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Arriva la tassa sulle auto elettriche, ecco le due opzioni sul tavolo

Di Vincenzo Calvarano
Pubblicato il 2 ott 2025
Arriva la tassa sulle auto elettriche, ecco le due opzioni sul tavolo
Il Consiglio federale svizzero propone dal 2030 una tassa sui veicoli elettrici: due opzioni (chilometraggio o ricarica).

La Svizzera si trova di fronte a un bivio cruciale: come garantire un sistema di finanziamento delle infrastrutture stradali all’altezza di un futuro sempre più orientato all’elettrificazione? Il tema della tassa veicoli elettrici è ormai sul tavolo, e il Consiglio federale ha deciso di affrontarlo con decisione, mettendo in consultazione due proposte che potrebbero rivoluzionare il modo in cui gli automobilisti svizzeri contribuiscono alle casse pubbliche. Il motivo è semplice: con il progressivo abbandono dei carburanti fossili e il boom delle auto a batteria – già oltre 210.000 circolanti nel 2024 – le entrate fiscali che tradizionalmente alimentano i fondi FOSTRA e FSTS stanno rapidamente diminuendo. Ma quale sarà la soluzione più equa e sostenibile in vista del 2030?

Le ipotesi sul piatto sono due, entrambe destinate a far discutere. Da un lato, la tassa chilometraggio, che prevederebbe un contributo di circa 5,4 centesimi di franco per ogni chilometro percorso, calcolato anche in base al peso del veicolo. Dall’altro, la tassa ricarica, una quota fissa di 22,8 centesimi di franco per ogni kilowattora di energia utilizzata, applicata sia alle ricariche pubbliche sia a quelle private. Due strade che, seppur diverse, puntano entrambe a un obiettivo chiaro: garantire la sostenibilità finanziaria delle infrastrutture in un’epoca in cui il motore termico è destinato a diventare un ricordo.

La tassa chilometraggio viene presentata come la più “giusta”, perché direttamente proporzionale all’uso effettivo della rete stradale e al peso del veicolo. In questo modo, chi consuma di più – e potenzialmente causa maggiori danni o usura – paga di più. Un principio che trova consenso tra chi invoca una maggiore equità, ma che non manca di sollevare dubbi. La necessità di sistemi di tracciamento avanzati, infatti, fa emergere interrogativi sulla privacy e sulla reale fattibilità tecnica, soprattutto per quanto riguarda il monitoraggio preciso dei chilometri percorsi anche oltreconfine.

Dall’altra parte, la tassa ricarica si presenta come una soluzione più semplice dal punto di vista amministrativo. Applicando un’aliquota fissa su ogni kilowattora consumato, si evitano complessità legate al tracciamento dei movimenti. Tuttavia, questa opzione rischia di penalizzare chi dispone di impianti fotovoltaici domestici o chi effettua la ricarica all’estero, sfuggendo così al sistema di tassazione nazionale. Una questione, questa, che rischia di creare nuove disparità tra automobilisti e che potrebbe rivelarsi un boomerang per chi ha investito in soluzioni di energia rinnovabile.

Il dibattito, come prevedibile, è acceso. Il settore automobilistico guarda con preoccupazione a queste novità, temendo che una tassa veicoli elettrici troppo onerosa possa frenare la già delicata transizione verso la mobilità a zero emissioni. Basti pensare che nel 2024 è già stata introdotta una tassa del 4% sulle importazioni di auto elettriche, misura che ha già suscitato numerose critiche tra operatori e consumatori. Gli ambientalisti, dal canto loro, riconoscono la necessità di trovare risorse adeguate per sostenere i fondi FOSTRA e FSTS, ma chiedono che ogni intervento sia calibrato per non compromettere l’obiettivo di una Svizzera a basse emissioni.

La proposta avanzata dal Consiglio federale non sarà immediatamente operativa: la consultazione pubblica resterà aperta fino a gennaio 2026 e, trattandosi di una modifica costituzionale, la decisione finale spetterà al popolo svizzero tramite referendum. Nel frattempo, restano molti nodi da sciogliere, a partire dalla contabilizzazione delle ricariche domestiche fino alla gestione dei casi transfrontalieri, passando per la tutela della privacy e l’implementazione dei sistemi di controllo.

Dal punto di vista pratico, l’impatto economico delle nuove misure varierà sensibilmente in base alle abitudini di guida. Chi utilizza l’auto solo per brevi tragitti potrebbe trovare più conveniente la tassa ricarica, mentre i grandi viaggiatori, abituati a percorrere lunghe distanze, potrebbero preferire la tassa chilometraggio. Una distinzione che rende il tema ancora più complesso e che pone l’accento sulla necessità di una riforma flessibile e attenta alle diverse esigenze degli automobilisti.

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