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Un duello nel tempo: DeLorean contro Porsche, mito anni '80 [VIDEO]

Di Fabrizio Gimena
Pubblicato il 5 ago 2025
Un duello nel tempo: DeLorean contro Porsche, mito anni '80 [VIDEO]
Confronto tra DeLorean DMC-12 e Porsche 911 Carrera: storia, prestazioni e caratteristiche delle due auto simbolo degli anni Ottanta.

Nel panorama delle prestazioni auto anni 80, poche sfide sanno catturare l’immaginazione degli appassionati come quella tra la DeLorean DMC-12 e la Porsche 911 Carrera. Due nomi che, a distanza di decenni, evocano ancora emozioni forti e opposte: da una parte, il fascino visionario di un’auto diventata leggenda grazie al cinema; dall’altra, la concretezza teutonica di una coupé che ha scritto pagine indelebili nella storia dell’automobilismo. Ma cosa rende davvero unica questa contrapposizione? Scopriamolo addentrandoci tra stile, tecnologia e miti degli anni Ottanta.

La DeLorean DMC-12 nasce da un sogno, quello di John DeLorean, e prende forma grazie al genio di Giorgetto Giugiaro. Un nome, quest’ultimo, che ancora oggi è sinonimo di design avveniristico. Il tratto distintivo della DMC-12 è senza dubbio la sua carrozzeria acciaio inox, una scelta tanto coraggiosa quanto iconica, che la fa brillare ancora oggi nei raduni e nelle fiere dedicate alle auto d’epoca. Ma non è solo questione di materiali: le portiere ad ali di gabbiano sono diventate un simbolo, capace di far sognare intere generazioni, soprattutto dopo il successo planetario della trilogia “Ritorno al Futuro”.

Tuttavia, dietro quell’aura di fascino futurista, la realtà meccanica della DMC-12 era ben più terrena. Il cuore pulsante della coupé americana era il celebre motore PRV da 2,85 litri, un V6 nato dalla collaborazione tra Peugeot, Renault e Volvo. Sulla carta, una soluzione tecnica promettente, ma nella pratica i suoi 130 cavalli risultavano poco incisivi per un’auto che prometteva viaggi nel tempo. Il prezzo, rapportato ai giorni nostri, si aggirava intorno ai 90.000 dollari: una cifra importante, soprattutto se confrontata con le prestazioni effettive. Durante i test, la DeLorean faticava persino a raggiungere le mitiche 88 miglia orarie (142 km/h), immortalate nel film come soglia magica per l’avventura temporale.

Eppure, nonostante i numeri non proprio entusiasmanti, la DMC-12 resta una delle auto più desiderate e riconoscibili degli anni Ottanta. Merito anche della sua trazione posteriore, che, seppur non esaltante quanto quella delle rivali tedesche, contribuisce a regalare un’esperienza di guida particolare, più scenografica che realmente sportiva.

DeLorean DMC-12 e Porsche 911 Carrera, la drag race

Sul fronte opposto, la Porsche 911 Carrera rappresenta tutto ciò che la scuola automobilistica tedesca sa offrire: rigore, affidabilità e, soprattutto, prestazioni. La Carrera 3.2, con il suo flat-six raffreddato ad aria da 3,2 litri e ben 217 cavalli, era la risposta di Stoccarda a chi cercava emozioni forti senza compromessi. Il confronto sul quarto di miglio è impietoso: la Porsche tagliava il traguardo in 16,84 secondi, lasciando la DeLorean indietro di oltre due secondi (19,04). Una differenza che, su strada, si traduceva in sensazioni di guida completamente diverse, con la 911 capace di entusiasmare anche i piloti più esigenti.

Ma non è solo una questione di numeri. La 911 Carrera è la perfetta sintesi di un percorso evolutivo iniziato decenni prima e affinato anno dopo anno. Il suo successo non si misura solo in termini di velocità, ma anche di affidabilità, piacere di guida e longevità: basti pensare che la saga della 911 è una delle più longeve e apprezzate nella storia dell’automobile.

Eppure, la DeLorean DMC-12 continua a esercitare un magnetismo unico, difficilmente spiegabile solo con i dati tecnici. Forse perché incarna il sogno americano degli anni Ottanta, forse per la sua unicità stilistica, o forse perché la sua carrozzeria acciaio inox resta un primato ineguagliato fino all’arrivo della Tesla Cybertruck. La DMC-12 non ha mai voluto – o potuto – competere davvero con la Porsche sul piano delle prestazioni, ma ha saputo ritagliarsi un posto speciale nell’immaginario collettivo, grazie anche al suo legame indissolubile con la cultura pop.

 

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