Fidarsi è bene, distrarsi è umano: i lati oscuri degli ADAS
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Quando si parla di ADAS, ovvero i sistemi di assistenza alla guida di ultima generazione, il primo pensiero corre subito alla sicurezza stradale: radar, sensori e telecamere che vegliano silenziosi su ogni nostro spostamento, pronti a intervenire in caso di distrazione. Ma la realtà, come spesso accade nel mondo dell’automotive, è fatta di sfumature, di dettagli che fanno la differenza e di paradossi che meritano di essere raccontati senza veli. Un recente studio internazionale, pubblicato su Production and Operations Management, ha infatti acceso i riflettori su un fenomeno che potrebbe far storcere il naso anche ai più ottimisti tra gli ingegneri: i sistemi di assistenza alla guida non sono tutti uguali e, anzi, possono talvolta trasformarsi in un’arma a doppio taglio per il comportamento alla guida degli automobilisti.
I numeri parlano chiaro e, come spesso accade, non lasciano spazio a interpretazioni romantiche: oltre 195.000 veicoli analizzati, un 5% di eccessi di velocità in più, un 6% di frenate brusche aggiuntive, ma anche una riduzione degli incidenti che arriva a sfiorare il 19%. Insomma, il quadro che emerge è quello di una tecnologia che, se da un lato contribuisce in modo tangibile a rendere le nostre strade più sicure, dall’altro può generare effetti collaterali inattesi. Non è un caso che i ricercatori abbiano puntato la lente proprio su due categorie di dispositivi: quelli che si affidano agli avvisi urgenti e acustici, come il Forward Collision Warning e il Lane Departure Warning, e quelli che invece privilegiano i segnali informativi di tipo visivo, come il celebre Blind Spot Detection.
Il risultato? Chi utilizza prevalentemente sistemi basati su avvisi urgenti sembra essere più incline a premere sull’acceleratore e a frenare con decisione, quasi a voler sfidare la sorte contando sulla “rete di sicurezza” fornita dall’elettronica di bordo. Un atteggiamento che, se vogliamo, ricorda quello di chi attraversa una strada trafficata contando sul fatto che il semaforo sia verde: un eccesso di fiducia che può tradursi in una minore attenzione, in comportamenti più rischiosi e, in ultima analisi, in una riduzione della consapevolezza al volante. Non è un caso che, tra i conducenti dotati esclusivamente di Forward Collision Warning e Lane Departure Warning, si registrino valori più elevati di velocità e di frenate improvvise rispetto a chi guida senza alcun tipo di supporto tecnologico.
Al contrario, i dispositivi che puntano tutto sui segnali informativi visivi – basti pensare al Blind Spot Detection – sembrano favorire un approccio più prudente e riflessivo. Qui la differenza la fa la psicologia: un allarme sonoro, improvviso e invasivo, scatena una reazione automatica, quasi istintiva, mentre un segnale visivo invita il conducente a valutare la situazione, a prendere una decisione consapevole. Non è un dettaglio da poco: secondo i dati dello studio, chi utilizza sistemi come il Blind Spot Detection riduce del 9% gli eccessi di velocità e quasi del 7% le frenate improvvise, a testimonianza di una maggiore attenzione e di una guida più responsabile.
Interessante anche la variabile di genere, spesso trascurata ma qui decisiva: le donne risultano meno influenzabili dagli avvisi urgenti acustici e più ricettive ai segnali informativi visivi, segno che la percezione del rischio e la risposta agli stimoli tecnologici non sono uguali per tutti. Un dettaglio che dovrebbe far riflettere chi progetta le interfacce di bordo e che apre la strada a una personalizzazione sempre più spinta dei sistemi di assistenza.
Ma la domanda che sorge spontanea è: vale davvero la pena puntare tutto sulla tecnologia, se questa può indurre comportamenti potenzialmente rischiosi? I ricercatori, prudenti ma non troppo, suggeriscono ai costruttori di rivedere l’utilizzo degli allarmi invasivi, privilegiando soluzioni che sappiano bilanciare efficacia e rispetto del fattore umano. Perché, alla fine, la sicurezza stradale non è solo una questione di sensori e algoritmi, ma di equilibrio tra innovazione e consapevolezza.
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