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Incentivi auto elettriche: la protesta dei territori esclusi accende il dibattito

Di Fabrizio Gimena
Pubblicato il 19 set 2025
Incentivi auto elettriche: la protesta dei territori esclusi accende il dibattito
Uncem protesta contro gli incentivi auto elettriche riservati ai residenti urbani. Nuove disuguaglianze tra città e territori rurali.

Nel panorama attuale della mobilità elettrica, il recente provvedimento governativo sugli incentivi auto elettriche ha acceso un vivace dibattito che travalica i confini delle grandi città, coinvolgendo direttamente anche i territori montani e le aree rurali del nostro Paese. Una decisione che, stando alle ultime comunicazioni, rischia di trasformarsi in un vero e proprio boomerang, andando a colpire proprio quelle comunità che già si trovano in una posizione di svantaggio rispetto ai centri urbani. L’Uncem, l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani, non ha esitato a definire questa scelta come una “discriminazione verde”, sollevando un polverone che ha raggiunto i vertici delle istituzioni e acceso i riflettori su una questione che merita ben più di una semplice riflessione.

La misura, che prevede uno stanziamento di circa 600 milioni di euro e che entrerà in vigore a partire dal 15 ottobre, si concentra esclusivamente sui residenti nelle città con almeno 50mila abitanti e nelle zone ad alta mobilità. In altre parole, chi vive nei territori montani o nelle aree rurali resta escluso dalla possibilità di accedere ai bonus per la rottamazione e l’acquisto di nuove vetture a zero emissioni. Una scelta che, secondo l’Uncem, rischia di acuire le già evidenti sperequazioni tra centro e periferia, tra cittadini di serie A e cittadini di serie B.

Non è un mistero che l’Italia sia un Paese dalla struttura fortemente policentrica, dove la relazione tra città e aree interne è tutt’altro che marginale. Il presidente dell’Uncem, Marco Bussone, lo sottolinea con fermezza: “Riservare i bonus solo a chi risiede in città non ci pare logico”. Un’affermazione che va ben oltre la semplice rivendicazione territoriale, ma che si inserisce nel solco di una riflessione più ampia sulla funzione del PNRR come strumento di coesione nazionale. Dopotutto, se il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è stato pensato per ridurre i divari e rilanciare il Paese nella sua interezza, perché adottare misure che rischiano di aumentare le distanze?

La questione non è solo di principio, ma si traduce in effetti concreti sulla vita quotidiana di migliaia di cittadini. I residenti delle zone interne, spesso già penalizzati dalla carenza di infrastrutture di ricarica e costretti a percorrere distanze maggiori per lavoro o servizi, vedono ora svanire anche l’opportunità di beneficiare degli incentivi auto elettriche (qui le città che entrano nelle aree urbane definite funzionali). Una situazione che rischia di compromettere gli stessi obiettivi della transizione ecologica, rallentando il processo di rinnovamento del parco auto e lasciando indietro intere comunità.

In questo scenario, la voce dell’Uncem si fa portavoce di un malcontento diffuso, chiedendo a gran voce una revisione dei criteri di accesso agli incentivi. “Non è adeguato questo provvedimento alla complessità del territorio italiano”, affermano dall’associazione, sottolineando come la mobilità sostenibile debba essere un diritto per tutti e non un privilegio riservato a pochi. L’appello è chiaro: il Governo deve intervenire rapidamente per correggere il tiro, evitando di generare nuove sperequazioni e garantendo un accesso equo agli strumenti di supporto alla mobilità elettrica.

Il rischio, infatti, è quello di creare una doppia velocità nella corsa verso la sostenibilità: da un lato le grandi città, dove gli incentivi potrebbero effettivamente accelerare la sostituzione delle vecchie auto con modelli più efficienti e meno inquinanti; dall’altro, le aree periferiche, destinate a restare indietro, intrappolate in una spirale di svantaggi strutturali e mancanza di investimenti. Un paradosso che stride con la narrazione di un’Italia unita nella sfida della transizione ecologica e che rischia di alimentare ulteriormente il senso di abbandono percepito da chi vive lontano dai grandi centri.

Il settore automobilistico, dal canto suo, osserva con preoccupazione questa evoluzione, temendo un impatto negativo non solo sulle vendite, ma anche sulla credibilità delle politiche di sostegno alla mobilità sostenibile. Se l’obiettivo è davvero quello di promuovere una rivoluzione verde, allora è necessario che le regole del gioco siano chiare e inclusive, capaci di coinvolgere tutte le componenti del tessuto sociale e produttivo.

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