliaia di posti di lavoro».
Gli interventi finali di Andrea Taschini, Mario Verna e Alessandro Mortali hanno ribadito la necessità di una strategia industriale comune.
Taschini ha invocato «dazi o contingenti» contro le auto cinesi, Verna ha chiesto se «l’automotive sia ancora un settore strategico per l’Europa», mentre Mortali ha lanciato l’allarme sulla progressiva scomparsa delle imprese della componentistica italiana.
L’Europa, intanto, guarda al 2030. Ma senza un cambio di passo concreto – tra Green Deal, competitività e politiche industriali – il rischio è che la corsa verso l’elettrico si trasformi in un boomerang per l’intera filiera automobilistica del continente.
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