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Bugatti Bolide: l’ultima consegnata segna la fine di un’epoca

Di Vincenzo Calvarano
Pubblicato il 28 nov 2025
Bugatti Bolide: l’ultima consegnata segna la fine di un’epoca
Bugatti ha consegnato la 40ª e ultima Bolide, chiudendo l'era del W16. Prezzo, prestazioni, misure di sicurezza.

Quando una casa automobilistica decide di chiudere un capitolo, non lo fa mai in sordina. Bugatti lo sa bene, e con la consegna dell’ultima unità della Bolide a un fortunato collezionista – che già possiede una storica Type 35 e un esemplare finale della Veyron Grand Sport – il costruttore francese segna ufficialmente la fine di un’era. Quaranta vetture prodotte, ognuna al prezzo di circa quattro milioni di euro, rappresentano il manifesto più radicale e puro che Bugatti abbia mai scritto nel linguaggio della velocità estrema.

Il motore W16 da 8.0 litri esce definitivamente di scena, portando con sé due decenni di storia motoristica senza precedenti. Ma qui non si tratta di una semplice commemorazione nostalgica. La Bolide rappresenta, in realtà, l’apice più estremo della filosofia prestazionale che Bugatti ha mai concepito: una hypercar interamente dedicata alla pista, sottoposta ai rigidi standard di sicurezza della FIA e costruita secondo una proporzione che non era mai stata raggiunta prima nel segmento. La cifra che balza agli occhi è il rapporto peso-potenza: 0,9 chilogrammi per PS. Una semplicità che nasconde una complessità costruttiva spaventosa.

Ciò che sorprende, però, non è solo la brutale potenza: ben 1.578 cavalli su 1.450 chilogrammi di massa totale. È come Bugatti ha deciso di gestire questa forza spaventosa attraverso il prisma della sicurezza. Perché quando si parla di eccellenza tecnica, non può essere scissa dal concetto di protezione. Il sistema HANS, l’impianto antincendio automatico, le cinture a sei punti, il rifornimento a pressione con bladder: ogni elemento è stato pensato non per limitare la macchina, ma per permetterle di esprimere completamente il proprio potenziale in condizioni di sicurezza controllata. La Bolide non è un’auto per dilettanti; è uno strumento per professionisti.

Ma Bugatti non si è fermata alla meccanica pura. Il costruttore ha accompagnato ogni proprietario attraverso un percorso dedicato di esperienze formative, giornate di pista protette e sessioni educative specificamente pensate per trasformare l’investimento in un’esperienza autentica e consapevole. Questo approccio rivela qualcosa di profondo: la consapevolezza che la responsabilità tecnica non è un optional, ma il fondamento stesso del posizionamento nel mercato delle hypercar d’élite.

Eppure il passaggio generazionale non è una conclusione, bensì una transizione strategica verso il futuro. Il progetto Tourbillon promette continuità attraverso un’innovazione radicale: un motore V16 naturalmente aspirato, sviluppato in stretta collaborazione con Cosworth, integrato all’interno di un’architettura ibrida moderna. Qui sta il cuore della visione di Bugatti per il prossimo decennio: non l’abbandono della propria identità, ma la sua evoluzione secondo le logiche della sostenibilità contemporanea. Le consegne partiranno dal prossimo anno, segnando il ritorno a un propulsore a sedici cilindri tradizionale, ma completamente reinventato.

Nel panorama collezionistico contemporaneo, l’ultima Bolide incarna il valore sempre crescente delle serie limitate e dei modelli iconici. Alcuni guardano con una certa nostalgia alla chiusura dell’era W16; altri rivolgono lo sguardo con curiosità – e forse un po’ di speranza – verso il futuro. Ciò che rimane certo è che Bugatti ha scelto di preservare l’esclusività tecnica e l’eccellenza meccanica, i pilastri fondamentali della propria identità. Non è una ritirata: è una ricalibratura.

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