Caso Opel: tutto rinviato
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Eliminata dalla corsa all’acquisizione della Opel la holding RHJ, restano Fiat e Magna. Tempi stretti perchè la bancarotta GM si avvicina
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Non c’è tempo da perdere. A fine mese (e ci siamo) scadono i termini per il deposito nei Tribunali dei libri contabili della General Motors, dopo che la proposta di scambio delle obbligazioni è fallita. E quello che, ieri, avrebbe dovuto essere il giorno cruciale per il destino della Opel, si è rivelato un ennesimo capitolo di una storia che pare non avere fine.
Al termine della riunione-fiume tra i rappresentanti del Governo tedesco (un colloquio durato 12 ore), si è saputo che nelle offerte per l’acquisizione del Marchio di Russelsheim non c’è più il gruppo finanziario RHJ International.
Dunque, la “gara” si risolverà in un testa a testa Fiat e Magna. Nient’altro. In poche parole, il Governo di Berlino si è preso ancora un po’ di tempo per decidere a chi consegnare la Opel.
Secondo il Ministro dell’Economia Karl-Theodor zu Guttenberg, il Governo tedesco attende – per domani – una risposta dalla General Motors e da Washington, secondo alcune richieste avanzate al Governo degli Stati Uniti per il via libera ad un finanziamento-ponte da 1,5 miliardi di dollari raccolto dalla Germania e però vincolato al parere del Tesoro USA verso lo spostamento dello stato finanziario della Opel in un regime di amministrazione controllata.
Ma non è che la General Motors sia messa meglio. La Casa di Detroit ha annunciato che le servono 300 milioni di euro, e subito. Questo annuncio ha spiazzato le parti in causa, e ha riaperto la questione; secondo alcune fonti, la situazione della Opel sarà posta, domani, al vaglio della Commissione Europea. E a mescolare ancora di più le carte, ci ha pensato proprio la riunione di ieri: da una parte, è stata annunciata l’eliminazione dalle trattative del gruppo finanziario RHJ, confermando perciò che l’acquisizione della Opel sarà una partita a due tra Fiat e la holding austro-canadese Magna.
Dall’altra, c’è stato l’annuncio che l’ultima arrivata nel balletto sul destino della Casa di Russelsheim, la cinese BAIC (Beijing Automotive Industry Corporation) potrebbe restare nel ruolo di outsider, se la sua offerta fosse più dettagliata di quella presentata pochi giorni fa.
E’ chiaro che il destino della Opel si è trasformato in un caso politico: a Settembre in Germania ci saranno le elezioni; dunque Berlino ha già assunto un ruolo di primo piano (oltre che la parte di ago della bilancia per via della richiesta di garanzie sui prestiti che, chiunque sarà l’acquirente della Opel, dovrà concedere) e punta a far sì che i 4 stabilimenti Opel in Germania non chiudano.
Da parte della Fiat, l’offerta non cambia: la creazione di un “colosso” che metterebbe insieme la Opel e i Marchi affiliati (Vauxhall e Saab) con la Chrysler: una holding da 80 miliardi di fatturato, come vorrebbe Marchionne.
La Magna, invece, vedrebbe la Opel come marchio principale per una più profonda penetrazione nei mercati dell’est europeo (essendo il gruppo austro – canadese affiancato da alleati russi, coma la GAZ). Tutto è rinviato, dunque. In questa fase, sarebbe auspicabile un intervento da parte del Governo italiano, per una fase di colloqui con i “colleghi” di Berlino.
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