GP del Portogallo, una tappa che manca dal 1996

Redazione
21 Ottobre 2020
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Dal 1984 al 1996, il Gran premio del Portogallo si svolse all’Estoril. Ecco una carrellata di episodi rimasti nella storia.

Trends: Formula 1

Ventiquattro anni: tanto è durata l’assenza del Portogallo dalle scene iridate della massima Formula. L’appuntamento con la tappa lusitana della stagione di F1 2020, che si appresta a scrivere il dodicesimo capitolo di un “libro-annata” fra i più rocamboleschi nella settantennale storia della Formula 1 (il lockdown, gli annullamenti e gli stravolgimenti di calendario, la partenza notevolmente posticipata, i ripescaggi “in corso d’opera” con l’introduzione di alcuni tracciati inediti, le gare “a porte chiuse”) andrà in scena domenica 25 ottobre sul circuito di Portimao.

Un autodromo di recente realizzazione (2008) dunque nuovo per gran parte dei piloti (vi sono stati svolti soltanto alcuni test invernali pre-campionato) tuttavia ben conosciuto dagli appassionati di moto (Superbike e Supersport) e delle “ruote coperte” (ha ospitato competizioni delle categorie Fia GT e Wtcc), ma non per questo non apprezzabile.

>> Gran Premio del Portogallo: tutto sul circuito Algarve di Portimao

La particolare conformazione del tracciato, ricca di saliscendi, si inserisce in effetti nell’orografia del territorio in cui Portimao è collocato: la regione dell’Algarve, situata nella parte meridionale del Portogallo, dal clima mite per gran parte dell’anno e nota agli appassionati di rally perché essa stessa teatro di celebri sezioni della prova mondiale.

Dal 1984 al 1996 si corse all’Estoril

Portimao va dunque a dare il cambio allo “storico” Estoril, dove per tredici edizioni – dal 1984 al 1986 – si tenne il Gran Premio del Portogallo; e, ancora prima, ai circuiti di Boavista (sede delle edizioni 1958, 1959 e 1960 del Gran Premio valevole per il Mondiale), Cascais (che ospitò nel 1964 un Gran Premio non valido per la classifica iridata) e, sempre più indietro nel tempo, nuovamente Boavista e Monsanto (che si alternarono fra il 1951 ed il 1955 e, successivamente, nel 1956 e nel 1957: gare in ogni caso non valevoli per il Mondiale F1).

1984: il mezzo punto che assegna la terza corona a Niki Lauda

È tuttavia all’Estoril che le monoposto di F1 hanno animato il maggior numero di edizioni del Gran Premio del Portogallo: come si accennava, dal 1984 al 1996. Fu proprio al debutto dell’Estoril che Niki Lauda conquistò il proprio terzo titolo mondiale, e per uno scarto davvero misero: appena mezzo punto sul compagno di squadra Alain Prost, al termine di una stagione in cui le due monoposto McLaren vinsero la classifica Costruttori con un notevolissimo margine su Ferrari (86 punti: ed era, occorre tenerne conto, epoca in cui i punteggi venivano assegnati secondo il classico criterio 9, 6, 4, 3, 2, 1).

1985: prima storica vittoria di Senna e “misterioso” licenziamento di Arnoux

All’Estoril, nell’edizione del 1985, il grande pubblico salutò la prima storica affermazione di Ayrton Senna, neo-acquisto Lotus (in sostituzione di Nigel Mansell che era passato in Williams) ad affiancare il confermato (e mai dimenticato) Elio De Angelis. Fu, quella prima vittoria, un successo maturato “alla Senna”, vale a dire pole position e gara dominata dall’inizio alla fine, anche grazie al diluvio che si abbatté sulla regione e che consentì al paulista di esprimere al meglio la propria sensibilità di guida sul bagnato. Soltanto otto piloti (oltre a Senna) giunsero al traguardo; in seconda posizione concluse Michele Alboreto (quanto ci manca!), che fu peraltro l’unico dei non doppiati: tutti gli altri vennero classificati con almeno un giro di distacco. Senna, tuttavia, non conquistò mai più il gradino più alto del podio all’Estoril.

Nello stesso 1985, i milioni di tifosi Ferrari assistettero ad un improvviso passaggio di consegne: anziché René Arnoux, che aveva terminato il Gran Premio del Brasile (gara di apertura della stagione) in quarta posizione, a sistemarsi al volante della Ferrari numero 28 fu lo svedese Stefan Johansson. Motivazioni del licenziamento rimaste da allora top secret: un mistero mai svelato né dai “piani alti” di Maranello e nemmeno dal simpatico (oltre che particolarmente amato dai ferraristi) e ultracombattivo campione di Grenoble.

