Lancia: storia di un’eccellenza italiana

Andrea Tomelleri
03 Ottobre 2018
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Ripercorriamo il passato del glorioso marchio Lancia, dalla fondazione, per opera di Vincenzo Lancia, fino al presente e al sempre più incerto futuro.

Pochi costruttori al mondo hanno nel loro DNA in egual misura innovazione, sportività ed eleganza come Lancia. La Casa italiana ha realizzato alcune delle auto più all’avanguardia per la propria epoca, ma ha anche lasciato il segno nelle competizioni, in particolare nei rally. Purtroppo il passato glorioso di questo marchio oggi non trova corrispondenza nel suo presente e – stando così le cose –  nemmeno nel suo futuro. Oggi infatti viene prodotto un solo modello, la Ypsilon, e soltanto in Italia, dopo il recente ritiro da tutti i principali mercati europei. Da notare che il costruttore è ormai da anni praticamente sconosciuto in mercati importanti come il Regno Unito. Ma lasciamo per un attimo lo (sconfortante) presente per fare un passo indietro, alla scoperta del suo glorioso passato.

La Lancia fu fondata il 29 novembre 1906 da un ex collaudatore ed ex pilota Fiat, Vincenzo Lancia, insieme all’amico Claudio Fogolin. Come simbolo del marchio fu scelta, a partire dal 1910, l’unione della lancia con la bandiera sopra un volante stilizzato, su proposta del conte Carlo Biscaretti di Ruffia.

Il primo modello progettato dal nuovo costruttore è la 12HP, che viene presentata al Salone di Torino del 1908. La vettura era spinta da un motore 2.5 litri a quattro cilindri e raggiungeva la velocità di 90 km/h, inoltre era caratterizzata da un livello di finitura elevato per l’epoca. Il riscontro da parte del mercato è subito positivo e questo consente una rapida espansione  dell’azienda, tanto che ad appena cinque anni dalla fondazione viene inaugurato un secondo stabilimento (in Via Monginevro). Nel frattempo anche la gamma si allarga con l’introduzione della Theta nel 1913. Questo modello si distingue per l’elevata innovazione, infatti è la prima auto nella storia a montare un impianto elettrico completo.

Durante il primo conflitto mondiale la fabbrica si converte alla produzione bellica, specializzandosi in particolare sugli autocarri in dotazione all’esercito. Finita la guerra, a partire dal 1919 l’azienda torna a produrre automobili eleganti ed innovative: viene presentata la Kappa, che era dotata di motore con testata separata e del cambio a leva tra i due sedili. Negli anni successivi altri modelli importanti per il marchio sono la Lambda, la prima auto al mondo dotata di scocca portante e una delle prime con sospensioni anteriori a ruote indipendenti, e successivamente la Dilambda, spinta da un poderoso motore a otto cilindri e destinata agli automobilisti facoltosi del mercato americano.

Nel decennio successivo la Lancia sviluppa diversi modelli, tutti molto apprezzati dalla clientela dell’epoca. La Artena, la Augusta, che porta al debutto la scocca portante su un modello di fascia più bassa, la Aprilia, l’ultima auto progettata da Vincenzo Lancia, e infine la Ardea.

Durante la seconda guerra mondiale le fabbriche Lancia vengono nuovamente convertite alla produzione bellica, mentre nel dopoguerra l’azienda decide di investire nelle competizioni. Alla guida della società è subentrato Gianni Lancia, figlio del fondatore Vincenzo.

Gli anni ’50 sono ancora una volta contraddistinti da una serie di successi commerciali per Lancia. Vengono presentate la Aurelia, la prima auto di serie a montare un motore V6 e le sospensioni a quattro ruote indipendenti, la coupé B20. Questo modello riesce ad imporsi nelle più importanti competizioni dell’epoca, come la Targa Florio nel 1952 e il Rally di Montecarlo nel 1954. Negli anni successivi Lancia si aggiudica la Targa Florio per altre due volte, nel 1953 e 1954, vince per la prima e unica volta la Mille Miglia e debutta in Formula Uno (pur rimanendoci poco). Per quanto riguarda i modelli di produzione, viene invece presentata la Appia.

