L’Italia in auto: gli itinerari tra storia e natura

Francesco Giorgi
05 Agosto 2017
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Mare collina, montagna, laghi: una serie di proposte per una vacanza “On the road” all’insegna del relax e della passione per l’auto.

Lontani dalle solite mete: in poche parole, per riprendersi dalle fatiche di studio e lavoro che ci hanno tenuti impegnati per l’intero anno, occorre una vacanza in tutto relax.

Ecco alcuni itinerari che possono essere effettuati senza alcuna fatica, e che si segnalano per un notevole abbinamento fra le bellezze naturali, architettoniche e culturali. Con una “raccomandazione”, se possiamo permetterci: oltre alla necessaria prudenza,  può essere simpatico affrontare questi brevi viaggi percorrendo meno autostrade possibile.

I vantaggi non sono pochi: si apprezza ancora di più il paesaggio, ci si può fermare dove e come si vuole, e ne guadagna il morale. Una “filosofia slow drive” che, per gli amanti della buona tavola, può benissimo accompagnarsi allo “Slow food”.

Itinerario nella natura: il tour del Garda

Non c’è bisogno di alcuna presentazione per illustrare il più vasto specchio d’acqua dolce italiano. L’escursionista potrà, inoltre, trovare altrettanto interessante addentrarsi nel suo entroterra, dal clima particolarmente mite e dall’aspro contorno delle montagne circostanti.

Partendo da Desenzano, si può subito approfittare di una deviazione verso la Valtenesi e le suggestive località di Manerba, Porto Portese e il suo porticciolo e il Santuario del Carmine. Ripresa la strada principale e giunti a Salò – d’obbligo, dopo una visita al Duomo tardo gotico, una sosta per visitare i sentieri naturalistico-paesaggistici che conducono al Colle di San Bartolomeo – e giunti a Gargnano, c’è la strada di montagna che conduce al bacino artificiale del Lago di Valvestino. Qui il panorama muta radicalmente, da “solitario” si fa via via più popoloso: ci si avvicina al Lago d’Idro. Se si segue la strada che risale la Val d’Ampola per tornare sulla “Gardesana” scendendo verso il Lago di Garda, è poi possibile risalirne la costa occidentale fino a Riva e imboccare la Strada del Ponale fino al Lago di Ledro.

Per abbinare la passione verso l’auto al turismo, l’itinerario può essere arricchito con una visita ad alcuni dei principali musei che raccontano la storia dell’automobile: il Museo Nicolis (Villafranca di Verona), celebre raccolta di auto storiche, moto e biciclette d’epoca, ma anche oggetti di uso comune, strumenti musicali e macchine fotografiche; a Brescia, il Museo della Mille Miglia, importante raccolta di modelli storici, cimeli, filmati e archivio sulla leggendaria “Freccia Rossa”; immancabile, infine, una visita al Museo Tazio Nuvolari (Mantova), da alcuni anni collocato nell’ex chiesa del Carmelino.

Cinque Terre: non soltanto in auto

Eugenio Montale percorreva “Come un cane inquieto” questo lembo di Liguria stretto stretto fra le montagne e il mare, i cui aspri paesaggi ispirarono Dante per la descrizione della Montagna del Purgatorio e fecero da privilegiato palcoscenico ai pensieri dei poeti inglesi del Romanticismo. Sono le Cinque Terre, luogo ancora incontaminato e, forse anche per questo, indicato per un turismo intelligente. Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso sono i cinque borghi che danno il nome a questo territorio compreso nel Parco Nazionale delle Cinque Terre e Patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco.

Qui, l’uso della vettura è del tutto marginale: tuttavia può rivelarsi utile per una escursione verso ponente (Moneglia, Deiva Marina, Sestri Levante, Chiavari, Rapallo, Recco, il Golfo Paradiso, l’entroterra con la Val Fontanabuona e l’ultimo scorcio di Valtrebbia fino a Genova) e verso levante (La Spezia e la Val di Vara, Lunigiana, Garfagnana).

