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Chi salverà il Black Cab di Londra: crisi del taxi nero

Di Simone Fiderlisi
Pubblicato il 26 ago 2025
Chi salverà il Black Cab di Londra: crisi del taxi nero
Black Cab Londra in crisi tra concorrenza di Uber, limiti imposti da TFL e costi dei taxi elettrici. Il futuro tra innovazione e incertezza normativa

C’è un’immagine che resiste, tenace, nell’immaginario collettivo di chiunque abbia attraversato almeno una volta le strade di Londra: il Black Cab che scivola tra la pioggia e le luci della City, simbolo di una tradizione che affonda le radici in oltre un secolo di storia. Eppure, oggi più che mai, questa icona sembra oscillare su un filo sottile, stretto tra il peso della sua eredità e la morsa di un presente che non fa sconti a nessuno.

L’avvento di Uber ha spalancato le porte a una rivoluzione senza precedenti nel settore del trasporto privato londinese. In pochi anni, il volto della mobilità urbana si è trasformato: le proiezioni parlano chiaro, entro il 2025 i veicoli a noleggio con conducente dovrebbero raggiungere quota 45.000, una cifra che schiaccia i 22.000 taxi tradizionali ancora in servizio. Il risultato? Una concorrenza spietata che erode i margini di chi, da decenni, presidia le strade della capitale, conoscendo ogni vicolo come le proprie tasche.

La regolamentazione

Non è solo questione di numeri, ma di regole che cambiano e di una regolamentazione sempre più stringente. Transport for London, l’ente che governa la mobilità cittadina, ha introdotto restrizioni all’accesso dei Black Cab in numerose strade secondarie. L’obiettivo dichiarato è nobile: ridurre traffico e inquinamento, spingendo verso una mobilità sostenibile. Ma la realtà, come spesso accade, si fa più sfumata: i tassisti si ritrovano a dover rinunciare al celebre servizio “porta a porta”, lasciando in difficoltà soprattutto chi ha problemi di mobilità o necessita di assistenza personalizzata.

A rendere il quadro ancora più complesso è la transizione verso il taxi elettrico. La città chiede a gran voce veicoli a zero emissioni, e la risposta arriva dalla London Electric Vehicle Company, unico costruttore autorizzato a fornire i nuovi modelli di Black Cab elettrici. Ma il prezzo da pagare è salatissimo: oltre 100.000 sterline per un mezzo nuovo, una cifra che per molti autisti rappresenta una vera e propria montagna da scalare. Le richieste di incentivi si moltiplicano, ma la risposta delle istituzioni appare, per ora, timida e insufficiente.

Mobilità sostenibile all’orizzonte

Non sorprende, dunque, che la LTDA (Licensed Taxi Drivers Association), per bocca del suo segretario Steve McNamara, alzi la voce e parli apertamente di un settore “soffocato” dalle nuove norme. In gioco non c’è solo il futuro di migliaia di lavoratori, ma la sopravvivenza di un modello di servizio che ha fatto scuola nel mondo, sinonimo di sicurezza e accessibilità.

Il dibattito si fa acceso anche su un altro fronte caldo: la possibilità che ai veicoli a noleggio con conducente venga consentito di raccogliere clienti senza prenotazione, eliminando una delle ultime prerogative esclusive dei taxi tradizionali. Una mossa che, secondo molti, rischierebbe di far crollare l’intero impianto regolatorio su cui si regge il servizio taxi londinese, con ricadute difficilmente prevedibili su qualità, tariffe e tutela dei passeggeri.

Ma la vera domanda che aleggia, quasi come un’ombra tra i grattacieli della City, è se sia davvero possibile conciliare la tutela di un patrimonio culturale con le esigenze di una città che cambia volto a ritmi vertiginosi. Da un lato c’è la necessità di abbracciare la mobilità sostenibile, riducendo emissioni e traffico; dall’altro, il rischio concreto di vedere svanire un simbolo che, per generazioni, ha rappresentato l’essenza stessa di Londra.

La storia dei Black Cab londinesi, dunque, si trova oggi a un bivio: da una parte la strada della modernizzazione, segnata da tecnologia, taxi elettrico e nuove piattaforme digitali; dall’altra il sentiero della tradizione, fatto di esperienza, conoscenza del territorio e un rapporto unico tra autista e passeggero. In mezzo, una città che non smette mai di correre, e che chiede soluzioni capaci di guardare avanti senza dimenticare il passato.

Forse, come spesso accade a Londra, la risposta non sarà netta né definitiva. Ma una cosa è certa: il destino dei Black Cab non riguarda solo chi li guida o li utilizza, ma l’identità stessa di una metropoli che, pur cambiando pelle, non vuole rinunciare ai suoi simboli più autentici. In questa sfida, fatta di regolamentazione, concorrenza e scelte coraggiose, si gioca una partita che va ben oltre il semplice trasporto: è il futuro della città a essere in gioco, tra tradizione e innovazione.

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