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India: ogni anno è boom... d'incidenti auto

Di Andrea Barbieri Carones
Pubblicato il 10 giu 2010
India: ogni anno è boom... d'incidenti auto
L'India è di gran lunga il paese con il più alto numero di vittime della strada: ben 118.000 del 2008. Leggete che delirio ogni giorno!

L’India è di gran lunga il paese con il più alto numero di vittime della strada: ben 118.000 del 2008. Leggete che delirio ogni giorno!

L’India ha superato la Cina nel triste primato del numero delle vittime della strada, con un record che sale di anno in anno fino a registrare un incremento del 40% nel 2008 rispetto a solo 5 anni prima. I dati del 2009, non ancora ufficializzati, dovrebbero mantenersi su questi livelli.

E’ sempre triste contare i decessi, anche se si parla di un paese che da tempo ha superato il miliardo di individui: 118.000 sono davvero tanti se si pensa che sono il doppio dei soldati americani caduti durante tutta la guerra del Vietnam e se si pensa che quasi tutti gli indiani conoscevano almeno un amico, un parente, un collega o un vicino di casa che rientra in questa triste contabilità.

Del resto basta metter piede in India per rendersi conto del motivo: strade in pessimo stato, dove pedoni, camion, auto, biciclette, risciò a 3 ruote e vacche sacre marciano in modo promiscuo; controlli di polizia praticamente assenti, automobilisti che violano sistematicamente le norme stradali e – non ultimo – un fortissimo aumento nelle vendite di auto e di mezzi pesanti acquistati tra strati di popolazione che fino a pochi anni fa non possedevano alcun veicolo a motore con più di 3 ruote.[!BANNER]

Vanno meglio le cose in Cina, dove pur con una popolazione di 1,3 miliardi, le cifre officiali delle vittime della strada sono scese gradualmente fino a registrarne 73.500 nel 2008, anche grazie alla progressiva separazione del traffico automobilistico da quello pedonale, cui si aggiunge un incremento della severità da parte delle autorità verso chi viola il codice.

Un giornalista indiano ha voluto raccontare al mondo l’esperienza quotidiana della superstrada che corre da Delhi a Greater Noida, una città satellite della capitale indiana unita ad essa da case, casupole, baracche, tende, centri commerciali e capannoni.

Durante i 40 minuti del viaggio di una giornata presa a campione (ma la cosa si ripete ogni giorno) si sono verificate le seguenti cose: un trattore procedeva contromano, l’autista di un camion per il trasporto latte ha fermato il veicolo in mezzo alla strada ed è sceso per “alleggerire la vescica”, mentre le auto che sopraggiungevano hanno improvvisamente sterzato per evitare l’ostacolo immettendosi nella corsia “veloce” (le virgolette sono d’obbligo) dove nel frattempo viaggiava a 40 km/h una sorta di Ape Car a 3 ruote carica all’inverosimile di tavole di legno. In tutto ciò, gli automobilisti di passaggio parlavano al telefono e “zigzagavano” tra di loro come il miglior Alberto Tomba tra i paletti, ignorando l’utilizzo degli specchietti retrovisori che molto spesso non c’erano o erano piegati verso l’interno.

E’ tutto? No: un gruppo di donne in abito caratteristico indiano, cercava ansiosamente di attraversare le 4 corsie della strada (2 per senso di marcia) tenendo per mano dei bambini, mentre nella direzione opposta un gruppo di giovani impiegati cercava di raggiungere la sponda opposta come se dovesse attraversare il Rio delle Amazzoni dopo le grandi piogge.

Conscio della situazione, il ministro dei Trasporti indiano, Kamal Nath, ha promesso delle soluzioni. Intanto, si vendono sempre più auto, si rilasciano sempre più patenti e le vacche che stazionano in mezzo alle strade sono sempre più sacre e sempre più intoccabili.

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