Le Cinque Terre sono raggiungibili, in auto, prendendo l’uscita “La Spezia – S. Stefano Magra della A12 Genova – Livorno o A15 Parma – La Spezia). Giunti in prossimità del capoluogo, si procede in direzione “Cinque Terre – Portovenere”. Superato l’Arsenale Militare, si imbocca la strada che in salita porta verso Riomaggiore – Manarola. Riomaggiore è il primo borgo che si incontra da La Spezia: attenzione alla larghezza della strada, che nella stagione estiva si restringe ulteriormente. Con un po’ di fortuna si può trovare posto lungo la strada, tuttavia è possibile lasciare la vettura nell’autosilo situato all’ingresso del paese. Particolare attenzione richiede la strada (stretta, ripida e tortuosa) che conduce a Corniglia, che si incontra dopo le località Groppo e Volastra. A Corniglia, come a Riomaggiore e Vernazza, l’ultimo tratto di strada è riservato alla sosta dei residenti. Occorre, poi, tenere conto che il centro storico delle località delle Cinque Terre è interdetto al traffico privato.

Una volta superato il problema del parcheggio (esiste, tuttavia, il treno: lasciando la vettura a Sestri levante o a La Spezia si può approfittare della strada ferrata), le Cinque Terre sono un paradiso per gli escursionisti: l’Alta Via delle Cinque Terre (una quarantina di km da Levanto a Portovenere), la Via dei Santuari (da Monterosso e l’antichissimo Santuario di Santa Maria di Soviore, a Nostra Signora delle Grazie che domina Corniglia); il Sentiero Azzurro (12 km da Riomaggiore a Monterosso); la celebre Via dell’Amore (quasi del tutto chiusa, a causa di una frana che vi si abbatté nel settembre 2012: attualmente, l’unico breve tratto percorribile è quella a lato della stazione FS di Manarola); il Sentiero Verde Azzurro (da Monterosso verso Levanto).

Fra Bologna, Modena e Pistoia il “Circuito delle Tre Province”

Un itinerario di sicuro interesse per i cultori della storia dell’automobilismo sportivo, e che farà piacere agli amanti del relax che soltanto la quiete dei paesaggi lontani dal turismo di massa è in grado di offrire: si parte e si arriva a Porretta Terme e, attraverso circa 130 km nel cuore dell’Appennino Tosco-Emiliano, vengono attraversate tre province: Bologna, appunto; e poi Modena e Pistoia.

Su queste strade, fra il 1929 e il 1931, vi si svolse una competizione: il “Circuito delle Tre Province”. Soltanto tre edizioni, la più celebre delle quali fu incidentalmente l’ultima, e per due buoni motivi: la vittoria di Tazio Nuvolari; e l’ultima competizione di Enzo Ferrari nelle vesti di pilota. I due, “Nivola” sulla Alfa Romeo 6C 1750 personale, e il futuro “Drake”, su vettura gemella ma con il Cavallino della Scuderia Ferrari sul cofano, giunsero al traguardo in questo ordine.

L’intero percorso, piuttosto “guidato”, non è lunghissimo (128 km); per questo, e per il notevole interesse paesaggistico offerto da questo lembo di Appennino, può essere effettuato, in tutta calma, nell’arco di una intera giornata. Superata Porretta Terme, si entra in Toscana; un impegnativo tratto stradale conduce a Pracchia, per poi proseguire verso il Monte Oppio e scendere verso San Marcello Pistoiese. Da qui, l’itinerario sale nuovamente verso la cima dell’Abetone (gli enthusiast di motorsport riconosceranno il terreno di gara della celebre LimAbetone), da dove si supera nuovamente il confine di regione per tornare in Emilia. Dai 1.340 m sul livello del mare della “Montagna dei pistoiesi” si affronta la discesa che porta a Pievepelago, Riolunato, Montecreto a quota 1.000 m; e si scende ancora, verso il Frignano, alla volta di Sestola, Fanano, Lizzano in Belvedere. L’ultimo tratto, nella conca di Lizzano, conduce in pianura a Porretta Terme.

La storia dell’auto in un itinerario da Torino alla Romagna

Una proposta per i “puri” della passione, che non rinunciano al proprio amore per l’automobile neanche durante le vacanze. Del resto, quale occasione migliore per sbizzarrirsi alla scoperta dei luoghi nei quali l’automobilismo, in Italia, è cresciuto e si è sviluppato? L’itinerario può partire da Torino, precisamente dal Museo dell’Automobile-MAuto, che il The Times nel 2013 ha eletto fra i 50 migliori Musei del mondo. Creato nel 1932 dalla volontà di Cesare Goria Gatti e Roberto Bisacretti di Ruffia, successivamente intitolato al figlio di quest’ultimo, Carlo, che ne organizzò la prima esposizione, ad oggi vanta circa 200 auto di tutte le epoche a partire dalla fine del 19. secolo, e un aggiornato percorso interattivo – approfondimenti storici, immagini d’archivio, schede tecniche sulle vetture e sui carrozzieri – che rende il MAuto una realtà inserita in maniera magistrale nel contesto metropolitano di Torino.

