Giulia prima, Stelvio dopo? Tutti i retroscena del ribaltone Alfa Romeo
Il mondo dell’automobile è in fermento, e questa volta il palcoscenico è tutto per Alfa Romeo, protagonista di una vera e propria rivoluzione strategica che rischia di lasciare il segno nel futuro del marchio. I piani per le nuove Giulia e Stelvio subiscono infatti una brusca frenata, con un slittamento delle tempistiche che si traduce in ritardi ben più consistenti di quanto previsto inizialmente. Un cambio di rotta che non si limita a una semplice posticipazione, ma che va a riscrivere completamente le regole del gioco, tra ritorni alle motorizzazioni termiche e riorganizzazioni industriali che investono il cuore pulsante della produzione, ovvero lo stabilimento di Cassino.
Il colpo di scena arriva quando ormai tutto sembrava apparecchiato per una rapida transizione verso l’elettrico: dopo aver sbandierato la volontà di voltare pagina e abbracciare senza indugi la mobilità a zero emissioni, Alfa Romeo fa marcia indietro e rimette in gioco i propulsori a combustione interna per le sue due icone, Giulia e Stelvio. Una scelta che spiazza, ma che non arriva certo per caso: il mercato, si sa, detta legge, e la domanda di vetture tradizionali resta tutt’altro che marginale in diversi Paesi europei e mercati extra-UE.
Le conseguenze di questa decisione sono tutt’altro che trascurabili. Gli ingegneri sono chiamati a rivedere da cima a fondo il progetto delle nuove berline e SUV, con una serie di interventi che vanno ben oltre il semplice adattamento tecnico. Si parla di un’architettura del pianale completamente rivista, di una riorganizzazione profonda degli impianti produttivi e, non ultimo, di una nuova partita di omologazioni e catene di fornitura da mettere in piedi. Un domino di modifiche che ha finito per rallentare pesantemente la tabella di marcia.
Così, la presentazione ufficiale delle nuove Giulia e Stelvio slitta a non prima del 2027, con la produzione che rischia di vedere la luce soltanto a metà 2028, proprio nello stabilimento di Cassino. Un tempismo che non lascia indifferenti né gli addetti ai lavori né gli appassionati del marchio, da sempre abituati a un certo dinamismo nella proposta di nuovi modelli. Eppure, la scelta di affiancare versioni elettriche e motorizzazioni termiche sembra dettata da un sano realismo, soprattutto in un contesto in cui la transizione energetica si sta rivelando più lenta e complessa del previsto.
Dal punto di vista commerciale, la strategia adottata da Alfa Romeo si presenta come una sorta di “doppio binario”, un compromesso tra innovazione e tradizione che punta a non lasciare indietro nessuno. Da una parte si guarda al futuro con le versioni elettriche, dall’altra si strizza l’occhio a quella fetta di clientela che ancora non è pronta a rinunciare al piacere di guida garantito dalle motorizzazioni termiche. Un equilibrio delicato, che potrebbe rivelarsi vincente per mantenere le quote di mercato nei segmenti più competitivi.
Non mancano però le voci critiche: alcuni analisti leggono questi ritardi come un segnale di incertezza, un tentennamento che rischia di offuscare l’immagine di un marchio storicamente sinonimo di audacia e innovazione. Altri, invece, difendono la prudenza della casa del Biscione, sottolineando come l’incertezza sui tempi della transizione energetica renda necessaria una certa flessibilità nelle strategie industriali.
Nel frattempo, si rincorrono indiscrezioni su un possibile cambio nell’ordine di lancio: la nuova Giulia potrebbe vedere la luce prima della Stelvio, ribaltando i piani originari e aggiungendo un ulteriore elemento di suspense in una vicenda già ricca di colpi di scena. Ma il rilancio di Alfa Romeo non si ferma qui: nel cassetto ci sono altri modelli pronti a scendere in campo, dalla futura ammiraglia di segmento E all’erede della Tonale, senza dimenticare il nuovo SUV compatto che dovrebbe posizionarsi tra Junior e Tonale, un tassello fondamentale per presidiare i segmenti più vivaci del mercato.
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