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Jammer contro le frodi all'esame di guida

Di Simone Fiderlisi
Pubblicato il 24 nov 2025
Jammer contro le frodi all'esame di guida
Dopo i casi di frode elusi dal riconoscimento facciale, il Ministero reintrodurrà controlli manuali e sperimenterà jammer in quattro città per gli esami patente.

Il mondo degli esami patente in Italia si trova nuovamente a un bivio, sospeso tra innovazione tecnologica e ritorno alla tradizione. Dopo mesi di sperimentazione, il tanto decantato sistema di riconoscimento facciale implementato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per arginare le frodi nei quiz teorici si è rivelato un colosso dai piedi d’argilla. La tecnologia, presentata come il baluardo contro i furbetti, si è scontrata con la realtà: astuzie sempre più sofisticate hanno reso vulnerabile un sistema che avrebbe dovuto garantire sicurezza e imparzialità. E così, tra promesse di trasparenza e allarmi sulla privacy, il Ministero ha deciso di invertire la rotta, affidandosi di nuovo a quei controlli manuali che sembravano ormai superati, ma che oggi tornano a essere il pilastro della lotta alle irregolarità.

La decisione non arriva certo a cuor leggero. La circolare ministeriale dell’ottobre 2025 segna una svolta: via libera al ripristino della verifica cartacea dei documenti, mentre il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti mette mano al portafoglio per acquistare strumenti di nuova generazione. In prima linea spiccano i jammer, disturbatori di frequenza che promettono di silenziare le comunicazioni tra candidati e complici esterni durante le prove d’esame. Un investimento che fa rumore: quattro kit pilota, dal costo di 35.000 euro ciascuno, pronti a debuttare nelle aule di Napoli, Roma, Venezia e Torino, con altri 126 kit in arrivo per una spesa complessiva di quasi 780.000 euro. Una mossa che non passa inosservata e che solleva più di un interrogativo.

L’introduzione dei jammer è accolta con un misto di entusiasmo e scetticismo. Da un lato, esaminatori e dirigenti delle sedi d’esame salutano il ritorno ai controlli manuali come una boccata d’ossigeno, convinti che solo l’occhio umano possa davvero smascherare i tentativi di frode più ingegnosi. Dall’altro, le associazioni per la privacy e gli esperti di cybersecurity lanciano l’allarme: il rischio di interferenze con reti civili e servizi di emergenza non è affatto trascurabile. Un tema caldo, che mette sul piatto la questione dell’equilibrio tra sicurezza e diritti individuali, tra efficienza amministrativa e tutela della collettività.

Nel frattempo, le autoscuole si dividono. C’è chi vede nella nuova strategia del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti un segnale di fermezza e pragmatismo, capace di restituire credibilità all’intero sistema degli esami patente. Altri, invece, temono che il ritorno alle procedure manuali e l’introduzione dei jammer possano allungare i tempi, rendere le verifiche più invasive e complicare ulteriormente il percorso per i candidati onesti. Il dibattito si fa acceso, alimentato dalle testimonianze di chi ogni giorno vive in prima linea le sfide della formazione e della valutazione dei futuri automobilisti.

Ma il vero nodo da sciogliere rimane quello dell’uso responsabile delle tecnologie biometriche in ambito amministrativo. L’esperienza del riconoscimento facciale fallito solleva dubbi non solo sulla sicurezza dei dati, ma anche sulla trasparenza dei processi di validazione e sulla capacità delle istituzioni di valutare i rischi connessi all’adozione di strumenti così sofisticati. In un’epoca in cui la digitalizzazione avanza a passo spedito, il caso degli esami patente diventa un laboratorio a cielo aperto: da una parte la necessità di innovare, dall’altra l’obbligo di garantire procedure eque, sicure e rispettose dei diritti di tutti.

Il futuro, dunque, si gioca su un delicato equilibrio. La sperimentazione dei jammer nelle principali città italiane sarà un banco di prova decisivo: riusciranno questi dispositivi a blindare davvero le aule d’esame, o si riveleranno un boomerang, portando con sé nuove criticità? Nel frattempo, il ritorno ai controlli manuali impone una riflessione profonda su come coniugare tradizione e innovazione, senza cedere né alla tentazione della tecnologia fine a sé stessa né al rischio di burocratizzare eccessivamente il sistema.

In attesa dei risultati della sperimentazione, resta sul tavolo la questione più ampia della trasparenza nei test di sicurezza e della responsabilità nell’adozione di strumenti che incidono sulla vita di migliaia di cittadini. La vicenda del riconoscimento facciale e dei jammer agli esami patente è solo l’ultimo capitolo di una storia che vede il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti alle prese con la difficile arte di innovare senza perdere di vista i valori fondamentali dell’equità, della legalità e della tutela dei diritti.

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