A partire dalla seconda metà del secolo inizia il lento declino che porterà alla situazione attuale. Nel 1955 viene prodotta la Aurelia B24, una delle spider più belle ed eleganti della sua epoca e non solo. Dal punto di vista finanziario, le cose vanno male e così la famiglia Lancia è costretta a lasciare la proprietà, cedendo la maggioranza alla famiglia Pesenti. Con la nuova gestione vengono realizzate la Flaminia nel 1957 e la Flavia nel 1960. Nel 1963 debutta la Fulvia e due anni più tardi viene presentata la Fulvia Coupé, capace di conquistate molti successi nei rally.

La fine degli anni Sessanta è caratterizzata da pesanti problemi economici e di indebitamento per la società, tanto che la famiglia Pesenti si trova costretta a cedere la proprietà alla Fiat per il prezzo simbolico di una lira. Il nuovo proprietario apporta numerosi tagli alla gestione dell’azienda e pochi anni dopo fa debuttare la Beta e la Stratos. Quest’ultima è uno dei modelli più noti del marchio, non solo per il suo stile inimitabile ma soprattutto per i tanti successi nei rally tra il 1974 e il 1977 (un campionato piloti con Sandro Munari e tre costruttori).

Gli anni successivi sanciscono la consacrazione di Lancia nel motorsport. La Beta Montecarlo Turbo conquista tre Mondiali Sportprototipi mentre l’incredibile 037 conquista il campionato del mondo rally nel 1983. Dal punto di vista delle auto di produzione, viene presentata la Delta, una vettura compatta che condivide il pianale con la Fiat Ritmo e riesce ad aggiudicarsi il premio Auto dell’Anno 1980.

L’ultimo modello riuscito e apprezzato del marchio è la Thema, presentata al Salone di Torino del 1984. Pensata per essere una ammiraglia di lusso, viene disegnata da Giugiaro e condivide il progetto con altre tre berline, la Alfa Romeo 164, la Fiat Croma e la Saab 900. La Thema è un buon successo commerciale e viene ricordata anche per la versione sportiva 8.32, equipaggiata con un motore 8 cilindri di origine Ferrari.

Negli anni ’90 inizia il periodo buio del marchio. Viene presentata l’edere della Thema, ovvero la Lancia K, che non si rivela una degna sostituta. Il marchio entra anche nel segmento delle monovolume con la Z e delle citycar con la Y, che si impone subito come un’alternativa ricercata ed elegante soprattutto per il pubblico femminile.

Negli anni Duemila segna il ritorno nel segmneto delle ammiraglie con la Thesis, che forse anche per il design audace non riece a conquistare il pubblico. Il punto più basso nelle storia di Lancia arriva però dopo la fusione del Gruppo Fiat con Chrysler: vengono così presentati diversi modelli del costruttore di Detroit rimarchiati con le effigie del prestigioso marchio italiano e dotati di motori Fiat. Un’operazione di dubbio gusto che ha perfino utilizzato i nomi storici dei modelli Lancia, quali Thema e Flavia, oltre al monovolume Voyager. Inutile dire che i modelli non hanno incontrato il favore del pubblico e sono stati ritirati dal mercato dopo pochi anni. L’unica superstite di questa stirpe gloriosa è la Lancia Ysilon, che continua a conquistare clienti anche se ha ormai diversi anni sulle spalle.

Se il presente non è incoraggiante, il futuro lo è ancor meno. Attualmente all’interno del Gruppo FCA, Lancia soffre la concorrenza interna di marchi più conosciuti all’estero, come Maserati e Alfa Romeo, tanto che i vertici del gruppo hanno deciso di non puntare più sul marchio. Non sono mancate però le proposte di rilancio da parte di appassionati, anche se solo come idee. Perché ad esempio non riprendere l’elevata innovazione che ha da sempre caratterizzato Lancia per farne il marchio portabandiera della tecnologia di FCA? Dalla guida autonoma all’elettrico, questo posizionamento non andrebbe in concorrenza con gli altri brand del gruppo e potrebbe garantire la sopravvivenza in un mondo automotive sempre più tecnologico. Una sopravvivenza che non potrà arrivare solo dalla Ypsilon…

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