Buche stradali: come ottenere il risarcimento danni?

Andrea Tomelleri
16 Marzo 2017
Buche stradali: come ottenere il risarcimento danni?

Una mini-guida pensata per chi ha subito danni causati dalle cattive condizioni del fondo stradale e intende ottenere un risarcimento.

Una mini-guida pensata per chi ha subito danni causati dalle cattive condizioni del fondo stradale e intende ottenere un risarcimento.

Le buche stradali sono un pericolo per ogni automobilista e spesso un vero e proprio incubo per ogni motociclista. Una buca profonda o in generale le condizioni dissestate del fondo stradale possono danneggiare il veicolo provocando una perdita economica per l’automobilista: si va dalla foratura dello Pneumatico all’ammaccatura del cerchio, fino alla rottura del semiasse. Nei casi più gravi, una buca profonda può causare un incidente, con conseguenti danni fisici per le persone, ad esempio dopo una caduta dalla moto. Quello delle buche è un problema diffuso in tutta Italia e accentuato negli ultimi anni a causa dei tagli ai fondi destinati alla manutenzione stradale da parte delle amministrazioni.

Buche stradali: chi è responsabile?

L’ente proprietario della strada deve garantire la piena agibilità di quest’ultima ed è sempre responsabile della buona manutenzione dell’infrastruttura nonché di eventuali danni causati a cose e persone. Ovviamente questo a patto che la condotta dell’automobilista sia esemplare, e che l’incidente sia causato effettivamente dal fondo stradale dissestato, cosa che deve essere provata. Proprio su quest’ultimo aspetto si gioca la partita per ottenere un risarcimento.

Dal momento che la giurisprudenza in materia non è chiara ed univoca, soprattutto alla luce delle più recenti sentenze della Cassazione, un consiglio che ci sentiamo di dare è quello, in caso di danni, di pensare e agire fin da subito nell’ottica di un futuro procedimento di risarcimento. Come vedremo, altrimenti, il rischio è quello di rimanere invischiati in una controversia dall’esito tutt’altro che scontato.

Prima la prevenzione, anche con le App

Dal momento che prevenire è meglio che curare, evitare di subire un danno è sempre meglio che farselo risarcire. E’ bene rallentare e procedere con prudenza in caso di fondo difficile o comunque “a rischio”, ma è anche possibile utilizzare la tecnologia per ridurre le possibilità di incidente. Sono presenti ormai da qualche anno delle App che segnalano la presenza di buche, denominate anche “civic App” perché nascono con lo scopo di migliorare la società. Tra le più famose ci sono RoadChecker, Fixmystreet e TutorDrive. Decisamente consigliate.

Risarcimento: cosa bisogna provare

Ma a danno avvenuto, cosa c’è da sapere per ottenere un risarcimento? In teoria essere risarciti dovrebbe essere un diritto del cittadino, dal momento che il codice civile stabilisce la responsabilità oggettiva (cioè indipendente dall’atteggiamento psicologico del titolare del bene) dell’amministrazione. All’atto pratico, purtroppo, non è sempre così. Fondamentali sono, infatti, la prova del fatto e la prova del danno.

La prova del fatto consiste nella possibilità di dimostrare in sede di contenzioso ciò che è effettivamente accaduto. E’ necessario raccogliere delle prove immediatamente dopo aver “preso” una buca, e per “immediatamente” intendiamo con l’auto o la moto ancora nella buca. Bisogna, insomma, assicurarsi di poter dimostrare in futuro la propria buona condotta di guida e l’altrui responsabilità nel sinistro. Una fotografia con lo smartphone spesso non basta, perché è una prova facilmente contestabile dalla controparte. Meglio il verbale della polizia municipale oppure un testimone, ad esempio un altro passeggero o qualcuno che possa venire a vedere l’accaduto (un’autodichiarazione non verrà presa in considerazione). Serve poi una prova del danno subito dal veicolo o del danno fisico del conducente o dei passeggeri. Nel primo caso può valere la fattura del gommista, del carrozziere o del meccanico, mentre nel secondo il certificato del pronto soccorso.

Dopo aver raccolto le prove, si può procedere con la richiesta di risarcimento inviata con raccomandata a.r. al Comune. Tale richiesta può essere inviata da un semplice cittadino, ma le probabilità di successo saranno superiori se viene mandata da uno studio legale.

Le “insidie” della strada e… della giurisprudenza

La responsabilità dell’amministrazione si presume, ad eccezione che quest’ultima dimostri che l’evento è accaduto per un caso fortuito, ossia imprevedibile e inevitabile. Per caso fortuito si potrebbe intendere la velocità eccessiva tenuta dal conducente, o comunque superiore ai limiti stabiliti dal Codice, oppure un comportamento distratto, come parlare al cellulare o inviare un messaggio. Questa condizione toglie la responsabilità diretta ed oggettiva del gestore della strada e quindi impedisce il risarcimento.

Ma c’è di più. La giurisprudenza ha sancito che se la buca sulla strada era facilmente visibile ed evitabile con una diligente condotta di guida, il danno non potrà essere risarcito. Solo le “insidie” o le “buche trabocchetto” possono essere risarcite: in pratica, se la buca è grande e ben illuminata, le possibilità di risarcimento saranno molto poche.

Tali insidie o trabocchetti devono essere dimostrati dal danneggiato o dall’ente gestore? Ancora una volta, la giurisprudenza non è chiara perché esistono sentenze contrastanti. La Cassazione ha sostenuto che la possibilità per l’automobilista di percepire o prevedere con l’ordinaria diligenza la situazione di pericolo nascosto vale ad escludere la presenza dell’insidia come causa dell’incidente.

 

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