Addio Maserati? Stellantis pronta a venderla agli Emirati Arabi
:format(webp)/www.motori.it/app/uploads/2025/02/maserati_ghibli_s_q4_neiman_marcus_88.jpg)
La voce si fa sempre più insistente nei corridoi dell’industria automobilistica: Stellantis starebbe valutando la cessione di uno dei suoi marchi più iconici, la storica Maserati, agli investitori degli Emirati Arabi Uniti. Un’operazione che, se confermata, avrebbe il sapore di una vera e propria svolta epocale non solo per il gruppo, ma per l’intero panorama produttivo italiano. Eppure, dietro questa possibile mossa, si celano intrecci ben più complessi, che coinvolgono anche il futuro di Alfa Romeo e dello stabilimento di Cassino, in un quadro industriale che definire incerto sarebbe un eufemismo.
L’ultima indiscrezione, riportata dal giornalista Pierluigi Bonora, accende i riflettori su una trattativa che, pur trovandosi ancora in fase embrionale, già mette in fibrillazione analisti, lavoratori e sindacati. Il gruppo automobilistico guidato da Carlos Tavares, infatti, si trova di fronte a un bivio: da un lato, la tentazione di alleggerire un portafoglio marchi considerato da molti osservatori “troppo affollato” – ben 14 brand sotto lo stesso tetto – e, dall’altro, la necessità di tutelare la propria identità italiana e la forza lavoro nazionale, già provata da una crisi produttiva senza precedenti.
Non è un mistero che il 2025 sia iniziato in salita per la produzione tricolore di Stellantis. I numeri parlano chiaro: nel primo semestre, le auto uscite dagli stabilimenti italiani sono state appena 221.885, con una flessione del 26,9% rispetto all’anno precedente. Ancora più drammatica la situazione per le autovetture, che hanno registrato un crollo del 33,6%. A tenere in piedi la baracca, se così si può dire, sono stati i veicoli commerciali, la cui contrazione si è fermata al 16,3%.
Ma è l’analisi dei singoli impianti a restituire la fotografia più impietosa: Mirafiori ha lasciato sul campo il 21,5%, Cassino addirittura il 34%, mentre Melfi ha visto evaporare il 59,4% della propria produzione. Persino Pomigliano, baluardo dell’automotive italiano con il 64% delle vetture nazionali, non è rimasto immune, fermandosi a 78.975 unità, il 24% in meno rispetto all’anno passato.
Il colpo di grazia arriva dai dati diffusi dal Global Automotive Outlook 2025 di AlixPartners: rispetto al 2017, la produzione italiana ha subito una vera e propria emorragia, lasciando sul terreno il 54% dei volumi, mentre il tasso di utilizzo degli impianti è precipitato dal 75% a un insostenibile 35%. Un trend che non lascia spazio a molte interpretazioni: la situazione è allarmante e la tenuta del sistema produttivo nazionale è a rischio.
In questo scenario, la possibile cessione di Maserati agli Emirati Arabi Uniti si configura come una mossa di razionalizzazione che potrebbe consentire a Stellantis di concentrare risorse e strategie su segmenti più profittevoli. Tuttavia, la volontà del gruppo di inserire nel pacchetto anche Alfa Romeo e lo stabilimento di Cassino sembra incontrare la freddezza degli investitori arabi, che vedrebbero nel Tridente un vero gioiello del lusso automobilistico, mentre restano più cauti su altri asset meno appetibili.
Le ripercussioni sul fronte occupazionale non tardano a farsi sentire. I sindacati, in particolare la FIM-Cisl, lanciano l’allarme: il ricorso agli ammortizzatori sociali è in costante aumento e l’incertezza per i lavoratori si fa ogni giorno più pesante. Le stime parlano chiaro: entro la fine dell’anno, la produzione complessiva non dovrebbe superare le 440.000 unità, di cui appena 250.000 automobili. Un dato che mette in discussione non solo la sostenibilità degli impianti, ma anche il futuro di migliaia di famiglie legate all’indotto.
Il nodo cruciale resta il valore effettivo dei marchi in gioco e le garanzie che potrebbero essere offerte in caso di cessione. Maserati rappresenta senza dubbio un asset di prestigio, capace di attrarre investitori interessati a rafforzare la propria presenza nel segmento premium. Alfa Romeo, pur forte di una storia gloriosa, appare oggi in cerca di rilancio, mentre lo stabilimento di Cassino paga dazio a una riorganizzazione produttiva che non ha ancora trovato un equilibrio.
Sul tavolo, dunque, restano più domande che risposte: quale sarà il futuro industriale dell’Italia nell’orbita Stellantis? Gli Emirati Arabi Uniti rappresentano davvero una garanzia di rilancio per il Tridente, o il rischio è quello di una mera operazione finanziaria, con scarse ricadute sul territorio? E soprattutto, che ne sarà dei lavoratori e della tradizione manifatturiera italiana, messa a dura prova da una crisi che sembra non voler concedere tregua? Il prossimo capitolo di questa vicenda, comunque vada, si preannuncia tutt’altro che scontato.
Se vuoi aggiornamenti su News inserisci la tua email nel box qui sotto:
Ti potrebbe interessare
:format(webp)/www.motori.it/app/uploads/2025/09/wp_drafter_3650707-scaled.jpg)
:format(webp)/www.motori.it/app/uploads/2025/09/wp_drafter_3650709-scaled.jpg)
:format(webp)/www.motori.it/app/uploads/2025/09/wp_drafter_3650655-scaled.jpg)
:format(webp)/www.motori.it/app/uploads/2025/09/wp_drafter_3650657-scaled.jpg)