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Crisi auto a Cassino: Stellantis frena, preoccupazione per il 2026

Di Simone Fiderlisi
Pubblicato il 30 dic 2025
Crisi auto a Cassino: Stellantis frena, preoccupazione per il 2026
Stellantis estende il fermo produttivo dello stabilimento di Cassino fino al 16 gennaio 2026. Calo della produzione e impatto sui lavoratori.

Nel cuore dell’Italia industriale, la crisi che investe lo stabilimento Stellantis di Cassino si fa sempre più profonda, lasciando dietro di sé numeri impietosi e un clima di incertezza che si respira tra i reparti. In soli sei mesi, le linee di assemblaggio hanno visto uscire appena 10.500 vetture, un crollo del 34% rispetto all’anno precedente, segno tangibile di una difficoltà che va ben oltre la semplice flessione di mercato. A farne le spese sono soprattutto i lavoratori, per i quali la sospensione della produzione è stata prorogata fino al 16 gennaio 2026, con il conseguente passaggio al contratto di solidarietà. Un provvedimento che non solo riduce l’orario e il salario di decine di operai, ma rischia di intaccare in modo profondo la coesione sociale e il tessuto produttivo locale.

All’interno di questo scenario, lo stabilimento di Cassino rappresenta un punto nevralgico della strategia industriale del gruppo, producendo modelli iconici come Alfa Romeo Giulia, Alfa Romeo Stelvio e Maserati Grecale. Eppure, proprio qui si concentrano le maggiori incertezze, alimentate da una domanda che stenta a ripartire e da una pianificazione industriale che, secondo molti analisti, fatica a tenere il passo con la rapida evoluzione del settore automobilistico europeo. La transizione verso l’elettrico, la necessità di riallocare capacità produttive su nuove piattaforme e le continue fluttuazioni del mercato rendono la situazione estremamente fluida e complessa.

Non sorprende, dunque, che le sigle sindacali, con in testa la FIM CISL, abbiano alzato la voce chiedendo l’apertura immediata di un tavolo di crisi nazionale. L’obiettivo è chiaro: ottenere garanzie concrete per la tutela occupazionale e un piano di rilancio produttivo che possa restituire fiducia ai lavoratori e al territorio. La preoccupazione principale riguarda la prospettiva di un ulteriore calo della produzione: se nel 2025 si scenderà sotto le 18.000 unità, le stime più pessimistiche parlano di meno di 13.000 veicoli nel 2026, un livello che rischia di mettere definitivamente in ginocchio l’intero sito produttivo.

La posizione di Stellantis appare, al momento, improntata alla prudenza. Il gruppo ha giustificato la sospensione delle attività con la necessità di adeguare la produzione alla domanda e alle esigenze di pianificazione industriale, ma senza fornire dettagli sulle eventuali strategie di rientro o sulle possibili azioni correttive. Un atteggiamento che lascia spazio a molte interpretazioni e che, inevitabilmente, alimenta il senso di smarrimento tra i dipendenti e nell’indotto.

Proprio l’indotto rappresenta uno degli aspetti più delicati della vicenda. Le difficoltà dello stabilimento di Cassino non colpiscono solo i dipendenti diretti, ma si ripercuotono su una vasta rete di fornitori locali, piccole e medie imprese che hanno costruito negli anni un know-how prezioso e che ora rischiano di vederlo andare disperso. La perdita di competenze, sottolineano i rappresentanti dei lavoratori, sarebbe un danno irreparabile non solo per il territorio, ma per l’intero comparto automobilistico italiano, già messo a dura prova dalla concorrenza internazionale e dalle sfide della transizione ecologica.

In questo contesto, il contratto di solidarietà assume un significato ambivalente: da un lato rappresenta una misura di salvaguardia, che permette di evitare licenziamenti immediati e di mantenere una parvenza di stabilità; dall’altro, però, evidenzia la mancanza di una visione di lungo periodo e il rischio di una lenta erosione delle professionalità e della motivazione tra gli addetti ai lavori. La richiesta di un intervento pubblico, affiancato da politiche industriali credibili e mirate, si fa quindi sempre più pressante.

Le prossime settimane saranno decisive per capire se la questione verrà affrontata esclusivamente a livello locale o se, al contrario, si riuscirà a portare il dibattito su un piano nazionale, coinvolgendo istituzioni, aziende e parti sociali in un confronto costruttivo. L’obiettivo deve essere quello di restituire centralità alla produzione automobilistica italiana, valorizzando modelli come Alfa Romeo Giulia, Alfa Romeo Stelvio e Maserati Grecale, che rappresentano non solo un patrimonio industriale, ma anche un simbolo di eccellenza e innovazione.

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