Toyota iQ: test drive

Francesco Giorgi
11 Febbraio 2009
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Toyota iQ: test drive

Provata la nuova micro quattro posti della Casa giapponese: divertente ed agile in città, la iQ è pronta per le strade italiane

Provata la nuova micro quattro posti della Casa giapponese: divertente ed agile in città, la iQ è pronta per le strade italiane

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Simpatica e furba, nata per farsi strada nel traffico. Il traffico della città alle prime ore del mattino, l’aria laboriosa che si respira nelle vie del centro. Il fermati-riparti ai semafori e agli stop, le continue soste, il tempo per fare la spesa. Altro che circuito, questo è il terreno ideale per farsi un’idea di come va la Toyota iQ, la neonata “quattro posti” della Casa giapponese ideata, progettata e realizzata con uno specifico intento: fare concorrenza alla Smart. Riuscirà nell’intento la “micro” nipponica? Questo test drive nasce anche per questo: per scoprire, se ce ne sono, gli elementi che differenziano la iQ dalla vettura di riferimento nel settore delle piccole da città, la smart, appunto.

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Sono sufficienti poche occhiate per rendersi conto che il progetto iQ è destinato a fare strada. E questa convinzione nasce dal fatto che siamo di fronte ad una vettura “ibrida” nella sua concezione: un’auto che presenta soluzioni da classe A, caratteristiche da classe B e dimensioni da classe C. Insomma, un cocktail che può piacere. Ben salda su quattro “zampe” da 175/15 la iQ attende nel piazzale di un concessionario. Bianca perlata, la versione in prova è la Multidrive, dotata di cambio automatico.

Una soluzione che, a qualcuno, potrà sembrare sconcertante, ma non c’è da preoccuparsi: è sorprendente la rapidità con la quale si prenderà la mano alla guida senza la frizione. Prima cosa: si cerca la ruota di scorta. Ah, già: non c’è, come nella smart. Inevitabile, in questi primi approcci il confronto con la più datata “micro” tedesca è spontaneo. Al suo posto, c’è un kit per il gonfiaggio delle ruote, sistemato nella paratia-bagagliaio, ma non chiamiamola così, misura 32 litri; il bagagliaio vero e proprio c’è… abbassando il divanetto posteriore, abbattibile in due parti.

Le portiere sono ampie ed entrati, si nota con piacere che l’escursione dei sedili è notevole (almeno 20 cm). Le dimensioni del conducente (186 cm) sono l’ideale per rendersi conto che “piccolo è bello”: come appaiono lontani i tempi nei quali la guida di una utilitaria era condizionata dalla statura del guidatore! Ciò che fa sollevare qualche riserva, è che, per i guidatori alti, la posizione del sedile andrà molto arretrata, e questo incide sulla possibilità di ospitare una persona sul sedile posteriore. Ovviamente, questo concetto riveste minore importanza per il passeggero di destra: per brevi tragitti, un adulto può anche sedersi dietro.

L’aspetto che fa più piacere, è che, nemmeno ad essere alti come giocatori di basket, si toccherà la testa sull’imperiale: l’abitacolo è molto alto. Ciò che piace meno, e qui passiamo alle dolenti note, è l’illuminazione dell’abitacolo: lo spot che si vorrebbe diffondere all’interno è poco potente, ne servirebbe uno più ampio.

Su strada

Su strada

Piano piano, per impratichirsi del cambio automatico a variazione continua, percorriamo le prime centinaia di metri con la iQ. Poco da dire sulla visibilità all’esterno: un’auto lunga 2,98 metri e dalla superficie vetrata molto ampia permette una visione circostante davvero notevole. Sembra… di camminare a piedi, si ha l’impressione di essere come dei bambini in un mondo tutto di adulti, rappresentati, in questo, dai… papà chiusi nelle loro berline più e meno grandi.

Attenzione, perché sentirsi dispettosi è un attimo! Il pensiero di lasciarsi dietro, ai semafori, auto grosse e potenti e far restare con un palmo di naso ignari automobilisti, con questo giocattolino di vettura, è frequente. Il cambio, che sulle prime aveva fatto sollevare mentalmente qualche perplessità (è nota l’istintiva avversione degli italiani nei confronti dell’automatico), diventa un simpatico amico: innestata la marcia in posizione “D” (Drive, ovvero in marcia), fa tutto da solo. E senza “bottarelle” ammazza cervice: la progressione è fluida, ovattata, senza il minimo scossone. Per il povero piede sinistro, non c’è altro da fare se non appoggiarsi inerme sul piccolo poggiapiede ricavato dietro la ruota anteriore.

