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Auto elettriche in calo: Ford rivede piani e riduce personale in Germania

Di Simone Fiderlisi
Pubblicato il 17 set 2025
Auto elettriche in calo: Ford rivede piani e riduce personale in Germania
Ford annuncia 1.000 tagli a Colonia per la domanda di veicoli elettrici in calo e la concorrenza cinese. Impatto sul mercato europeo e strategie future.

La notizia scuote il settore: Ford si prepara a un nuovo giro di licenziamenti nel suo storico stabilimento di Colonia, cuore pulsante della sua strategia per i veicoli elettrici in Europa. Una mossa che, come un fulmine a ciel sereno, conferma quanto la transizione verso le auto elettriche sia tutt’altro che una passeggiata per i costruttori occidentali. La casa dell’Ovale Blu, infatti, ha annunciato la soppressione di ben mille posti di lavoro, un taglio che si aggiunge alla già annunciata riduzione di circa 4.000 posizioni entro il 2027 su scala europea. Un colpo durissimo che arriva proprio nel momento in cui il mercato sembrava promettere bene, ma che in realtà nasconde insidie e ostacoli sempre più evidenti.

La motivazione ufficiale, come spesso accade in questi casi, è una di quelle che non lascia spazio a interpretazioni: la domanda di veicoli elettrici nel mercato europeo non decolla come previsto, lasciando sul campo promesse e investimenti ingenti. Il risultato? Dal prossimo gennaio, lo stabilimento di Colonia passerà da due a un solo turno di lavoro, con conseguenze dirette sulla capacità produttiva e, soprattutto, sull’occupazione locale. Una scelta che sa di resa parziale, dopo che l’azienda aveva investito quasi 2 miliardi di euro per riconvertire l’impianto alla produzione elettrica.

Proprio qui, nella storica fabbrica tedesca, prendono vita modelli come l’Explorer EV e il nuovo Capri, due punte di diamante che però faticano a brillare in un contesto sempre più competitivo. La concorrenza, d’altronde, non sta certo a guardare: i costruttori cinesi, con BYD in testa, stanno letteralmente invadendo il mercato con proposte accattivanti e, soprattutto, prezzi che lasciano poco spazio di manovra ai player tradizionali. Un fattore, questo, che pesa come un macigno sulle strategie di chi, come Ford, si trova a dover fare i conti con costi produttivi più elevati e una capacità di scalare i volumi decisamente inferiore rispetto ai giganti asiatici.

I numeri, come sempre, parlano chiaro e non ammettono repliche. Secondo i dati diffusi dall’ACEA (European Automobile Manufacturers’ Association), tra gennaio e luglio 2025 nell’Unione Europea sono state immatricolate oltre 1 milione di auto elettriche a batteria, con crescite da capogiro in paesi come la Spagna (+94,5%), la Germania (+59,2%) e l’Italia (+60,3%). Eppure, proprio in Germania, patria dello stabilimento di Colonia, la situazione per Ford appare tutt’altro che rosea. Secondo la KBA (Kraftfahrt-Bundesamt), nei primi otto mesi dell’anno il marchio americano ha immatricolato solo 10.924 BEV, una cifra che rappresenta meno del 15% delle quasi 74.000 vetture totali vendute nel Paese. Un dato che fa riflettere, soprattutto se si considera l’impegno profuso dall’azienda nella transizione elettrica.

Eppure, le novità non sono mancate. Il lancio della Puma Gen-E, versione elettrica del modello più popolare di Ford in Europa, avrebbe dovuto rappresentare una svolta, complice anche il sostegno degli incentivi previsti dall’Electric Car Grant nel Regno Unito. Ma il mercato, si sa, è spietato e non perdona: la concorrenza cinese, con BYD in prima linea, continua a guadagnare terreno, offrendo soluzioni sempre più competitive sia in termini di prezzo che di tecnologia. E così, nonostante la crescita complessiva delle immatricolazioni di auto elettriche in Europa, i costruttori tradizionali si trovano spesso a rincorrere, penalizzati da strutture di costo meno agili e da una capacità di innovare che fatica a tenere il passo con i nuovi protagonisti del settore.

Il ridimensionamento dello stabilimento di Colonia non è quindi solo una questione di numeri o di strategie industriali, ma rappresenta il simbolo di una sfida più ampia che coinvolge l’intera industria automobilistica occidentale. Da un lato, la transizione verso la mobilità elettrica procede a ritmi sostenuti, trainata da politiche ambientali sempre più stringenti e da una crescente sensibilità dei consumatori. Dall’altro, però, il divario con i produttori asiatici rischia di diventare incolmabile, soprattutto se non si riuscirà a colmare il gap in termini di costi, innovazione e capacità produttiva.

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