Chrysler e Lancia… chi ci guadagna?

Fabrizio Brunetti
12 Gennaio 2010
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Chrysler e Lancia... chi ci guadagna?

L’integrazione tra le due Case è un’opportunità da non sottovalutare ma per alcuni prefigura la futura scomparsa del marchio italiano

L’integrazione tra le due Case è un’opportunità da non sottovalutare ma per alcuni prefigura la futura scomparsa del marchio italiano

Nei prossimi mesi il marchio Lancia non sarà più strettamente collegato a quello Fiat ma subirà una marcata integrazione con il brand americano Chrysler. Una sola unità strategica Chrysler-Lancia guidata da Olivier Francois – che sino ad ottobre 2009 era stato Amministratore Delegato del solo marchio italiano – e che al prossimo Salone di Ginevra avrà massima evidenza per lo stand unico dove verranno mostrate le gamme prodotto dei due storici marchi.

Il pubblico ha risposto con interpretazioni diametralmente opposte: da una parte coloro che leggono nell’integrazione i prodromi di una progressiva scomparsa, o comunque di un marcato ridimensionamento, del marchio torinese con una Chrysler, player globale, e una Lancia ridotta a premium brand per le versioni di lusso di vetture “Made in America”. Altri vedono invece nell’integrazione la possibilità di dotare un marchio di prestigio di una gamma prodotti finalmente all’altezza, sfruttando in particolare le sinergie nell’alto di gamma, che con l’epilogo dei modelli Thesis e Phedra, vede la Lancia completamente assente da quello che dovrebbe essere il suo mercato elettivo.

Bicchiere mezzo vuoto…

Il piano “Fiat Group & Chrysler” per il biennio 2010/2011 mostra una raffica di nuovi modelli per Lancia a cominciare dalla nuova Ypsilon e dalle nuove berlina e cabrio del segmento D, che sfrutteranno a piattaforma della prossima Chrysler Sebring, per arrivare all’ammiraglia e alla nuova Phedra che deriveranno rispettivamente dalla futura 300 C e dalla Voyager.

Nello stesso periodo arrivano naturalmente le Delta e Ypsilon in versione Chrysler (la prima è stata già mostrata al Salone di Detroit), destinate senz’altro al mercato americano e a tutti quei mercati – citando Marchionne – dove “il marchio Chrysler è più noto di quello Lancia…”

Entro il 2011 le gamme di Chrysler e Lancia saranno quindi identiche nei cinque modelli fondamentali, salvo le personalizzazioni specifiche, ma questo vuol dire, dicono gli ottimisti, che Lancia starà molto meglio di come sarebbe stata sotto l’ombrello Fiat.

Bicchiere mezzo pieno…

Certo è che nella strategia globale del Gruppo Fiat – così lucidamente illustrata da Marchionne in più occasioni – la sopravvivenza con i numeri attuali dei marchi Lancia e Alfa Romeo sarebbe stata davvero difficile. E dall’integrazione tra la “nobile torinese” e “l’americana diversa”, Lancia più che avere qualcosa da perdere ha molto da guadagnare.[!BANNER]

Anche la limitazione della Lancia solo ad alcuni mercati europei (Francia, Belgio, Spagna e Grecia) va confrontata con la situazione attuale che vede comunque una totale assenza della Casa in Gran Bretagna e una quota di mercato sicuramente trascurabile in altri mercati dell’Unione trra cui Germania, Austria e Olanda.

Per inciso il precedente piano 2008/2010 prevedeva per Lancia una produzione di 300.000 vetture l’anno entro il 2010 (mentre il 2009, anno brillante per la Casa, ha segnato solamente 120.000 unità vendute) insieme ad una previsione di esportazione in molti paesi – compresa l’Inghilterra – nei quali è tuttora assente. Ne sapremo di più entro la primavera di quest’anno, ma a me sembra che il bicchiere, per Lancia (e per Chrysler), sia mezzo pieno.

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