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Land Rover svela Defender D7XR per il Dakar 2026

Di Simone Fiderlisi
Pubblicato il 26 nov 2025
Land Rover svela Defender D7XR per il Dakar 2026
Land Rover svela il Defender D7XR da competizione per il Dakar Rally 2026: motore V8 4.4, sospensioni Bilstein, Flight Mode e tre vetture in gara con Peterhansel.

Non è una semplice dichiarazione d’intenti, ma un vero e proprio atto di responsabilità quello che Land Rover ha deciso di assumere in vista del Dakar Rally 2026. La casa automobilistica britannica ha annunciato il suo ingresso nella competizione più leggendaria del motorsport mondiale con tre esemplari del Defender D7XR, schierando un progetto ambizioso che affonda le radici nella categoria Stock, quella dove conta soprattutto l’affidabilità della piattaforma di serie. Ma ciò che rende questa iniziativa particolarmente interessante è la scelta di affidare il tutto a un pilota di straordinaria esperienza: Peterhansel, un nome sinonimo di vittorie nel rally-raid, forte di ben quattordici trionfi alle spalle.

Quando si parla di una sfida del genere, non si tratta solamente di portare un mezzo a un traguardo: si tratta di dimostrare che la robustezza di una piattaforma di serie può competere in uno dei contesti più difficili e selettivi del pianeta. Il Defender D7XR mantiene proprio questa filosofia, conservando la base costruttiva originaria pur essendo sottoposto a un processo di evoluzione tecnica che tocca gli aspetti più critici. Il motore V8 twin-turbo da 4.4 litri, debitamente regolato mediante restrictor, rappresenta il cuore pulsante di questa creatura meccanica. Non è una trasformazione radicale, bensì un affinamento calibrato di ciò che già funziona.

Quello che emerge dalle scelte tecniche è una visione coerente della preparazione: le sospensioni Bilstein sono state specificamente sviluppate per gli ambienti estremi, mentre un’innovazione particolare merita di essere sottolineata con enfasi. Il cosiddetto “Flight Mode" costituisce una risposta ingegnosa ai pericoli peculiari del rally-raid, proteggendo il propulsore nei momenti in cui l’auto abbandona il suolo durante i salti dalle dune. Mesi di test intensivi nel Sahara non sono stati casuali, ma necessari per validare ogni dettaglio di un progetto dove l’affidabilità non rappresenta un’opzione, ma un requisito fondamentale.

La trasmissione automatica a otto rapporti con rapporto finale accorciato, accoppiata ai miglioramenti nei sistemi di raffreddamento, completa un quadro dove ogni scelta risente di una logica precisa: quella di sostenere il mezzo nelle condizioni più critiche. L’abitacolo, costruito secondo gli standard FIA, ospita una gabbia di sicurezza robusta, un serbatoio da 550 litri capace di garantire l’autonomia nelle sezioni più lunghe del percorso, e spazi adeguati per acqua e ricambi essenziali. La livrea “Geopalette" non è meramente estetica: le tonalità di sabbia, pietra e terra alternate al tetto color acquamarina rispecchiano fisicamente l’ambiente desertico nel quale il mezzo dovrà operare.

Tuttavia, ogni progetto di questa portata si confronta con una realtà: i limiti della categoria Stock potrebbero rappresentare un ostacolo non trascurabile quando ci si misura con vetture più radicali, costruite senza i vincoli di una piattaforma di serie. Gli osservatori del settore apprezzano certamente l’approccio coraggioso di dimostrare la capacità competitiva di una base costruttiva originaria, eppure riconoscono che la sfida è tutt’altro che scontata. In un contesto dove l’esperienza strategica e la gestione oculata delle risorse fanno spesso la differenza tra il successo e l’abbandono, la prossima fase di sviluppo sarà determinante. Le ultime settimane di affinamento e le gare di avvicinamento riveleranno il vero potenziale del progetto, permettendo di comprendere se la visione di Land Rover possa trasformarsi in risultati concreti sulle dune.

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