Sotto al grande tachimetro (e a fianco del minuscolo contagiri e apprezziamo che questo prezioso accessorio sia presente!), una spia luminosa con su scritto “Eco” avverte che si sta guidando in modalità risparmiosa, vale a dire: partenze progressive e tranquille, minimo basso nelle soste, andatura generale in souplesse.

Ma è sufficiente, appena il traffico lo permette, inserire la leva in posizione “S” per far sì che la iQ abbandoni l’andatura un poco fiacca dei regimi medio-bassi per dare fondo ai suoi 68 CV. Se l’accelerazione non cambia, la differenza in ripresa si fa sentire. In ogni caso, circa 6,5 secondi per passare da 0 a 60 km/h non ci sembrano affatto un valore da disprezzare.

Manovre in scioltezza

Vediamo un po’ se ci passiamo”… Il semaforo rosso e le file di veicoli in attesa del verde rappresentano un’occasione troppo ghiotta per provare la capacità della iQ di infilarsi tra le vetture e guadagnare qualche posizione. Sì, sì, ce la fa! A dispetto della larghezza non certo “micro” (circa 1,70 m), la mini Toyota si inserisce con una certa facilità fra un’auto e l’altra.

Il parcheggio si rivela una delle specialità della piccola jap: con le sue quattro ruote sistemate agli angoli della vettura, il parabrezza ampio e il lunotto che sembra tocchi per terra, posteggiare è uno scherzo. La manovra di affiancamento-retromarcia-sterzata all’indietro viene effettuata in pochi secondi, mentre l’occhio del guidatore arriva a vedere esattamente il muso dell’auto parcheggiata dietro.

Beh, è naturale, per un’auto pensata apposta da non dare nessun intralcio nelle manovre. Proprio a voler cercare il più piccolo pelo nell’uovo, una riserva si può trovare nella visibilità laterale posteriore: la minuscola “seconda luce” non aiuta certo in manovra. Meglio, molto meglio, affidarsi al lunotto. Ma, ripetiamo, è un dettaglio. In fin dei conti, si può sempre fare affidamento sugli specchietti laterali, che sono ampi. Nessun problema nemmeno nelle inversioni a U: il raggio di sterzata è davvero basso (la scheda tecnica indica 3,9 metri), l’angolo di sterzata delle ruote anteriori è… quasi a 180°. Insomma, si direbbe che la iQ si giri su sé stessa. Una benedizione, soprattutto in alcune città e nel centro, dove spesso si guida su strade davvero anguste.

Capacità di carico niente male

Capacità di carico niente male

La Toyota iQ è una piccola vettura da città. Dunque, progettata per un utilizzo che deve tener conto delle esigenze quotidiane. Qualche commissione, la spesa al supermercato, sono i compiti ai quali è chiamata a provvedere.

Ecco, dunque, la “prova spesa”. Prova superata brillantemente: gli acquisti quotidiani vengono sistemati senza alcun problema sul divanetto posteriore. Di primo acchito non si può pensare alla spesa settimanale per una famiglia numerosa. Ma due sacchetti (pieni) e una cassa da sei bottiglie d’acqua ci stanno, eccome. E senza abbassare lo schienale dietro. Altrimenti, con questa soluzione, il piano di carico diventa di ben 242 litri. E, senza esagerare, la capacità di stivare gli acquisti diventa davvero notevole. Insomma: anche se si sta progettando un weekend fuori casa, la iQ può provvedere al meglio al carico dei borsoni.

In conclusione

Siamo di fronte ad un nuovo concetto dell’auto da città: le prestazioni, la maneggevolezza, gli allestimenti e l’abitabilità interna della iQ costituiscono un cocktail che rende la piccola Toyota una vettura ben utilizzabile in città e fuori dai centri urbani, per tragitti anche medi. Quattro adulti ci possono stare, sulle brevi distanze. Il cambio automatico è ben progettato, conferisce alla vettura una regolarità di marcia senza scossoni.

Il sistema di sospensioni “sente” la strada e la tenuta è molto buona. Qualche riserva per l’illuminazione interna (una lampada un po’ più potente sarebbe ben accetta) e, nel caso della versione automatica, si fa sentire la mancanza di un bracciolo per il guidatore. Si tratta, comunque, di peccati veniali.

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