Fritz Henderson e la ricetta per salvare General Motors
Henderson: snellire le attività del Gruppo, intervenire sui fondi pensione e proporre ai possessori di azioni la riduzione del valore dei titoli
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Il piano di rinascita per la General Motors potrebbe passare attraverso molte porte. Da una separazione del Gruppo in due maxi brand, ad un generale livellamento di tutto l’assetto societario (compreso, in questo caso, un ridimensionamento nel numero dei concessionari), fino ad una revisione, che si spera sia in senso positivo, degli ammortizzatori sociali e della restituzione dei debiti. Ma andiamo con ordine.
Nei giorni scorsi, Fritz Henderson, nuovo Amministratore delegato di GM, in un’intervista concessa ad Automotive News ha evidenziato quali saranno le mosse che la General Motors intraprenderà (o ha già iniziato a svolgere) per il proprio rilancio.
Partendo dal presupposto che c’è una necessità oggettiva di portare la GM al salvataggio, il piano di ricostruzione indicato dall’Amministratore delegato del Gruppo dovrà essere “Ancora più profondo e veloce” rispetto a quello abbozzato nei mesi scorsi (e che, in poche parole, non ha portato a nessun risultato se non ad ingarbugliare ancora di più una situazione già molto pesante).
La struttura generale del Gruppo sarebbe resa più snella da una divisione in due maxi brand, guidati da Chevrolet, Cadillac e con Buick-GMC- Pontiac sotto lo stesso tetto, con queste ultime tre Case riunite, a loro volta, in una unica struttura.
Quanto alla rete commerciale il piano di Henderson prevede una ristrutturazione nel numero dei punti vendita. In poche parole, si prevedono dei tagli alle concessionarie sparse sul territorio; questo, secondo l’AD, per riflettere il ridimensionamento generale che sarà conferito a tutto il Gruppo.
Altrettanto delicato, in questa fase, è il risanamento dei debiti e degli ammortizzatori sociali, l’argomento più delicato in tutta la vicenda General Motors. La promessa annunciata da Fritz Henderson è di ridurre i debiti della GM attraverso delle concessioni da parte della UAW, la sigla che rappresenta i lavoratori dell’auto negli USA, e i possessori di titoli azionari del Gruppo, che allo stato attuale detengono circa 27,5 miliardi di dollari del debito dell’intera GM. Il piano di Henderson in tal senso è di ridurre gli impegni per le pensioni e di negoziare una considerevole riduzione del debito con i possessori di azioni, mediante la proposta di accettazione dei titoli ad un valore di un terzo rispetto all’origine.
Un piano, ad una prima occhiata, discutibile, soprattutto dal punto di vista delle pensioni, perché non si vede come farà il piano governativo imposto dall’amministrazione di Obama a salvaguardare la continuazione delle attività per la General Motors e, assieme, garantire anche la pensione per tutti i lavoratori GM. In più, sarà difficile per i possessori di azioni detenere titoli che valgano un terzo.
Ma, in questo caso, il rospo da ingoiare sarebbe sempre meglio che fronteggiare una bancarotta (e la definitiva perdita di qualsiasi diritto).
Ricordiamo, a questo proposito, che il “passivo” della General Motors ammonta a 60 miliardi di dollari, inclusa la “cauzione” del prestito del Tesoro USA. Una situazione insostenibile, come ammesso dallo stesso Henderson. Insostenibile; ma anche, aggiungiamo noi, molto difficile da governare, se si pensa a quanti anni occorrerebbero per riportare i bilanci del Gruppo alla parità fra entrate e uscite.
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