Fiat Ritmo, una vera Highlander: l'ultima rimasta in UK
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Nel cuore pulsante degli anni Settanta, tra fermenti sociali e crisi energetiche, l’industria automobilistica italiana si trova a un bivio epocale. È proprio in questo scenario che la Fiat Ritmo si fa strada, diventando ben più di una semplice vettura: un vero e proprio simbolo di mobilità urbana moderna e accessibile, capace di incarnare lo spirito di un’epoca che cambiava a ritmo incalzante. Non è un caso che il progetto 138, da cui nacque la Ritmo, venga ancora oggi ricordato come una delle svolte più significative della produzione Fiat.
Un’auto rivoluzionaria
Quando la Fiat Ritmo debutta nel 1978, il vento di rinnovamento che soffia sulle linee di Mirafiori si traduce in una vettura dal design hatchback audace e inconfondibile. Non più la classica berlina tre volumi, ma una cinque porte compatta, funzionale, che strizza l’occhio alla praticità senza mai rinunciare a un’identità stilistica ben marcata. Le superfici pulite, i paraurti integrati e le maniglie a filo carrozzeria non sono solo scelte estetiche, ma rappresentano un cambio di paradigma: la ricerca di una resistenza aerodinamica ottimale – con un coefficiente di 0,38, allora ai vertici della categoria – diventa la risposta italiana alle nuove sfide poste dalla crisi petrolifera.
A guidare questa rivoluzione è Sergio Sartorelli, il designer che imprime al progetto 138 una visione avveniristica. Le cromature scompaiono, lasciando spazio a plastiche robuste e a una razionalità produttiva che si riflette in ogni dettaglio. In quegli anni di incertezza, dove il prezzo del carburante tiene banco e le abitudini di consumo cambiano in fretta, la Fiat Ritmo si impone come la risposta concreta a esigenze di efficienza, senza mai sacrificare l’anima italiana fatta di ingegno e creatività.
Svolta dietro le quinte
Ma la vera svolta arriva dietro le quinte, nelle linee di assemblaggio dove Fiat decide di scommettere tutto sull’automazione. È qui che entra in scena il sistema Robogate, una novità assoluta nel panorama europeo. Sviluppato da Comau, il Robogate introduce i robot industriali nella produzione di massa, portando precisione, rapidità e affidabilità a livelli mai visti prima. Un salto nel futuro che non manca di sollevare interrogativi e dibattiti: se da un lato si esaltano le potenzialità tecnologiche, dall’altro cresce la preoccupazione per il destino della manodopera tradizionale. In ogni caso, la Fiat Ritmo diventa il primo esempio tangibile di come l’industria italiana sappia reinventarsi anche nei momenti più complessi.
Nel 1979, la rivoluzione varca i confini nazionali e sbarca nel Regno Unito, dove la Ritmo prende il nome di “Strada”. La gamma si amplia con le versioni 1.3 65 CL e 1.5 75 CL, quest’ultima disponibile anche con cambio automatico: una rarità per l’epoca, capace di attirare l’attenzione di un pubblico internazionale sempre più attento alle novità. Il design, inizialmente controverso, conquista col tempo un posto d’onore tra gli appassionati, diventando uno dei tratti distintivi della vettura. La campagna pubblicitaria, che accosta le note dell’Aria del “Figaro” alle immagini della Ritmo, segna un punto di svolta nella comunicazione: non più solo automobile, ma vero e proprio simbolo dell’ingegno italiano.
Esemplare dell’81
Oggi, la Strada 75 CL Automatic del 1981 di Chris Reynolds – l’ultimo esemplare ancora circolante nel Regno Unito – rappresenta un’autentica reliquia di quell’epoca. Un’epoca in cui orologi digitali e autoradio erano considerati il massimo della tecnologia e in cui la Fiat Ritmo seppe guardare oltre, anticipando tendenze e bisogni che avrebbero segnato il futuro della mobilità urbana.
Ripercorrendo la storia della Fiat Ritmo, si comprende come questa vettura sia riuscita a interpretare il cambiamento non solo attraverso la tecnica, ma anche grazie a una visione che poneva l’innovazione al centro di tutto. Dalla sfida della resistenza aerodinamica alla rivoluzione dell’automazione con il Robogate, passando per il coraggio di proporre un design hatchback fuori dagli schemi, la Ritmo resta una pietra miliare del made in Italy. Un’auto capace di segnare un’epoca e di restare, ancora oggi, nel cuore di chi vede nell’automobile non solo un mezzo di trasporto, ma una vera e propria dichiarazione di modernità.
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