1987: Prost diventa il pilota più vincente di sempre

Sfogliando il “libro d’oro” del Gran Premio del Portogallo si incontrano altri episodi che rendono la tappa lusitana del Mondiale F1 densa di vicende memorabili, a prescindere dalla sua permanenza iridata ben più “breve” rispetto ad altri Gran Premi. Nel 1987, ad esempio, Alain Prost vi conquistò il terzo successo personale di stagione (fu, quella, un’annata relativamente avara di gioie per il campione del mondo in carica, che terminò il campionato in quarta posizione assoluta), oltreché l’ultimo per le monoposto di Woking motorizzate TAG-Porsche, ed il ventottesimo successo in carriera. Il che gli consentì di sopravanzare Jackie Stewart.

Le stagioni di passaggio fra l’era-Turbo e l’epoca dei motori aspirati – che avrebbe resistito fino a tutto il 2013 – vennero contrassegnate da una netta superiorità McLaren, prima, e da una ritrovata competitività Ferrari (poi), cui si aggiunse una Williams in costante ascesa. Ed anche in quei frangenti il GP del Portogallo regalò ai tifosi diversi avvenimenti rimasti nella storia.

1989: erroraccio di Mansell al pit stop

Nell’edizione 1989, il clamoroso errore di Nigel Mansell che sbagliò la manovra di sosta ai box per il cambio gomme, tornò indietro e ripartì, venne squalificato per condotta scorretta tuttavia proseguì la propria corsa ignorando tanto la bandiera nera quanto i messaggi radio (giustificando il proprio comportamento, dopo l’arrivo, adducendo la motivazione che il sole non gli avrebbe consentito di accorgersi della bandiera); ma, soprattutto, dopo essersi reso protagonista di un forcing mozzafiato nei confronti di Ayrton Senna, verso i due terzi di gara, durante un tentativo di sorpasso, lo “agganciò”, portandolo cons e fuori pista e riducendone per questo ai minimi termini le speranze di conquista del titolo mondiale.

1990: Mansell vince una corsa “da romanzo”

Nel GP di Portogallo del 1990, vincitore fu proprio Nigel Mansell, ma al termine di una corsa rocambolesca: schierato in pole position, con al compagno di squadra Prost in seconda posizione e davanti a Senna, Mansell partì male, malissimo, tanto da favorire l’inserimento delle due McLaren (Senna e Berger) in testa. Per le strategie dei cambi gomme, l’inglese della Ferrari riuscì ad installarsi al comando, con Prost, nel frattempo risalito dalla quinta alla terza posizione. Era essenziale, per il francese, terminare la corsa davanti a Senna nell’ottica del titolo mondiale; ma nelle ultime fasi di gara un incidente nelle retrovie portò la Direzione gara ad esporre bandiera rosa e terminare la gara. Morale: Mansell primo, Senna secondo e Prost (delusissimo) terzo.

1991: Mansell ancora protagonista “in negativo” (ma qui non per colpa sua)

Nell’edizione 1991 del GP del Portogallo, sul gradino più alto del podio terminò Riccardo Patrese, partito in pole position davanti al neo-compagno di squadra Mansell (le Williams, dopo una prima parte di stagione piuttosto in sordina per risolvere alcuni problemi tecnici legati alle sospensioni attive, risalirono la china tanto da far intravvedere all’arrembante Nigel la possibilità di vincere il Mondiale ai danni di Senna). Fu proprio Mansell a recitare la voce grossa nella prima metà di gara: fino a quando (e amiamo Mansell anche per questo!) un catastrofico quanto indimenticabile pit-stop (cerchio posteriore destro, mal fissato, che si sganciò dal mozzo; vettura raggiunta in fretta e furia dai meccanici Williams, risollevata e risistemata nel bel mezzo della corsia dei box) che si concluse con la sua ripartenza dalla diciassettesima posizione, non venne sanzionato dalla Direzione gara con una squalifica, che questa volta Mansell rispettò immediatamente.

1993: vince Schumacher; Prost, secondo, ottiene il quarto titolo e si ritira dalla F1

Nel Gran Premio del Portogallo 1993 avvennero due episodi indimenticabili; anzi, tre: la seconda vittoria per Michael Schumacher, la conquista del secondo gradino del podio per Alain Prost, cui era sufficiente agguantare questo piazzamento per assicurarsi il quarto titolo mondiale (una “piccola vendetta” personale per il francese, che in quella stagione era passato armi e bagagli in Williams proprio in sostituzione di Mansell campione del mondo 1992, nei confronti di quanto era avvenuto nove anni prima); e, alla viglia delle qualifiche, l’annuncio dato dallo stesso Alain Prost del suo ritiro dalla F1 al termine della stagione.

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