Dal capoluogo piemontese, il tour prosegue alla volta di Monza, con l’Autodromo inserito nello splendido contesto del Parco, uno dei principali parchi storici d’Europa. Realizzato, come complemento alla già esistente Villa Reale e come estensione dei Giardini Reali fra il 1805 e il 1808 per volere di Eugenio di Beauharnais, figliastro di Napoleone e viceré del Regno d’Italia, rappresenta oggi un eccezionale immenso spazio verde, popolato da una ampia varietà di flora e fauna. Gli sportivi possono praticarvi numerose attività: nordic walking, corsa, equitazione, ciclismo, running; gli appassionati di arte e cultura hanno a disposizione sette itinerari; per i “sedentari”, un trenino fa tappa a tutte le dimore storiche all’interno del Parco. E poi c’è l’Autodromo, sempre aperto (in estate dalle 7 alle 20,30) e ad ingresso gratuito durante la settimana.

Del Museo della Mille Miglia di Brescia abbiamo già accennato, così come – attraverso una rapida deviazione – del Museo Tazio Nuvolari di Mantova e del Museo Nicolis di Villafranca di Verona.

Spostiamoci un po’ più a sud, per entrare nella “Motor Valley”, la Terra dei Motori nata proprio per valorizzare l’immenso patrimonio storico, industriale e artigianale emiliano e romagnolo. A Castelfranco Emilia (Modena), all’interno del Castello di Panzano viene custodita la Collezione Righini, frutto di una paziente opera di catalogazione, iniziata da Mario Righini, che si protrae da oltre mezzo secolo: più di 350 esemplari storici (su tutti: la Auto Avio Costruzioni 815 del 1940, la “prima Ferrari”; l’Alfa Romeo 8C 2300 che fu di Tazio Nuvolari).

A Modena, l’appassionato ha, “a propria disposizione”, il Museo Enzo Ferrari, riaperto tre anni fa; nonché la Collezione Panini, una delle principali raccolte Maserati (fra queste: la monoposto 6C 34, la A6GCS “Berlinetta” Pininfarina, la Tipo 61 “Birdcage” e la “Eldorado” della 500 Miglia di Monza 1958). Sempre nella Città della Ghirlandina, l’appassionato può visitare il Museo Stanguellini, sorto nel 1996 per volontà di Francesco Stanguellini, figlio di Vittorio che iniziò l’attività di preparatore su motori Fiat e, successivamente, conobbe grande fortuna come piccolo costruttore di monoposto (celebri le “Formula Junior” e “barchette” biposto).

Una deviazione a Maranello non può mancare: c’è il Museo Ferrari, progettato per raccontare la Ferrari di oggi e di domani attraverso una esposizione permanente dedicata alla F1 (con tanto di box e telemetria) e mostre a tema, una sala cinema, simulatori, prove di cambio gomme, maxischermi per i GP. A poca distanza.

Di sicuro interesse, a Bologna, il Museo del Patrimonio Industriale, collocato all’interno di una fornace per laterizi della metà del 19. secolo: il museo racconta, attraverso mostre, esposizioni e documentazioni, la storia economica e produttiva di Bologna negli ultimi tre secoli.

Nella pianura tra Bologna e Ferrara, per la precisione a Funo di Argelato, c’è il Ferruccio Lamborghini Museum, allestito nel nuovo spazio polifunzionale “Forum Tonino Lamborghini”: l’esposizione racconta l’intera produzione industriale avviata da Ferruccio Lamborghini, dal trattore “Carioca” del 1947 ai prototipi delle GT, fino alla Countach, alla Jarama e alla Miura SV. E ancora: l’elicottero che avrebbe potuto inaugurare un nuovo settore industriale per il marchio, caldaie, bruciatori e sistemi di raffreddamento, oltre ad una collezione di oggetti di design industriale dell’epoca d’oro per l’Italia (anni 50-70).

A Rovere (Forlì-Cesena) ha sede un’altra esposizione dedicata a uno dei “grandi nomi delle piccole sportive”: la Collezione Auto Bandini, curata dagli eredi di Ilario Bandini e dal Registro storico della Casa artigianale che dagli anni 50 alla prima metà degli anni ’90 costruì agili monoposto per le “categorie minori” e piccole Sport prototipo biposto con motore sviluppato dallo stesso Bandini.

Museo Ferruccio Lamborghini a Funo di Argelato: immagini ufficiali

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