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Regno Unito, l’auto media ha quasi 10 anni: il mercato è invecchiato davvero

Di Simone Fiderlisi
Pubblicato il 7 ago 2025
Regno Unito, l’auto media ha quasi 10 anni: il mercato è invecchiato davvero
Auto sempre più vecchie sulle strade inglesi, quattro auto su dieci hanno più di 10 anni: cosa sta succedendo al mercato auto UK?

Se vi capita di guidare sulle strade del Regno Unito, vi accorgerete subito di un dettaglio che racconta più di mille statistiche: il parco circolante si fa sempre più “stagionato”. La questione delle auto vecchie non è più solo una curiosità per appassionati di motori o per chi si diletta a scovare vecchie glorie nei parcheggi di periferia, ma un vero e proprio indicatore dello stato di salute del mercato auto britannico e, a ben vedere, di tutta l’Europa occidentale.

Secondo gli ultimi dati della RAC Foundation, oggi l’età media auto sulle strade d’Oltremanica ha raggiunto la cifra record di 9 anni e 10 mesi. Una soglia che, oltre a suonare come un campanello d’allarme, rappresenta la fotografia più nitida di un settore in profonda trasformazione. Se pensiamo che rispetto al 2023 l’età media è cresciuta di altri nove mesi, e che dal 1994 a oggi il salto è stato di oltre tre anni, capiamo subito che non si tratta di una semplice oscillazione ciclica, ma di una tendenza strutturale.

A guidare questa “resistenza su quattro ruote” sono soprattutto le auto a benzina, che rimangono in servizio mediamente per 10 anni e 4 mesi, seguite a ruota dalle diesel con una longevità media di 10 anni e 1 mese. Il dato che più colpisce, però, è che ormai quattro veicoli su dieci hanno già spento dieci candeline: un esercito silenzioso di mezzi che continua a muoversi, sfidando mode, normative e transizioni tecnologiche.

Ma cosa c’è dietro questa tendenza che sembra non conoscere battute d’arresto? In primis, una crisi di fiducia e di possibilità che coinvolge l’intero comparto delle vendite auto nuove. Dal 2016, infatti, il mercato delle nuove immatricolazioni si trova in una fase di costante contrazione. L’ultimo rilevamento, relativo a luglio 2025, parla chiaro: le vendite sono scese del 5% su base annua, e il dato assume contorni ancora più preoccupanti se si considera il ruolo marginale delle auto elettriche, ferme a rappresentare solo un quinto delle nuove targhe. Un valore ben lontano dall’ambizioso obiettivo governativo, che puntava al 28% entro la fine dell’anno.

Secondo Steve Gooding, direttore della RAC Foundation, non tutto è da buttare: la migliore qualità costruttiva degli ultimi anni consente oggi alle vetture di mantenersi in buone condizioni per periodi più lunghi. Ma il cuore del problema è altrove. L’aumento del costo della vita, le incertezze legate alla pandemia e, soprattutto, la confusione normativa che ancora avvolge il futuro dei motori a combustione interna stanno spingendo sempre più automobilisti a rimandare la sostituzione della propria vettura. In questo scenario, l’innovazione sembra frenata da una spirale negativa, dove la prudenza dei consumatori alimenta la stagnazione del settore.

Il caso britannico, tuttavia, non è che lo specchio di una situazione che riguarda tutto il Vecchio Continente. La transizione energetica verso una mobilità più sostenibile, tanto invocata da istituzioni e opinione pubblica, si sta rivelando più lenta e accidentata del previsto. Un parco auto sempre più anziano e una rete infrastrutturale ancora insufficiente per sostenere la crescita delle auto elettriche rischiano di rallentare il cammino verso un futuro a basse emissioni. E, senza segnali chiari dalle istituzioni e incentivi realmente incisivi, il rischio è che i consumatori continuino a posticipare l’acquisto di nuovi veicoli, bloccando il necessario rinnovamento.

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