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Mario Draghi avverte l’UE: la transizione energetica minaccia l’automotive europeo

Di Fabrizio Gimena
Pubblicato il 16 set 2025
Mario Draghi avverte l’UE: la transizione energetica minaccia l’automotive europeo
Mario Draghi critica la lentezza dell’UE sulla transizione energetica dell’auto e chiede un approccio più pragmatico, integrato e tecnologicamente neutrale.

Nel cuore di Bruxelles, tra i corridoi dove si decidono le sorti dell’industria continentale, Mario Draghi ha lanciato un messaggio chiaro e inequivocabile: la transizione energetica europea, così come impostata oggi, rischia di trasformarsi in un boomerang per la competitività del settore automotive e per la tenuta economica del Vecchio Continente. Non è più tempo di formule astratte o di regolamenti avulsi dalla realtà; la parola d’ordine, per l’ex presidente della BCE, è flessibilità e pragmatismo, soprattutto nel processo di decarbonizzazione.

Nel suo intervento, Draghi non ha usato mezzi termini nel rivolgersi alla Commissione Europea: le attuali strategie per raggiungere le emissioni zero entro il 2035 si stanno scontrando con una realtà ben più complessa e sfaccettata di quanto previsto nei dossier ufficiali. Le promesse di una rivoluzione verde trainata dai veicoli elettrici sembrano oggi lontane dal concretizzarsi su larga scala. La cronica lentezza nell’installazione delle infrastrutture di ricarica, la crescita anemica del mercato elettrico e il gap nell’innovazione rispetto ai colossi globali sono solo alcuni dei nodi irrisolti che pesano come macigni sulle ambizioni europee.

Non è un caso se il parco circolante europeo, che supera i 250 milioni di unità, mostra segni di evidente invecchiamento. Le emissioni di CO2, nonostante gli sforzi, si sono ridotte solo marginalmente, segno che la rivoluzione verde, almeno per ora, è rimasta più sulla carta che nelle strade delle nostre città. Draghi ha messo in guardia contro il rischio di perdere terreno rispetto a Stati Uniti e Cina, realtà che – complice una regolamentazione più snella – stanno correndo a velocità doppia, se non tripla, nell’innovazione e nella produzione.

Ma qual è la via d’uscita? Secondo Draghi, occorre adottare una neutralità tecnologica autentica, lasciando che sia il mercato – e non le norme – a premiare le soluzioni più efficaci per abbattere le emissioni. Una strategia che punti su una reale integrazione tra catene di approvvigionamento, sviluppo delle infrastrutture e promozione dei carburanti alternativi a zero emissioni, senza pregiudizi ideologici o imposizioni calate dall’alto. Il futuro dell’Unione Europea si gioca sulla capacità di armonizzare regolamentazione, innovazione e sostenibilità in una visione organica e coerente.

Draghi ha inoltre evidenziato come la delusione di cittadini e imprese sia ormai palpabile: la sensazione diffusa è quella di un’Europa che arranca, incapace di tenere il passo con il dinamismo delle economie extraeuropee. La rigidità delle regole, l’eccesso di burocrazia e la frammentazione del mercato interno sono ostacoli che rischiano di soffocare la vitalità del settore automobilistico, un comparto che in Europa garantisce lavoro a oltre 13 milioni di persone.

Tra le priorità urgenti, Draghi ha inserito la semplificazione normativa come elemento imprescindibile per rilanciare gli investimenti e ridurre i costi energetici, due fattori determinanti per la competitività industriale. Ma non solo: occorre rivedere le regole sugli aiuti di Stato, abbattere le barriere che ancora dividono il mercato unico e, soprattutto, puntare sull’emissione di debito comune per finanziare progetti di interesse strategico, dall’innovazione tecnologica alla difesa comune.

L’ex premier italiano non si è limitato alla critica, ma ha lanciato un appello accorato all’unità e alla rapidità d’azione. Il tempo delle analisi e dei compromessi infiniti è finito: solo una risposta europea compatta, tempestiva e coraggiosa potrà garantire che l’Europa resti protagonista nella partita globale della transizione verde. Il settore automotive sarà, nei prossimi mesi, il banco di prova della capacità europea di adattarsi, innovare e rilanciare la propria leadership.

Il messaggio finale di Draghi è tanto semplice quanto potente: l’Europa deve saper cambiare passo, adottando un approccio pragmatico e tecnologicamente neutro, senza farsi imbrigliare da regole obsolete. Solo così sarà possibile trasformare la transizione energetica in un’opportunità di crescita, benessere e sostenibilità per tutti i cittadini europei.

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