Lotus rilancia la sua sfida globale: stabilimento salvo, sguardo oltreoceano
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Il futuro di Lotus, iconico marchio britannico di auto sportive, si trova oggi al centro di un acceso dibattito, sospeso tra il rispetto della sua eredità storica e le sfide del mercato globale. Nonostante le recenti speculazioni, la casa automobilistica, sotto il controllo del gruppo cinese Geely, ha ribadito il proprio impegno a mantenere operativo il suo storico stabilimento Norfolk, epicentro della produzione e dell’innovazione tecnologica del brand. Tuttavia, la dirigenza non esclude l’adozione di nuove strategie per migliorare la competitività e rispondere alle mutevoli esigenze del settore.
Le voci di una possibile chiusura, diffuse da testate come la BBC e il Financial Times, hanno generato preoccupazioni tra i circa 1.300 dipendenti del sito britannico. Tuttavia, l’azienda ha smentito categoricamente queste ipotesi, sottolineando gli investimenti effettuati negli ultimi sei anni, che dimostrano il radicamento e la volontà di preservare il patrimonio industriale britannico. Feng Qingfeng, CEO di Lotus, ha recentemente annunciato che tra le opzioni al vaglio vi è anche l’avvio della produzione negli Stati Uniti, un mercato strategico ma attualmente penalizzato dai dazi USA.
La carta americana, opportunità e necessità?
La proposta di trasferire parte della produzione nello stabilimento Volvo Ridgeville, situato in South Carolina, rappresenta una risposta pragmatica alle difficoltà commerciali. Questa struttura, con una capacità produttiva di 150.000 veicoli all’anno, è attualmente sottoutilizzata, offrendo un’opportunità concreta per compensare i costi legati alle tariffe doganali. Tali dazi hanno temporaneamente interrotto le esportazioni della Emira verso gli Stati Uniti lo scorso aprile, con una ripresa prevista solo ad agosto. Nel frattempo, i modelli elettrici prodotti in Cina rimangono esclusi dal mercato americano, una limitazione che riflette le tensioni commerciali tra le due economie.
Questa situazione si inserisce in un contesto più ampio di difficoltà per l’industria automobilistica britannica, che ha registrato a maggio 2024 i livelli produttivi più bassi degli ultimi 76 anni. Con appena 49.810 veicoli costruiti e un crollo del 55,4% nelle esportazioni verso gli Stati Uniti, il settore si trova a fronteggiare sfide senza precedenti. Tuttavia, Lotus rimane ferma nella sua volontà di innovare e adattarsi, mantenendo il Norfolk come cuore pulsante delle sue attività. Questo stabilimento non è solo il fulcro della produzione, ma ospita anche il centro design globale e le divisioni motorsport ed engineering, simboli dell’eccellenza tecnica e creativa del marchio.
Il progetto di espansione negli Stati Uniti non rappresenta una fuga dalla tradizione, ma piuttosto un tentativo di conciliare la storia con le necessità del presente. La produzione locale potrebbe infatti consentire a Lotus di aggirare gli ostacoli tariffari e di rafforzare la sua presenza in un mercato cruciale per le auto sportive. Inoltre, questa mossa potrebbe allinearsi con la strategia Vision80, un piano a lungo termine che mira a trasformare il brand entro il suo 80° anniversario nel 2028, ampliando la gamma di prodotti e incrementando i volumi di vendita.
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