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Addio a Andrea De Adamich, icona dei motori tra Alfa Romeo e Formula 1

Di Fabrizio Gimena
Pubblicato il 5 nov 2025
Addio a Andrea De Adamich, icona dei motori tra Alfa Romeo e Formula 1
Andrea De Adamich: dalle vittorie con Alfa Romeo e le stagioni in F1 al grave incidente del 1973, la carriera TV e il Centro Guida Sicura.

C’è chi vive una sola vita, e chi – come Andrea De Adamich – ne attraversa almeno due, sempre al massimo dei giri. Una storia, la sua, che parte dalla Trieste di fine guerra e si snoda lungo sessant’anni di motori, televisioni e curve affrontate di traverso, con quella miscela di passione e rigore che solo i grandi sanno trasformare in eredità. La notizia della sua scomparsa, avvenuta a Milano il 5 novembre 2025, ha lasciato un vuoto nel cuore degli appassionati e un segno indelebile nell’universo dell’automobilismo italiano.

Andrea De Adamich nasce nel 1941, e già il destino sembra avergli assegnato il ruolo di protagonista. Cresce in un’Italia che corre verso il futuro e, a ventun anni, si lancia nel mondo delle corse. Nel 1965 vince il Campionato Italiano di Formula 3, aprendo la porta alla leggendaria Alfa Romeo. Qui inizia la parabola di un pilota che sa unire talento e metodo, qualità che gli permettono di conquistare il Campionato Europeo Turismo nel 1966 e 1967. Il legame con la casa del Biscione non è solo professionale: è una passione che diventa cifra stilistica, tanto che ogni apparizione di De Adamich sembra sempre una dichiarazione d’amore per l’ingegneria italiana.

Il salto in Formula 1 arriva nel 1968, ed è il palcoscenico perfetto per il pilota triestino. Difende i colori di scuderie storiche, tra cui Ferrari, McLaren, March, Surtees e, soprattutto, Brabham. Proprio con la Brabham, nel Gran Premio di Gran Bretagna 1973, la sua carriera subisce una brusca frenata: un incidente drammatico, fratture multiple agli arti inferiori, e la corsa si interrompe. Ma la vera tempra di De Adamich si vede nella reazione: la passione non si spegne, si trasforma. Da quell’abitacolo si esce forse più lenti, ma sicuramente più consapevoli che la velocità non è tutto, e che l’esperienza può diventare patrimonio per gli altri.

E così nasce la “seconda vita” di De Adamich, quella davanti alle telecamere. Nel 1982 approda a Grand Prix su Italia 1, programma che diventa il punto di riferimento per chi vuole capire davvero cosa succede nel mondo delle corse. La sua voce, autorevole e mai sopra le righe, accompagna gli italiani tra i segreti dei circuiti, raccontando con competenza e passione i Gran Premi di Formula 1 per Fininvest negli anni Novanta, per poi passare alle emozioni delle due ruote nel Motomondiale. Un modo di comunicare diretto, sempre sul pezzo, capace di far sentire ogni spettatore seduto al muretto dei box.

Ma il contributo più duraturo di De Adamich al mondo dei motori arriva nel 1991, quando fonda il Centro Internazionale Guida Sicura a Varano de’ Melegari, in collaborazione con Alfa Romeo. Una struttura all’avanguardia, dove la teoria si fa pratica e la sicurezza diventa stile di vita. Qui migliaia di automobilisti, ogni anno, imparano a domare le potenze e a gestire l’imprevisto, spesso al volante di una Giulia Quadrifoglio, simbolo della tradizione sportiva italiana e laboratorio su quattro ruote per la formazione responsabile. Il centro non è solo una scuola: è un luogo dove la cultura della sicurezza prende forma concreta, un vero laboratorio di innovazione per chi vuole fare della strada un luogo meno pericoloso e più consapevole.

Non si può parlare di De Adamich senza menzionare la sua straordinaria collezione auto, frutto di una passione che non si è mai affievolita. Ferrari, Maserati, Alfa Romeo: ogni esemplare racconta una storia, ogni restauro è un atto d’amore verso un passato che non vuole essere dimenticato. In questa collezione, ogni dettaglio è curato con la stessa meticolosità che il pilota riservava alle sue traiettorie in pista, perché la bellezza di un’auto d’epoca è fatta di memoria e tecnica, ma anche di emozione pura.

Il riconoscimento più prestigioso arriva nel 2022, quando De Adamich viene insignito del titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, un’onorificenza che suggella una carriera vissuta all’insegna dell’eccellenza e dell’impegno sociale. Ma il vero lascito di Andrea De Adamich è nella sua capacità di trasformare la propria esperienza in un servizio per la comunità: un pilota che ha saputo essere maestro, un comunicatore che ha reso accessibile il mondo delle corse a tutti, un innovatore che ha cambiato il modo di intendere la sicurezza stradale.

Oggi il suo esempio continua a vivere, non solo nei ricordi di chi lo ha conosciuto, ma anche nella quotidianità di chi guida con maggiore consapevolezza. La sua storia ci insegna che la vera velocità non è quella che si misura in chilometri orari, ma quella con cui si riesce a trasmettere un messaggio, a cambiare una mentalità, a lasciare un segno che resta. In un mondo che corre sempre più in fretta, l’eredità di De Adamich è un invito a rallentare, a riflettere e a scegliere la strada della passione intelligente, quella che unisce il cuore e la testa, la memoria e l’innovazione.

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