Furti parziali d’auto: Lombardia in testa, utilitarie e premium nel mirino
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L’Italia si trova oggi a fare i conti con una vera e propria emergenza: il fenomeno dei furti parziali auto sta assumendo proporzioni sempre più preoccupanti, trasformando le nostre strade in un gigantesco supermercato a cielo aperto per i ladri di componenti rubate. Non si tratta più soltanto di automobili sottratte nella notte e fatte sparire nel nulla, ma di una pratica sempre più diffusa e organizzata, quella della cannibalizzazione sistematica dei veicoli, che lascia i proprietari con auto mutilate e danni economici ingenti.
Nel solo primo semestre del 2025, sono stati recuperati oltre 1.000 veicoli, per un valore complessivo che sfiora i 33 milioni di euro. Un dato che, se da un lato evidenzia l’efficacia di alcune operazioni di contrasto, dall’altro racconta di un fenomeno in piena espansione. Le organizzazioni criminali dietro questi colpi agiscono con una rapidità e una professionalità quasi industriale: bastano pochi minuti, a volte meno di due, per smontare e portare via le parti più preziose di un’auto.
A guidare la classifica delle regioni più colpite c’è, senza sorprese, la Lombardia. Qui si concentra il 40% dei casi registrati, segno che il Nord Italia è diventato un vero epicentro per questa tipologia di reato. Seguono il Lazio, con il 27%, e la Campania, con il 18%. Ma il fenomeno non si ferma alle grandi città: in Puglia, tra Manfredonia e Cerignola, esiste quello che gli esperti hanno ormai ribattezzato il “triangolo delle Bermuda dei furti d’auto”, un’area dove spariscono veicoli e ricambi a ritmo impressionante.
Nel mirino dei ladri finiscono sia le utilitarie che i modelli premium. In particolare, al Sud, i bersagli preferiti sono le italianissime Fiat Panda, 500, Punto e Lancia Ypsilon, mentre al Nord le scelte ricadono più spesso su Toyota, Lexus, Range Rover e Volkswagen. Questa predilezione non è casuale: le pezzi di ricambio provenienti da questi modelli sono tra i più richiesti sul mercato nero, dove la domanda non conosce crisi.
E proprio il business dei pezzi di ricambio rubati rappresenta il vero motore economico dietro l’esplosione dei furti parziali auto. Basti pensare che un semplice paraurti può essere rivenduto tra i 45 e gli 800 euro, un monitor tra i 180 e i 920 euro, mentre per i fanali si può arrivare a cifre che oscillano tra i 500 e i 2.500 euro. I cerchi in lega, particolarmente ambiti, valgono tra i 450 e i 1.500 euro. Non è raro che alcuni componenti rubate, come i gruppi ottici avanzati, superino addirittura i 5.000 euro, mentre i catalizzatori sono ricercatissimi per i metalli rari che contengono, un vero tesoro nascosto sotto la scocca di ogni vettura.
Il modus operandi delle organizzazioni criminali è ormai rodato: squadre di ladri esperti si muovono in modo coordinato, spesso sfruttando tecnologie d’avanguardia per neutralizzare allarmi e sistemi di sicurezza. Una volta sottratti i pezzi, questi vengono trasportati in capannoni appositamente attrezzati dove, in poche ore, ogni auto può essere smontata fino all’ultimo bullone. Da qui, i ricambi prendono la via dei mercati esteri, in particolare verso il Nord Africa, gli Emirati Arabi e il Sud Africa, dove la richiesta è altissima e i controlli doganali sono spesso più blandi.
A lanciare l’allarme è anche Maurizio Iperti, Presidente Automotive di LoJack International, che sottolinea come, oltre ai 136mila veicoli rubati ogni anno in Italia, i furti parziali auto siano in crescita costante. Un trend che trova terreno fertile nella continua richiesta di pezzi di ricambio e nella capacità delle organizzazioni criminali di reinventarsi e aggiornarsi tecnologicamente. Oggi, un furto parziale può causare danni per migliaia di euro al proprietario, lasciando non solo un vuoto materiale, ma anche una sensazione di insicurezza difficile da colmare.
Il fenomeno della cannibalizzazione automobilistica non è dunque solo un problema di ordine pubblico, ma una vera e propria piaga sociale ed economica. La rapidità con cui i ladri agiscono, la varietà dei modelli presi di mira – dalle utilitarie alle auto di lusso – e la professionalità delle organizzazioni criminali rendono questa emergenza difficile da arginare. Le città come Milano e Roma sono diventate, loro malgrado, teatri privilegiati di questa nuova frontiera del crimine, dove ogni parcheggio può trasformarsi in una trappola per automobilisti ignari.
La risposta delle istituzioni e delle forze dell’ordine, pur determinata, fatica a stare al passo con l’evoluzione del fenomeno. Solo una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini, unita all’impiego di sistemi di sicurezza sempre più avanzati – come quelli proposti da realtà come LoJack – potrà forse invertire la tendenza e restituire un po’ di serenità a chi ogni giorno si trova a convivere con la paura di perdere la propria auto o, peggio ancora, di ritrovarla privata dei suoi componenti più preziosi.
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