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Analogue Automotive VHPK: la Lotus Elise S1 rinata in chiave restomod

Di Simone Fiderlisi
Pubblicato il 14 set 2025
Analogue Automotive VHPK: la Lotus Elise S1 rinata in chiave restomod
Scopri la nuova Analogue Automotive VHPK, restomod Lotus Elise S1: 600 kg, 250 CV, guida centrale e solo 35 esemplari per il 30° anniversario della sportiva.

Nel mondo delle auto sportive d’alta scuola, dove ogni dettaglio fa la differenza tra l’ordinario e l’eccezionale, c’è chi osa riscrivere le regole con passione, competenza e una buona dose di audacia. È il caso di Analogue Automotive, un nome che negli ultimi anni si è fatto largo tra gli appassionati grazie a progetti che sanno coniugare il rispetto per la tradizione con un’interpretazione contemporanea, quasi filologica, del concetto di restauro evolutivo. L’ultima creazione, la VHPK, è la dimostrazione plastica di come la reinterpretazione di un’icona possa diventare qualcosa di più di un semplice omaggio: una vera e propria dichiarazione d’intenti, una lettera d’amore all’essenza pura della guida.

La base di partenza è una delle leggende più amate dagli intenditori, la Lotus Elise S1, ma dimenticatevi la nostalgia fine a sé stessa. Qui il passato si fonde con il futuro, grazie a un processo di restomod che va ben oltre la semplice modernizzazione. Il risultato? Una vettura che pesa appena 600 kg, capace di erogare oltre 250 CV e vantare un rapporto peso/potenza superiore a 400 CV per tonnellata. Numeri che, da soli, bastano a far intuire la stoffa di questa fuoriserie, ma che raccontano solo una parte della storia.

A rendere unica la VHPK è soprattutto l’ossessiva ricerca della leggerezza, un mantra che ha guidato ogni scelta progettuale. La carrozzeria è realizzata interamente in fibra di carbonio, materiale nobile e leggerissimo, che non solo abbassa drasticamente la massa complessiva ma contribuisce a irrigidire la struttura, regalando precisione e reattività di guida degne di una vera sportiva da pista. L’abitacolo, essenziale e senza fronzoli, è un inno alla funzionalità: materiali ultraleggeri, superfici ridotte all’osso, ma con tocchi di classe e una cura quasi maniacale per i dettagli. L’impianto frenante, dotato di dischi carboceramici, non solo garantisce una potenza di arresto di livello superiore, ma riduce le masse non sospese, con effetti tangibili sulla dinamica del veicolo.

Il cuore pulsante di questa opera d’arte su quattro ruote è il leggendario Rover K Series, qui però completamente rivisitato. Non si tratta di un semplice restauro: il motore è stato smontato e ricostruito da zero, con componenti billet e forgiati, e un aumento di cilindrata che consente di raggiungere prestazioni da autentica supercar moderna, pur mantenendo un carattere che strizza l’occhio alle origini britanniche della vettura. La sensazione, una volta al volante, è quella di guidare una macchina fuori dal tempo, capace di regalare emozioni autentiche e immediate, come solo le grandi classiche sanno fare.

Ma la vera chicca, quella che fa della VHPK un unicum nel panorama dei restomod, è la posizione di guida centrale. Una soluzione tecnica che richiama le gloriose vetture del campionato Autobytel Lotus dei primi anni Duemila e che, in questa interpretazione, offre al pilota una percezione della strada senza precedenti. L’esperienza di guida diventa totalizzante, quasi viscerale: ogni input, ogni variazione di traiettoria, ogni accelerazione viene percepita in modo diretto, senza filtri, con una connessione uomo-macchina che oggi poche auto sanno offrire.

Gli interni, rigorosamente minimalisti, combinano elementi racing – come i sedili a guscio e la strumentazione digitale – con finiture di pregio, a testimonianza di una filosofia progettuale che non rinuncia mai all’eleganza, anche quando l’obiettivo primario resta la prestazione. Tutto è studiato per offrire un’esperienza analogica, autentica, ma senza rinunciare alla sicurezza e all’affidabilità che la tecnologia moderna può garantire.

Non sorprende, dunque, che la produzione sia limitata a soli 35 esemplari, con un prezzo che supera abbondantemente la soglia delle sei cifre. Un’auto pensata per collezionisti esigenti, per chi cerca qualcosa di più di un semplice status symbol: un oggetto di culto, destinato a entrare nell’olimpo delle auto sportive contemporanee. Le prenotazioni apriranno nel corso del prossimo anno, ma l’interesse è già alle stelle: segno che il fascino delle sportive classiche, quando viene reinterpretato con rispetto e competenza, esercita ancora oggi un’attrazione irresistibile.

La VHPK di Analogue Automotive si inserisce così in una tendenza sempre più diffusa: quella di valorizzare le qualità intrinseche delle grandi auto del passato, aggiornandole con tecnologie d’avanguardia e materiali come la fibra di carbonio, per offrire il meglio dei due mondi. Un ponte ideale tra passato e futuro, dove il piacere della guida analogica non è mai stato così attuale e desiderabile.

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