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Corsa al ribasso e sovrapproduzione: la Cina rischia la crisi dell’auto elettrica

Di Simone Fiderlisi
Pubblicato il 22 lug 2025
Corsa al ribasso e sovrapproduzione: la Cina rischia la crisi dell’auto elettrica
Il mercato cinese delle auto elettriche rischia una crisi: guerra dei prezzi, sovrapproduzione e nuove regole governative per frenare la bolla.

In un momento in cui il mondo guarda con attenzione ai cambiamenti che scuotono il settore automobilistico, la Cina si trova oggi al centro di una tempesta perfetta che coinvolge le auto elettriche. Quello che fino a poco tempo fa sembrava un mercato destinato a crescere senza freni, ora si trova ad affrontare una vera e propria guerra dei prezzi, con ripercussioni che rischiano di travolgere non solo i produttori locali, ma anche l’intero equilibrio del mercato automobilistico globale.

La crisi è esplosa in seguito alle mosse aggressive di colossi come BYD, che hanno scelto la strada dei ribassi, innescando una spirale al ribasso che sta mettendo in ginocchio fornitori e concorrenti. I prezzi delle vetture, infatti, sono scesi a livelli che in molti casi non coprono nemmeno i costi di produzione, un fenomeno che sta alimentando un clima di instabilità senza precedenti. Le aziende più piccole, già alle prese con margini ridotti, si ritrovano ora in difficoltà a onorare i pagamenti ai propri fornitori, creando una reazione a catena che rischia di intaccare l’intera filiera produttiva.

Non a caso, il governo cinese ha deciso di intervenire, imponendo una nuova regola che prevede il saldo delle fatture entro 60 giorni. Un provvedimento che rappresenta solo un primo, timido passo verso una soluzione, ma che evidenzia quanto sia urgente mettere ordine in un settore che rischia di implodere sotto il peso delle sue stesse contraddizioni. In questo scenario, il tema della sovrapproduzione assume un ruolo centrale: negli ultimi anni, infatti, grazie a politiche di sostegno e incentivi a pioggia, le case automobilistiche cinesi hanno investito somme ingenti per aumentare la capacità produttiva, scommettendo su una domanda interna che oggi mostra segnali di affaticamento.

Il presidente Xi Jinping, in una delle sue recenti dichiarazioni, ha sollevato dubbi sulla sostenibilità di questo modello di sviluppo, sottolineando i rischi legati all’espansione incontrollata delle industrie di veicoli elettrici in tutte le province. Il leader cinese ha messo in guardia contro il pericolo di creare una “bolla” industriale, dove la produzione supera di gran lunga la domanda reale, generando inefficienze e sprechi che potrebbero compromettere la competitività del settore nel lungo periodo.

In effetti, la sovrapproduzione sta già mostrando i suoi effetti negativi: magazzini pieni di veicoli invenduti, margini in calo e una pressione crescente sulle aziende, costrette a ridurre ulteriormente i prezzi pur di liberarsi delle scorte. Questo scenario sta portando a una crescente incertezza tra gli operatori, con alcuni analisti che paventano il rischio di una crisi sistemica, capace di travolgere anche le realtà più solide. In risposta a questa situazione, le autorità di Pechino stanno valutando misure più incisive per regolamentare il mercato e fermare quella che viene definita una corsa “irrazionale” al ribasso.

La strategia prevede un maggiore coordinamento tra i vari attori della filiera e l’introduzione di nuove regole volte a garantire una concorrenza più equa e sostenibile. L’obiettivo è quello di evitare che la guerra dei prezzi degeneri in una corsa al massacro, in cui solo i più forti riescono a sopravvivere, lasciando sul campo una lunga scia di fallimenti e chiusure. In questo contesto, il ruolo di BYD appare particolarmente emblematico: l’azienda, che negli ultimi anni è stata tra le principali protagoniste della rivoluzione elettrica cinese, oggi si trova a dover fare i conti con una realtà ben diversa, fatta di margini sempre più risicati e di una concorrenza spietata sia sul mercato interno che su quello internazionale.

Non è un caso che l’attenzione sia altissima anche fuori dai confini cinesi. In Europa e negli Stati Uniti, l’arrivo delle auto elettriche cinesi viene vissuto come una sfida senza precedenti per i costruttori locali, che temono di essere travolti da una concorrenza in grado di offrire prodotti tecnologicamente avanzati a prezzi imbattibili. Le recenti tensioni commerciali tra Pechino, Bruxelles e Washington sono la testimonianza di quanto la partita sia aperta e di come la gestione di questa fase delicata potrebbe ridefinire gli equilibri del mercato automobilistico globale nei prossimi anni.

Alla luce di tutto ciò, la crisi in atto nel mercato delle auto elettriche in Cina non è solo una questione locale, ma un fenomeno che avrà ripercussioni su scala planetaria. La capacità di Pechino di gestire la guerra dei prezzi, la sovrapproduzione e le tensioni tra i diversi attori del settore sarà determinante per il futuro dell’industria automobilistica. Una partita che si gioca tra innovazione, sostenibilità e competizione globale, e che vede protagonisti non solo i grandi nomi come BYD, ma anche il governo guidato da Xi Jinping, chiamato a trovare un equilibrio tra crescita economica e stabilità del sistema produttivo.

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