Antitrust: scoperto cartello, 678 milioni di multa a Case costruttrici e finanziarie

Francesco Giorgi
10 Gennaio 2019
AGCM: scoperto

Una sanzione che sfiora i 700 milioni di euro decisa dall’AGCM dopo la scoperta di una intesa anticoncorrenziale che potrebbe avere danneggiato i clienti.

Avrebbero “fatto cartello”, con l’obiettivo di limitare concorrenze esterne sul mercato. Per questo, nei giorni scorsi l’Antitrust, dopo un accertamento che ha confermato l’esistenza di una azione rivolta a restringere programmi concorrenziali (di fatto: il controllo e la gestione in comune accordo del mercato finanziamenti ai clienti), ha comminato una maxi ammenda nei confronti di alcuni dei big player del comparto automotive, unitamente a società finanziarie (“captive banks”). A loro carico, l’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato individua precise responsabilità: per questo, è scattata una sanzione per 678 milioni di euro complessivi.

Attività anticoncorrenziali illecite

La notizia, riportata in queste ore da un “lancio” Ansa, trova dettagliata spiegazione nella sentenza pubblicata sul portale Web dell’Authority (consultabile a questo link). Più nello specifico, le attività anticoncorrenziali illecite sono state riscontrate nei confronti delle società Banca PSA Italia, Banque PSA Finance, Santander Consumer Bank, BMW Bank, BMW, Daimler, Mercedes Benz Financial Services Italia, FCA Bank, FCA Italy, CA Consumer Finance, FCE Bank Plc., Ford Motor Company, General Motor Financial Italia, General Motors Company, RCI Banque, Renault S.A., Toyota Financial Services Plc., Toyota Motor Corporation, Volkswagen Bank GmbH, Volkswagen AG., nonché nei confronti delle Associazioni di categoria Assofin ed Assilea.

Si sarebbero scambiati informazioni sensibili

L’indagine AGCM, svolta in collaborazione con il Nucleo speciale Antitrust della Guardia di finanza e conclusasi lo scorso 20 dicembre – si legge nel sito Web dell’Authority nazionale – era stata avviata “In seguito alla presentazione di una domanda di clemenza da parte delle società Daimler AG e Mercedes Benz Financial Services Italia S.p.A.”; la conclusione ha portato all’accertamento dell’avvenuta “Attuazione di un’intesa unica, complessa e continuata avente ad oggetto lo scambio di informazioni sensibili relative a quantità e prezzi, anche attuali e futuri”.

Un “cartello” durato dal 2003 al 2017

In particolare, emerge dagli atti, l’intesa “restrittiva della concorrenza” si è protratta per ben oltre un decennio: dal 2003 al 2017. Durante questo lungo periodo, il “cartello” fra Gruppi automotive e società finanziarie collegate sarebbe avrebbe agito in maniera “Funzionale ad alterare le dinamiche concorrenziali nel mercato della vendita di automobili dei gruppi di appartenenza attraverso finanziamenti erogati dalle rispettive captive banks”. Da rimarcare la posizione, appunto, di Daimler AG e della finanziaria Mercedes Ben Financial Services Italia SpA: essendo “leniency applicant” (ha, cioè, richiesto il beneficio di un trattamento favorevole) per avere collaborato a scoperchiare il “vaso di Pandora” del cartello, hanno evitato una sanzione unica fissata in circa 60 milioni di euro.

Altroconsumo ha avviato una class action

Altroconsumo, dal canto suo, dichiara di avere dato inizio ad una class action per “Far sì che tutti gli utenti coinvolti vengano tutelati”. “Il vero e proprio cartello nella vendita di finanziamenti finalizzati all’acquisto di auto – commenta l’Associazione in un comunicato disponibile sul suo sito Web – aveva l’obiettivo, attraverso scambio di email e riunioni segrete, di allineare i tassi dei finanziamenti al livello di quello dei concorrenti, a discapito dei clienti finali. Ma non solo, a finire nel calderone del sistema anticoncorrenziale ci sono anche altri aspetti dei prestiti come la durata, le spese, le commissioni e i contratti accessori”. In pratica, la conseguenza a carico dei clienti finali sarebbe stata “L’avere pagato interessi e spese più alti e dell’essere indotti a comprare i prodotti abbinati, a causa delle informazioni non corrette”.

Codacons: azione collettiva e denuncia a 104 Procure

Anche il Codacons annuncia l’avvio di una class action e la presentazione di una denuncia penale a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia: “Considerata la gravità della questione, crediamo ci siano gli estremi per un intervento della magistratura – spiega il presidente Carlo Rienzi – Il comportamento messo in atto dagli operatori sanzionati ha avuto effetti diretti sulle tasche dei consumatori attraverso un illecito rialzo delle tariffe, e potrebbe aver realizzato il reato di truffa aggravata, fattispecie per la quale chiediamo oggi a 104 Procure di procedere in tutta Italia”.

Assofin: “Siamo estranei, faremo ricorso”

Assofin, si legge nel lancio Ansa, dichiarandosi “Estranea a qualsiasi intesa restrittiva della concorrenza nel mercato del collocamento di finanziamenti e contratti di leasing per la vendita di automobili”, ha annunciato che farà ricorso al Tar contro la sentenza AGCM che sanziona Case auto e società finanziarie: “Nessuna intesa di questo tipo è stata posta in essere, perseguita o comunque promossa o agevolata da Assofin. L’associazione presenterà quindi ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale avverso questo provvedimento dell’AGCM, certa che la totale estraneità di Assofin rispetto alle accuse che le sono state rivolte sarà riconosciuta dalla giustizia amministrativa”.

Assilea: “Pronti ad impugnare la sentenza”

Assilea, l’Associazione italiana delle società di leasing, in un comunicato stampa nel quale “Prende atto della decisione con la quale l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha contestato alle principali società attive nel settore dei finanziamenti per l’acquisto di automobili un’intesa restrittiva della concorrenza, attuata, secondo l’Autorità, anche attraverso l’utilizzo dei dati dell’Associazione italiana leasing, sia pur per un periodo molto limitato rispetto alla durata totale del presunto cartello (meno di 2 anni e mezzo sul totale di quasi 14 anni) e con una sanzione quasi simbolica (€ 11.694)”, dichiara tuttavia di essere pronta ad impugnare la sentenza di fronte al Tar del Lazio, ritenendosi “Del tutto estranea ai fatti in questione, non avendo mai contribuito in alcun modo a tale presunta intesa restrittiva tra le cosiddette captive banks, né tramite la diffusione di dati statistici – che l’Associazione ha sempre gestito nel rispetto formale e sostanziale del diritto della concorrenza – né costituendo l’occasione di contatti illeciti tra le parti”. “Per loro natura i dati diffusi da Assilea non sono utili ad agevolare la costituzione di un cartello, in quanto non danno indicazioni dei comportamenti competitivi delle captive del settore Automotive”, dichiara il Presidente di Assilea, Enrico Duranti. “La stessa Autorità antitrust ha riconosciuto che l’Associazione ha volontariamente e autonomamente adottato un programma di compliance antitrust in linea con i più elevati standard internazionali a datare dal giugno 2016, cioè circa un anno prima dell’avvio del procedimento, a riprova dell’attenzione che Assilea ha sempre avuto per questi temi e per l’attività di tutela dei consumatori”.

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