Da 1548 a 900 cavalli: Xiaomi taglia la potenza della sua supercar e scoppia la rivolta
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La recente vicenda che ha coinvolto Xiaomi e la sua supercar elettrica di punta, la SU7 Ultra, ha acceso un dibattito importante sull’equilibrio tra innovazione tecnologica e diritti dei consumatori. La casa automobilistica, che ha cercato di imporsi nel mercato delle auto elettriche ad alte prestazioni, ha affrontato un’ondata di critiche dopo aver introdotto un controverso aggiornamento software. Questo aggiornamento, versione 1.7.0, riduceva significativamente la potenza della vettura da 1548 a 900 cavalli, suscitando il malcontento di molti clienti.
Le modifiche apportate dall’aggiornamento non si limitavano a una riduzione delle prestazioni. Il software introduceva anche un complesso sistema di sblocco denominato “Qualifying mode laptime assessment“, che obbligava i proprietari a completare un giro di qualificazione su piste certificate per accedere alla piena potenza del veicolo. Inoltre, l’auto richiedeva un’attesa di un minuto tra un’accelerazione e l’altra, limitando ulteriormente l’esperienza di guida. Secondo Xiaomi, queste restrizioni erano motivate da esigenze di sicurezza, considerando che la SU7 Ultra può raggiungere i 100 km/h in meno di 2 secondi e superare i 350 km/h. Tuttavia, molti clienti non hanno accolto positivamente questa spiegazione, sentendosi traditi rispetto alle promesse iniziali del prodotto.
Le reazioni non si sono fatte attendere: sui social media cinesi, la protesta è esplosa rapidamente. I clienti hanno sottolineato come la modifica retroattiva delle caratteristiche pubblicizzate fosse inaccettabile, specialmente per un veicolo dal costo di circa 73.000 dollari. Questo episodio ha sollevato una questione cruciale: fino a che punto un produttore può intervenire su un’auto già venduta? È un tema che diventa sempre più rilevante nell’era delle auto definite dal software, dove gli aggiornamenti over-the-air possono trasformare radicalmente le prestazioni di un veicolo.
Xiaomi fa marcia indietro
Di fronte alla pressione mediatica e alle lamentele dei clienti, Xiaomi ha deciso di fare marcia indietro. L’azienda ha ritirato l’aggiornamento contestato e ha promesso maggiore trasparenza nelle future modifiche software. Nonostante ciò, ha ribadito che le piste rimangono l’ambiente ideale per sfruttare appieno le potenzialità della SU7 Ultra. Questo non ha del tutto placato le polemiche, ma rappresenta un passo verso il ripristino della fiducia dei clienti.
Questa vicenda non riguarda solo Xiaomi, ma tutto il settore delle auto elettriche. La crescente integrazione del software nei veicoli pone sfide senza precedenti. Da un lato, le aziende cercano di garantire la sicurezza dei conducenti, dall’altro, devono rispettare le aspettative dei clienti che acquistano un prodotto per le sue prestazioni dichiarate. La questione delle prestazioni limitate dalla tecnologia software potrebbe diventare un tema centrale nel dibattito tra innovazione e diritti dei consumatori.
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