Il conflitto fra Israele e Iran fa aumentare il prezzo dei carburanti in Italia

Il recente aumento dei prezzi carburanti in Italia sta generando preoccupazione tra i consumatori e le associazioni di categoria. In un contesto già segnato dall’instabilità internazionale, come le tensioni derivanti dalla guerra Israele Iran, il costo della benzina ha superato i 1,7 euro al litro, mentre il gasolio si attesta a 1,6 euro. Questi rincari sono attribuiti a un aumento del 10% del Brent, riflettendo l’impatto diretto delle dinamiche geopolitiche sui mercati energetici.

I dati raccolti su scala nazionale

Secondo i dati raccolti su circa 18.000 distributori nazionali, il prezzo della benzina in modalità self-service ha raggiunto 1,707 euro al litro, mentre il gasolio si posiziona a 1,605 euro. Per chi preferisce il servizio assistito, i costi salgono ulteriormente: 1,846 euro per la benzina e 1,745 euro per il diesel. Le autostrade, come di consueto, registrano i valori più elevati, con la benzina self a 1,806 euro e il gasolio a 1,715 euro. Anche GPL e metano non sono stati risparmiati dai rincari, con prezzi rispettivamente di 0,843 euro al litro e 1,508 euro al chilogrammo.

Le associazioni dei consumatori, tra cui il Codacons, hanno definito “inaccettabile” questa situazione, evidenziando che i carburanti attualmente in vendita provengono da scorte acquistate a prezzi più bassi. La denuncia si concentra su possibili speculazioni e sull’asimmetria tra la rapidità degli aumenti e la lentezza dei ribassi. Anche l’Unione Nazionale Consumatori ha sottolineato significative differenze territoriali, con province come Bolzano che mostrano prezzi nettamente superiori rispetto a regioni come Marche, Veneto e Lazio.

Valutare che non ci siano anomalie

Assoutenti ha richiesto l’intervento di Mister Prezzi per verificare eventuali anomalie nei listini, avvertendo del rischio di un effetto domino sui costi dei trasporti e dei beni di consumo. Questo potrebbe comportare un ulteriore aggravio economico per le famiglie italiane, già provate da altre pressioni inflazionistiche.

Un fattore determinante che incide sul costo finale dei carburanti è la componente fiscale. Le accise carburanti, che rappresentano quasi il 50% del prezzo al distributore, continuano a gravare pesantemente sui consumatori. Nonostante molte di queste accise risalgano a emergenze ormai storiche, non sono state rimosse, contrariamente alle promesse di revisione. Inoltre, su queste accise si applica anche l’IVA, creando il cosiddetto “meccanismo della tassa sulla tassa”.

Il futuro è complesso

Guardando al futuro, il panorama rimane complesso. L’Europa sta spingendo per eliminare i sussidi ambientalmente dannosi, un obiettivo che potrebbe portare a un sorpasso del prezzo del gasolio rispetto a quello della benzina nei prossimi anni. Questa prospettiva, combinata con l’instabilità internazionale e le fluttuazioni del mercato, richiede un monitoraggio costante e interventi mirati per proteggere i consumatori da ulteriori rincari.

In conclusione, la situazione attuale riflette l’intreccio tra fattori globali e locali. Da un lato, le tensioni geopolitiche e l’andamento del Brent influenzano direttamente i mercati energetici; dall’altro, il peso delle accise e le dinamiche di distribuzione interna aggravano ulteriormente la situazione per i consumatori italiani. Un intervento deciso e coordinato da parte del governo potrebbe essere cruciale per mitigare gli effetti di questa crisi sui cittadini.